Venti - Hogwarts Express

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Draco non lo aveva più cercato.
L'estate era passata, Harry aveva lasciato il numero quattro di Privet Drive per raggiungere la Tana, il suo compleanno era passato da un pezzo, eppure di Draco non c'era traccia.

Harry aveva passato i giorni che passavano a chiedersi che fine avesse fatto, che cosa fosse successo. A circa metà estate, il corvino, stufo del suo silenzio, si era fatto coraggio e gli aveva inviato un gufo. Un gufo che non aveva mai ricevuto risposta. E da quel momento, si era preoccupato.
Aveva cominciato a preoccuparsi perché quel giorno di tre mesi prima Draco lo aveva preso, lo aveva fatto nascondere dietro la colonna più grande e gli aveva rubato un bacio che gli aveva tolto il fiato dai polmoni. Gli aveva promesso che sarebbe andato tutto bene, che si sarebbe fatto sentire. Eppure, di quelle promesse, era rimasta una vana nube che al primo soffio di vento era volata via.

Il sesto anno stava per cominciare, l'Hogwarts Express sarebbe partito dal binario nove e tre quarti alle undici in punto del primo settembre, e ora, in quel momento, Harry, Ron e Hermione si trovavano a Diagon Alley a ultimare gli acquisti primi della partenza. Ormai mancavano pochissimi giorni.

Appena arrivati, i tre — seguiti da Ginny Weasley — entrarono ai Tiri Vispi Weasley, il nuovo negozio aperto da Fred e George Weasley. Passarono lì una buona ora, Harry occupato a guardare tutto ciò che era esposto affiancato da Ron, il suo migliore amico, e Hermione e Ginny occupate a guardare e studiarsi i vari filtri d'amore.
Poi, dopo attimi infiniti, uscirono. Diagon Alley era ormai deserta, l'attacco dei Mangiamorte l'aveva resa vuota e spoglia: le vetrine dei negozi erano ridotte in frantumi e i negozi stessi messi sottosopra, nemmeno un lampione illuminava quelle strade. C'erano solo due figure che, una affianco all'altra e in totale silenzio e discrezione, si stavano infilando in un vialetto dove all'inizio c'era un cartello ben visibile: "Notturn Alley".

«Ehi Harry. Sbaglio o Draco e mammina hanno l'aria di due persone che non vogliono essere seguite?» disse Ron che fu il primo ad avvistarli. Harry girò la testa velocemente e fece appena in tempo a vedere una piccola parte dei capelli platino del ragazzo. Era lui. Doveva essere lui.

Senza dire una parola, il corvino iniziò a camminare verso quel vialetto attraversandolo con Ron e Hermione alla calcagna. Stranamente non dissero nulla, non obiettarono, semplicemente lo seguirono.
Il Serpeverde entrò da Borgin & Burke e Harry lo vide. Si arrampicò su un tetto per avere una migliore visuale e notò che in dosso aveva un completo nero composto da giacca e cravatta, i capelli erano messi di lato ma con gelatina sufficiente a far arrivare l'odore estenuante sotto le narici del corvino. Si era alzato, parecchio, ma ciò che notò di più fu la sua magrezza. Si era dimagrito, più di quanto non lo fosse mai stato, e quello fu l'ennesimo elemento che fece salire la preoccupazione fino alla gola al corvino.

Lo osservò accarezzare un armadio alto, ad un'anta e completamente nero, sembrava catturato da ciò che stava guardando. Ma cosa ci faceva a Notturn Alley? Perché era entrato da Borgin & Burke — negozio per eccellenza per quanto riguarda la magia oscura? Che cosa era successo? Che aveva in mente?
Una consapevolezza si diramò nel suo petto, il cuore prese a battere fortemente e la testa girargli. Non poteva essere chi credeva. Draco non avrebbe mai accettato e i genitori non potevano essere così fuori di zucca per permettergli di fare una cosa come quella.

«Credete che sia un Mangiamorte?» chiese con un soffio. Non voleva nemmeno pensarci, non voleva nemmeno azzardarsi ad addossargli una cosa così grande ma non vedeva altra spiegazione.

«No» rispose prontamente la riccia. «Ha sedici anni, cosa dovrebbe mai volere Tu-Sai-Chi da uno come Malfoy?».

Il ragazzo sospirò e scese dal tetto. Quella mezza risposta lo consolò almeno in parte. Sperava che Hermione potesse avere ragione. Quanto più possibile.

*

L'Hogwarts Express era più affollato che mai. Harry, Ron e Hermione avevano fatto parecchia fatica a trovare uno scompartimento libero ma alla fine ci erano riusciti. Avevano ripreso a parlare di quello che avevano visto pochi giorni prima da Borgin & Burke ma i suoi due migliori amici erano sicuri che Draco non era un Mangiamorte, non sarebbe mai potuto diventarlo.

Harry, da quella conversazione, stette in silenzio e attese semplicemente l'arrivo a Hogwarts. Poco prima di arrivare, il corvino si alzò e si affacciò dal suo scompartimento notando che proprio a quello accanto al suo c'era Draco, Pansy Parkinson e Blaise Zabini. Era lì e aveva sul viso un'espressione corrucciata.

Il treno si fermò e Harry attese che tutti scendessero. Anche Draco aspettò e solo quando tutto il treno fu deserto il Grifondoro prese coraggio e lo raggiunse. Si sedette di fronte a lui, nel posto dove pochi istanti prima era seduto Blaise Zabini. Il biondo alzò lo sguardo e lo guardò attentamente.

«Ciao, Draco» parlò il corvino. «Sei vivo, allora».

Il ragazzo sospirò e buttò la testa sul sedile. «Se sono spiegazioni quelle che vuoi, Potter, non posso dartene semplicemente perché non ne ho» si mise subito sulla difensiva e Harry aggrottò le sopracciglia.

«Non ti ho chiesto spiegazioni e non ne voglio. Volevo solo dirti che un gufo per dirmi che non volevi più avere niente a che fare con me potevi mandarlo, così magari non avrei passato l'estate a preoccuparmi. No?».

«Ti sei preoccupato per me, Potter?» fece un mezzo sorriso divertito il biondo.

«Io mi preoccupo sempre per te, Malfoy» rispose. «Soprattutto se tre mesi prima mi avevi detto che non saresti sparito e puntualmente tre mesi dopo ti trovo da Borgin & Burke ad accarezzare armadi come se fossero gufi. Che diavolo sta succedendo?».

Draco serrò la mascella e i suoi occhi si ridussero a due fessure. Si alzò dal sedile e prese la sua ventiquattrore pronto ad andarsene. «Mi hai seguito».

«Sì, l'ho fatto» si alzò anche Harry e gli si piazzò davanti.

«Non avresti dovuto» ringhiò.

«Guardami negli occhi e dimmi che va tutto bene».

«Cosa?» aggrottò la fronte il Serpeverde. Gli sembrava assurdo quello che stava dicendo.

«Hai capito» disse duramente. «Fallo».

Seguirono attimi di silenzio. Attimi in cui Draco si avvicinò al corvino, posò la valigetta su un sedile e lo fissò dritto negli occhi. La schiena di Harry si era appiattita contro la parete del treno e ricambiava lo sguardo senza timore. E poi accadde tutto in un secondo. Draco lo baciò.

Non era un bacio tranquillo come il primo, no, questo era... aggressivo, fatto di lingue che si intrecciavano e salive che si mischiavano. Ogni qualvolta che il corvino provava a circondargli il collo con le braccia, il biondo glie le prendeva e glie le bloccava sopra la testa. Harry si sentiva su di giri. Dopo tutto quel tempo senza baciarlo, senza toccarlo, si era dimenticato come ci si sentisse. Draco era un uragano di emozioni e Harry ormai lo sapeva. E si sentiva sulle nuvole ogni volta.

Dopo attimi infiniti, il biondo si staccò e puntò le sue iridi ghiacciate in quelle smeraldo del corvino.

«Va tutto bene, Harry» sussurrò.

E Harry ci credette. Andava tutto bene.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora