Quattro - In pericolo

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Il respiro era irregolare, delle gocce di sudore scendevano lentamente lungo la fronte e il corpo non faceva altro che muoversi da una parte all'altra del letto — come se non riuscisse a trovare una posizione comoda in cui stare.
Le immagini che si erano create nella sua mente erano nitide, era di nuovo intrappolato in un corpo che non era il suo, in una mente che non gli apparteneva e in una persona che non era lui.

Il corpo serpentino si muoveva velocemente e mordeva a scatti ciò che gli si era parato davanti. Lo faceva senza pietà, senza nessun tipo di delicatezza, aveva solo lo scopo di uccidere. Tutto era offuscato intorno a lui, l'unica cosa che riuscì a vedere dopo attimi furono due occhi gelidi sofferenti e colmi di lacrime. Solo a quel punto Harry capì e aprì gli occhi di scatto interrompendo quell'incubo.
Si guardò per un breve momento intorno prima di uscire da sotto le coperte e affrettarsi a uscire dalla porta. Lo aveva riconosciuto. Erano bastati due occhi. Aveva capito. E non voleva che gli accadesse niente senza nemmeno saperne il motivo.

Appena aprì la porta della sua stanza, sentì dei passi dietro di lui. Ron.

«Non vai da nessuna parte da solo» gli disse. «Andiamo» e lo superò scendendo le scale e spronandolo a fare lo stesso.

Harry si fece un po' di coraggio e lo seguì. Non aveva idea di che significato avessero quegli incubi ma quella volta non aveva buone sensazioni. Ciò che aveva visto sembrava più che reale e gli occhi lucidi di quel ragazzo non potevano essere una finzione.
A passo veloce raggiunsero l'ufficio della McGranitt che appena li vide scattò in piedi pronta ad urlare loro quanto fossero stati sfacciati e irresponsabili a presentarsi lì ma Harry la precedette facendola irrigidire sul posto.

«Potter, Weasley-...»

«Professoressa» disse il corvino interrompendola. «Malfoy è in pericolo».

«E tu come-...»

«La prego mi creda. Non lo so come faccio, non me lo spiego. Ma so che Malfoy è in pericolo» ripetè senza dare nessun tipo di spiegazione. Infondo non ne aveva davvero e non c'era tempo da perdere in quel momento.

La donna non obbiettò. Velocemente raggiunse l'infermeria e i due decisero di seguirla per verificare se ciò che avesse visto il giovane fosse vero. E fu così.
Draco giaceva a terra, del sangue colava da alcune parti del suo corpo e il suo colorito era più pallido del solito. La McGranitt sgranò gli occhi.

«Poppy!» chiamò a gran voce Madama Chips la donna. «Oh santo cielo, Poppy!» la chiamò di nuovo uscendo dall'infermeria quasi correndo. Harry era lì, immobile, a guardare il corpo di Draco, e a chiedersi come avesse fatto a capire cosa fosse accaduto.

«Prendi delle bende» disse mentre andava verso il corpo del biondo. «Non possiamo aspettare ancora, sta perdendo troppo sangue».

«Ma che diavolo vuoi fare?!» sbottò il rosso guardandolo. «Ci penserà Madama Chips, non sai se basteranno delle semplici bende!»

«Dammi delle bende, Ron!» ripeté. «È sicuramente meglio che lasciarlo dissanguare».

Il rosso non obbiettò più. Prese delle bende da un cassetto e glie le porse anche se era evidente fosse contrariato. Era sempre di Malfoy che si stava parlando.
Il corvino si inginocchiò vicino al suo corpo e premette alcune di esse su una ferita aperta facendo in modo che il sangue potesse essere assorbito nella maniera più veloce possibile. Ogni minuto che passava, quel ragazzo diventava sempre più bianco.

«Oh per Morgana!» esclamò una voce alle loro spalle che riconobbero come quella di Madama Chips. Harry continuava a premere sulle ferite quanto più possibile mentre la donna di avvicinava allarmata con in mano una boccetta al cui interno c'era un medicinale dal colore violetto. «Chiama Severus, Minerva. Questi morsi non sono di un animale qualsiasi».

«Era un serpente» rispose Harry guardandole. «Non mi chiedete come lo so» precedette ciò che le donne stavano sicuramente per chiedergli.

«Chiama anche Albus, è necessario più aiuto possibile» stabilì poi la MediMaga e la McGranitt annuì sparendo da dietro quella porta. «Tienigli la testa Potter, dobbiamo fargli bere questo» disse mostrandogli la boccetta con all'interno quel liquido colorato. Il ragazzo annuì e fece come detto. Infondo non poteva fare nient'altro.

*
«Ciò che è successo non può essere ignorato, Harry» gli disse il Preside guardandolo da dietro i suoi occhiali a mezzaluna poggiati sul naso. Il corvino lo sapeva che quella volta non poteva lasciar correre. Non avrebbe voluto parlarne ma aveva salvato la vita di Draco. Se salvare una vita avrebbe comportato parlarne con qualcuno lo avrebbe fatto. Non avrebbe potuto tenerselo dentro ancora a lungo.

Il ragazzo sospirò. «Cosa mi sta succedendo?» chiese piano sperando di ricevere una risposta una volta per tutte ma così non fu.

«Non lo so, Harry» rispose scuotendo leggermente la testa Silente e quello portò Harry a sospirare di nuovo.

«È grave?» chiese poi riferendosi al biondo. Sperava fosse arrivato in tempo.

«Siamo intervenuti giusto in tempo, un altro morso e Draco sarebbe potuto morire» gli rispose e quello fermò completamente il cuore di Harry per un attimo. Stavano parlando di Malfoy e della sua vita eppure lui non riusciva a fare a meno di chiedersi come fosse possibile che gli interessasse così tanto se fino al giorno prima si erano presi a insulti.

«C'è un rimedio? Non riesco più a dormire» svagò poi il giovane.

«Parlerò con Severus, avrà la Pozione giusta per farti riposare un po'».

Harry sospirò di nuovo e si poggiò allo schienale della sedia buttando lo sguardo su ciò che lo circondava. Ron era al suo fianco e aveva ascoltato ogni singola cosa, sul suo viso era ferma un'espressione preoccupata e per un momento il corvino si chiese cosa stesse effettivamente pensando.
Aveva bisogno di conforto, di qualcuno che lo prendesse e lo abbracciasse con tutto l'affetto possibile ma il suo migliore amico non era mai stato eccezionale in questo. Erano due persone che si dimostravano affetto in altri modi e non abbracciandosi; quella fisica era decisamente Hermione che era sicuro si sarebbe precipitato ad abbracciarlo davanti ad una situazione del genere.
Quella ragazza conosceva Harry meglio di chiunque altro e sapeva quando fosse il caso di parlare e non avvicinarsi e quando invece era il caso di fare il contrario. Avevano imparato a conoscersi e non c'erano più dubbi su cosa pensasse, reagisse o dicesse l'altro.

Quel suo desiderio di avere Hermione accanto a sé però si realizzò all'improvviso. Una chioma riccia e castana svolazzò nel vento e il corpo della giovane correva senza sosta verso di loro. Immediatamente si buttò fra le braccia del corvino che la strinse a sé come non aveva mai fatto in vita sua. Era proprio ciò di cui aveva bisogno.

«Stai bene?» gli chiese la ragazza staccandosi leggermente per guardarlo, Harry annuì facendole un mezzo sorriso.

«Sì».

Hermione si staccò e spostò il suo sguardo su Ron che la stava guardando fermo nella sua posizione. Non disse nulla, semplicemente la fissò consapevole che quello era solo il suo migliore amico e non sarebbe mai potuto succedere niente.

Ad interrompere quel loro momento fu la McGranitt che uscì dall'infermeria e si diresse a passo lento verso i tre che la stavano guardando preoccupati. Quella donna gli aveva sempre incuto un po' di ansia a causa della sua grande autorità.

«È sveglio» annunciò guardandoli prima tutti e tre e poi spostando il suo sguardo su Harry che la stava fissando in attesa che continuasse quella frase, sapeva ci fosse altro. «E cerca te, Potter. Vuole parlarti».

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora