Tre - Avvenimenti particolari

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Da quel giorno le punizioni con la Umbridge erano solo aumentate, Harry non faceva altro che risponderle male e la sua mano ne soffriva le conseguenze. Il problema era che, per quanto volesse riuscire a tenere la bocca chiusa, ogni volta non ci riusciva mai. Le sue parole, la sua voce, i suoi pensieri, lo irritavano come poche cose nella vita ed era sicuro che mai aveva ricevuto così tante punizioni in vita sua come quell'anno.

Poi un giorno, la McGranitt si era presa la briga di invitarlo nel suo ufficio e — solo dopo avergli offerto un biscotto — gli disse che fosse il caso di trattenere gli istinti e tenere a bada la lingua almeno fino alla fine delle vacanze di Natale, il tempo che quella donna-rospo sbollisse e dimenticasse in parte tutto ciò che il corvino gli aveva detto fino a quel momento. Era ora smettesse di rispondergli in quel modo se non voleva che le punizioni peggiorassero e purtroppo, per quanto quella donna la odiasse, non aveva abbastanza poteri per riuscire a farle fronte in maniera più seria di una litigata una volta ogni tanto.
Nessuno la sopportava e la maggior parte dei docenti passavano le giornate ad attaccarcisi ma ne uscivano sempre lesi e sconfitti tranne la McGranitt che se l'affrontava sempre con classe, eleganza, determinazione e sopratutto a testa alta. Non faceva nulla per nasconderle l'odio che provava nei suoi confronti.

Come se quella donna già non creasse abbastanza problemi, Harry non riusciva a smettere di entrare nel vivo degli incubi che faceva. Non riusciva a togliersi dalla testa quel maledetto giorno in cui aveva sognato la guardia del Ministero e il giorno dopo, magicamente, quella era morta. Il suo cuore si fermava se solo osava pensarci.
Sapeva che avrebbe dovuto prendere in mano la situazione e parlare con qualcuno, magari con Silente che sarebbe stato in grado di dargli una mano ma quest'ultimo sembrava essere troppo occupato per prestare attenzione al giovane che si trovava nel mezzo del periodo peggiore della sua vita.

Quella mattina fuori pioveva e grandi nuvole ricoprivano il cielo, tutto era grigio, spento, cupo e un po' lo era anche Harry che non era riuscito a dormire granché. Assonnato e con poche forze in corpo, riuscì a vestirsi e a raggiungere Hermione nel salotto insieme a Ron che a malapena si reggeva in piedi.

«Buongiorno, siete in anticipo» constatò la giovane guardandoli ed era vero, erano in anticipo di dieci minuti e non era mai capitato prima di allora.

«Non abituartici Herm» scherzò il corvino prendendo i suoi libri mentre il rosso fece un lungo sbadiglio che portò la riccia a roteare gli occhi al cielo. «Passiamo in Sala Grande a fare colazione?» chiese poi guardando i suoi due migliori amici che annuirono in risposta.

Uno affianco all'altro e immersi ancora nel loro stato di sonnolenza, raggiunsero la Sala Grande che notarono fosse già abbastanza piena. Le lezioni stavano per iniziare e probabilmente tutti avevano approfittato di quei dieci minuti per mangiare qualcosa.
Si sedettero nei primi posti liberi e si affrettarono a buttare giù qualcosa prima di dirigersi alla prima lezione della giornata: Pozioni. Piton. Harry avrebbe voluto morire.

*
«E questo è il bagno dei Prefetti» terminò la sua illustrazione un ragazzo del settimo anni che Harry era sicuro di non aver mai visto.

Per sua grande fortuna, durante la lezione di Piton, quel ragazzo irruppe nell'aula intenzionato a mostrare a tutti i nuovi Prefetti i comfort a cui avrebbero potuto accedere. Harry si era annoiato a morte ma era sicuramente meglio di fare lezione con Piton che avrebbe trovato qualsiasi scusa pur di togliergli almeno altri cinquanta punti per futili motivi.
I suoi occhi saettavano da una parte all'altra di quell'enorme stanza che aveva già visto una volta l'anno prima grazie a Cedric. Dentro quella vasca ci aveva aperto l'uovo dorato che gli aveva fatto scoprire in cosa sarebbe consistita la seconda prova del Torneo TreMaghi.

«Potter» si sentì chiamare il giovane da una voce che lo irritava quasi quanto quella della Umbridge. «Che faccia che hai, chissà quante te ne sei sbattute qui dentro». Risate. Risate e ancora risate.

Il corvino si girò verso di lui con la mascella serrata e lo incenerì con lo sguardo. «Sicuramente non più di quelle che puoi esserti sbattuto tu, Malfoy» ringhiò e il biondo fece un mezzo sorriso sghembo mentre lo guardava da capo a piedi e si mordeva il labbro.

«Non mi serve questo posto per conquistare una ragazza, Potter. È il fascino Malfoy... ma tu che ne vuoi sapere» lo derise e Harry roteò gli occhi al cielo. Lo odiava. Lo odiava a morte.

«Ragazzi insomma!» intervenne il ragazzo del settimo anno. «Non siamo nel mezzo di una competizione, smettetela» li riprese. «Uscite da qui, avete visto abbastanza per oggi» li invitò ad uscire e lo fecero. Obbedirono.

Una volta in corridoio nessuno si disse più nulla. Harry e Hermione tornarono nella loro Sala Comune e raggiunsero Ron che li stava aspettando nel salotto. Si sarebbero diretti insieme alla seconda lezione della giornata: quella della Umbridge.
Uno accanto all'altro raggiunsero l'aula e Ron si affrettò a prendere posto affianco a Harry: gli era necessario per farsi forza a vicenda e non perdere la pazienza nel giro di pochi secondi.

Quella donna non aspettò un secondo in più ad entrare in aula e ad iniziare la sua lezione. Tutto filò liscio per i primo venti minuti, Harry riuscì a non tirarle un libro in testa al solo udire la sua voce e Ron a mantenere alta la concentrazione nonostante la sua stanchezza non glie lo permettesse sempre.
E poi, inaspettatamente, nel mezzo della spiegazione, un tonfo riempì l'aula facendo zittire chiunque si trovasse lì in quel momento. Tutti si girarono verso il punto da dove era provenuto il rumore e gli occhi di Harry si sgranarono alla vista: Draco Malfoy era appena svenuto e lo aveva fatto nel bel mezzo della classe, davanti a tutti.

«Oh mio dio, Minerva!» urlò la donna-rospo uscendo dalla classe in cerca della McGranitt.

«Ma che diavolo avete da guardare?!» sbottò Pansy mentre si inginocchiava poco distante da lui. Alcuni si erano alzati e si erano posizionati intorno al corpo inerme di Draco mentre altri — tra cui Harry, Ron e Hermione — erano rimasti seduti cercando di metabolizzare ciò che era successo.

La McGranitt entrò nell'aula seguita da Silente in una velocità mai vista prima e si avvicinò a Draco.

«Uscite da qui. Tutti quanti» ordinò la donna invitando gli studenti ad uscire. «E non entrate a meno che non saremo noi a dirvelo» continuò.

Fuori da quell'aula tutto era confuso. Dei chiacchiericci si erano alzati intorno a loro ed erano talmente tanti che non avevano la minima idea di cosa stessero dicendo. La porta dell'aula era stata chiusa e Harry continuava a fissarla. Come era potuto succedere? Pochi istanti prima aveva fatto il giro del Castello con lui e altre persone e sembrava andasse tutto bene tanto da trovare anche la forza di prenderlo in giro. Si chiese perché fosse svenuto. Che cosa gli era potuto succedere. E tutto vorticava perché l'anno non era nemmeno iniziato e lui già aveva la mente colma di domande alle quali non sapeva dare nemmeno ad una la risposta.

E la cosa che ancora non sapeva era che quella notte la sua vita sarebbe cambiata radicalmente. Un solo incubo e l'inconsapevolezza che da quello non si sarebbe più potuto tornare indietro.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora