Trenta - Amortentia

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I due lasciarono quella stanza solo nel pomeriggio inoltrato quando le lezioni erano finite da un pezzo e i loro amici si erano rintanati nelle loro Sale Comuni prima del banchetto serale. Non erano riusciti a farlo prima, troppo rapiti dal momento e dai numerosi baci che si sono dati nell'arco di tutte quelle ore.

Harry aveva fatto ritorno della Sala Comune cercando di nascondere più possibile la felicità che quella serata gli aveva dato, cercando di tenere a bada le labbra che continuavano a piegarsi in un enorme sorriso.

Hermione era andato verso di lui, si era messa le mani sui fianchi e lo aveva guardato con un'espressione che non ammetteva repliche. Voleva delle spiegazioni e sembrava anche volerle in modo istantaneo. Ron non aveva la più pallida idea di dove fosse, sperava rinchiuso in biblioteca o nel loro dormitorio perché se aveva intenzione di dare delle spiegazioni belle e buone alla sua migliore amica, di certo non si sentiva pronto a darle al suo migliore amico; era sicuro che non avrebbe retto il colpo.

Il corvino si grattò la nuca imbarazzato non avendo la più pallida idea di cosa dire e da dove iniziare. Non sapeva nemmeno se doveva dire qualcosa.

«Potevi almeno avvertire che saresti sparito!» lo rimproverò.

«Ehm... non lo sapevo. Pensavo sarei tornato».

La ragazza sospirò. «Ci siamo preoccuparti per te, Harry. Pensavamo ti avessero rapito».

Il ragazzo ridacchiò. «Esagerata. Sono sicuro che se avessero provato a farmi fuori lo avreste saputo».

«Con chi sei stato?»

«Con Draco».

«Non vi chiederò cosa avete fatto. Non lo voglio sapere» alzò le mani in segno di resa e distolse lo sguardo. Harry aggrottò le sopracciglia.

«Cosa avremo dovuto fare, Herm?»

«Harry, andiamo! Smettila di far finta che non lo sappia. So che state insieme!»

Harry arrossì improvvisamente e sgranò gli occhi. «I-Insieme? No Herm, aspetta. Noi non stiamo insieme».

Hermione roteò gli occhi al cielo. «Anche davanti all'evidenza neghi?»

«No, Hermione, sono serio. Noi... uhm, sì, insomma... ci vediamo in quel senso però non... non abbiamo mai parlato di questo».

La ragazza sgranò gli occhi. «E perché mai? Harry, cosa stai aspettando?»

Il ragazzo fece spallucce. «Non importa, Herm. Stiamo bene insieme, non abbiamo bisogno di parlarne».

«Ma almeno renderlo ufficiale!»

«Finché tutto questo casino con Voldemort non sarà finito, non credo proprio che si potrà rendere ufficiale qualcosa. Ci godiamo i momenti, nella nostra testa sappiamo che siamo occupati ma non ce lo diciamo, non c'è n'é bisogno».

Hermione sospirò e incrociò le braccia al petto. «Dimmi una cosa, Harry... sei felice?».

Harry annuì. «Come non lo sono mai stato in vita mia».

La riccia fece un piccolo sorriso e andò ad abbracciarlo. Harry, sorrise e lasciò che lo facesse.

Draco, al contrario, era rientrato in Sala Comune senza guardare in faccia nessuno. Pansy era seduta sul divano posto al centro della sala e lo osservava attentamente ma Draco non l'aveva degnata dello stesso sguardo. Era andato dritto lungo le scale e si era diretto nella sua stanza rinchiudendosi dentro fino all'inizio del Banchetto. I suoi amici non volevano parargli e lui si sarebbe adattato, avrebbe fatto in modo che non si avvicinassero più di così.
Quella notte era sempre più vicina e Draco doveva fare in modo di essere solo, completamente. Non doveva avere persone che si sarebbero preoccupate per lui, per nessun motivo al mondo. E se era riuscito ad allontanare i suoi amici anche se senza volerlo, adesso doveva capire come fare con Harry. Harry che non si sarebbe allontanato nemmeno se lo avesse supplicato. Doveva pensare e farlo in fretta, quanto più possibile.

*

La notte passò tranquilla e quando arrivò la mattina, Ron e Harry si svegliarono quasi nello stesso istante, pronti per buttarsi nel campo di Quidditch prima della partita finale: Harry aveva giurato che quell'anno avrebbero vinto la Coppa di Quidditch e così sarebbe stato. Mancava ormai poco a quella partita che avrebbe segnato le sorti della loro Casa, e quelle ultime settimane il corvino aveva segnato allenamenti di Quidditch a raffica e anche più volte al giorno. C'era stata un po' di resistenza da parte della squadra inizialmente ma poi tutti si resero conto che era la cosa migliore: se avessero vinto la Coppa di Quidditch, c'era una buona probabilità che vincessero anche quella delle Case. Dovevano vincere... ad ogni costo.

E gli allenamenti andarono bene, Harry era soddisfatto del bel lavoro che stavano facendo lui e la sua squadra e vedevano anche l'impegno che ci mettevano: quasi sembrava che ci tenessero più di lui.

«Harry» lo chiamò la voce di Ginny Weasley. Il ragazzo si girò. «Pensi avremo buone possibilità?»

«Non lo so. L'unica cosa che dobbiamo fare è continuare ad allenarci e metterci il massimo impegno. Solo così riusciremo ad ottenere qualcosa».

La squadra annuì e presto si dileguarono per andare a cambiarsi, le lezioni sarebbero iniziate da lì a poco. E la prima dei Grifondoro fu Pozioni, con Lumacorno che aveva già disposto calderoni su tutte le postazioni e sul viso aveva un enorme sorriso. Non sapeva cosa, ma a Harry non lo convinceva tutta quella felicità. Non più di quanto invece stava convincendo Hermione che sul viso aveva un sorriso che era il doppio di quello del professore. Così come lo avevano tutte le ragazze sia di Grifondoro che di Serpevedere.

Harry, fra tutti quegli occhi e quei sorrisi però, intercettò una sola persona che notò lo stesse già guardando. Draco aveva la testa bassa ma un piccolo sorriso gli decorava il volto, i suoi occhi erano limpidi e i capelli ben sistemati. Sembrava felice anche lui ma non per lo stesso motivo delle ragazze... per ben altro.

«Buongiorno a tutti voi, oggi come alcuni di voi avranno capito, faremo l'Amortentia, il filtro d'amore più potente del mondo. Vi prego di mischiarvi, di mettervi in coppia con un componente della Casa opposta alla vostra, e di procedere con la creazione della Pozione. Le istruzioni sono a pagina novantasette. Chi farà il filtro più potente, vincerà punti extra per ognuno delle due Case e... un po' di Felix Felicis. Imbocca al lupo» esordì Lumacorno facendo raggelare tutti sul posto tranne Harry e Draco che non ci pensarono un secondo in più a mettersi uno accanto all'altro.

La loro pozione fu la migliore. Lumacorno li premiò con cento punti a testa e gli diede una boccetta di Felix Felicis sempre a testa, proprio come aveva promesso. I due si ritrovarono a sorridere e a lanciarsi sguardi che agli occhi degli altri potevano non valere niente mentre per loro valevano tutto.
Si presero l'applauso della classe e del professore che ancora sorrideva soddisfatto e si fece una sorta di fila dietro il loro calderone: tutti volevano avvicinarsi per capire che odore avesse dal momento in cui variava per ognuno.

I due si misero dietro, in disparte e in silenzio si sorridevano perché se c'era una cosa che era rimasta segreta era stato quello che avevano sentito loro: menta, gel per capelli e legno di noce; vaniglia, legno di manico di scopa e cioccolato. Erano rispettivamente i profumi dell'altro e quello bastò a fargli capire più di quanto non avessero dovuto.

L'Amortentia gli faceva sentire i loro profumi e se fino a quel momento Harry e Draco avevano provato a trovare sempre delle scuse a quello che stavano vivendo da ormai mesi ora non c'era altra spiegazione da dare. Ora non esistevano scuse, non esisteva nulla. Esisteva solo quella stupida pozione che gli aveva dato le conferme di cui avevano bisogno.

E esistevano loro. Nient'altro.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora