Trentacinque - Coppa di Quidditch

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Alla fine Silente non gli aveva detto nulla di importante e l'aveva tenuto nel suo ufficio giusto il tempo di una chiacchierata amichevole. Non ne aveva capito il senso ma aveva lasciato che Silente parlasse e lo rassicurasse su cose che in quel momento per Harry non contavano nulla.
Non lo aveva nemmeno ascoltato e aveva risposto alle sue domande in automatico, come fosse un robot. L'unica cosa che voleva fare era uscire da quella stanza che iniziava a stargli stretta e rifugiarsi nel suo dormitorio. Non desiderava nient'altro.

Appena possibile, uscì dall'ufficio e camminò lungo i corridoi per ritornare nella sua Sala Comune. Ma una voce lo fece raggelare. Non seppe come ma la riconobbe subito nonostante l'avesse sentita una volta e quasi da lontano. Rabbrividì e si bloccò sui suoi stessi passi.

«Harry! Harry ti prego, fermo!» la voce era spezzata dal fiato corto e quando si ritrovò davanti a lui si prese qualche secondo per riprendere fiato.

Il corvino, nel frattempo, si era limitato ad osservarla senza dire una sola parola. Che diavolo voleva da lui? Chi ce l'aveva mandata? E perché aveva l'impressione che lo avesse cercato per tutto il Castello? Non sapeva che piani malefici avesse Draco in testa ma era sicuro che questo non avrebbe risolto un bel niente, al contrario, lo avrebbe solo peggiorato.

Appena la ragazza ebbe ripreso completamente fiato, puntò le sue iridi marroni in quelle spente di Harry e parlò.

«Innanzitutto... sono Astoria, se ti stessi chiedendo chi sono e -...».

«Lo so» rispose gelido il corvino. Quella conversazione nemmeno era iniziata e già poteva sentire le pareti del corridoio schiacciarlo.

La mora sospirò. «Bene» controbatté. «Senti, Harry, lo so che non mi crederai ma io non sapevo niente della vostra storia. Draco non me ne ha mai parlato, è sempre stato molto schivo su questo nonostante io glie l'avessi chiesto varie volte perché sospettavo qualcosa. Mi ha sempre rassicurato che fosse solo, che non avesse nessuno a ronzargli intorno, altrimenti Harry, ti giuro, se solo lo avessi saputo, non gli avrei mai permesso di spingersi a tanto. Mi dispiace, mi dispiace un sacco per ciò che accaduto e io lo so che, in un certo senso, è anche colpa mia e me ne prendo tutta la responsabilità necessaria ma se avessi potuto evitarlo, credimi... lo avrei fatto».

Harry sentì il suo cuore frantumarsi totalmente davanti a quelle parole. Draco le aveva detto davvero che non aveva nessuno? Che non c'era nessuno a occupargli i pensieri? A fargli stringere lo stomaco? Ad annullargli la mente?
Quella fu la conferma che gli servì: Harry non era contato nulla per Draco. La loro storia non aveva avuto importanza.

Il corvino annuì leggermente, le lacrime minacciavano di uscire di nuovo perché quelle confessioni lo avevano distrutto più di quanto già non lo avesse distrutto Draco. «Grazie» fu l'unica parola che gli uscì senza scoppiare. Doveva andarsene da lì e in fretta.

«Ci ho litigato, se vuoi saperlo» continuò. «Sono uscita di testa quando ho scoperto di voi. Ho passato la sera ad insultarlo... non siamo nemmeno venuti al Banchetto per quanto stavamo litigando».

«Non mi interessa, Astoria» rispose. «Per quanto mi riguarda, potete anche mettervi a scopare fino alla fine dei vostri giorni. Io non c'entro... non più almeno».

«Abbiamo chiuso. Io ho chiuso. Non mi fido più».

Harry avrebbe tanto voluto farsi una risata e dirle che non era lei quella che non avrebbe dovuto fidarsi più ma l'unica cosa che gli uscì fu un mezzo sorriso amaro.

«Tu, eh?» rispose tagliente. «Buonanotte, Astoria» la liquidò pronto ad andarsene ma la ragazza lo bloccò ancora.

«Se hai bisogno di qualcosa... qualsiasi cosa, sai dove trovarmi».

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora