Cinque - Visite inaspettate

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Harry, dopo quelle parole, lanciò uno sguardo a Ron e Hermione che avevano un'espressione confusa dipinta sul volto. E li capiva perché era confuso anche lui.

Senza dire una sola parola si decise ad entrare nell'infermeria e a dirigersi verso il letto dove era steso Draco che stava guardando un punto indefinito della stanza.
I suoi occhi gelidi poi si spostarono su di lui e lo squadrò da capo a piedi prima di dire qualsiasi cosa.

«Ero convinto non saresti entrato, Potter» ironizzò e il corvino alzò gli occhi al cielo.

«Non sono orgoglioso come te Malfoy, non avevo motivi per non entrare» rispose mentre si sedeva su l'unica sedia presente in quella stanza.

Il biondo fece un mezzo sorriso divertito prima di continuare a parlare.

«Grazie» disse poi. «Non so come hai fatto e non voglio saperlo ma mi sento in dovere di ringraziarti. Se non te ne fossi accorto, probabilmente ora sarei morto».

Lo stava ringraziando. Per una volta Draco Malfoy aveva avuto la decenza di ringraziare Harry Potter per ciò che aveva fatto per lui. Il corvino voleva credere al fatto che non fosse reale perché tutto si sarebbe immaginato tranne un Draco che lo ringraziava. Pensava non fosse possibile nemmeno in un mondo parallelo.

«Non montarti la testa Malfoy, non ti ho salvato perché ci tengo a te» rispose derisorio e stavolta fu il turno del biondo di alzare gli occhi al cielo.

«Non mi sembra di aver detto questo» gli rispose scocciato. «Per una volta stai zitto e apprezza che ti ho ringraziato, non lo faccio tutti i giorni».

«Che gesto onorevole Malfoy, grazie... proprio non dovevi» lo prese in giro. «Mi segnerò questo giorno sul calendario, sia mai che dovesse riaccadere».

«Non riaccadrà Potter, non sperarci nemmeno. È successo una volta e basterà».

Harry scosse la testa divertito e si alzò dalla sedia per guardarlo. «Come stai?» svagò poi facendo alzare un sopracciglio a Draco. Da quando gli interessava?

«Sto meglio» rispose semplicemente non entrando troppo nel dettaglio.

«Allora riposati e cerca di non sforzarti troppo a fare l'egoista. È uno spreco di energie e vista la situazione, farei in modo di tenermele da conto. Ti servono».

«Grazie per il consiglio Potter, farò in modo di seguirlo quanto più possibile» utilizzò un tono divertito per prenderlo in giro.

«Mi hai ringraziato di nuovo» constatò Harry.

«Cosa? No, io-...»

«L'hai fatto e avevi appena detto di scordarmi che sarebbe riaccaduto» riprese ciò che gli aveva detto poco prima e Draco sospirò.

«Vattene da qui, Potter» gli indicò con lo sguardo l'uscita e Harry, divertito, si diresse verso la porta e uscì.

Pensò che da ferito, Draco non era poi così male.

*
La sera al Banchetto era tutto tranquillo, la Sala Grande era piena e tutti erano impegnati a gustare ciò che si trovava sul tavolo. Le prelibatezze erano tante e gli elfi facevano sempre un ottimo lavoro.

Harry era seduto accanto a Ginny e di fronte a sé erano seduti Ron e Hermione, il primo impegnato a rosicchiare la sua coscia di pollo mentre la seconda intenta a bere del succo di zucca. Ginny stava tagliando un pezzo di salsiccia mentre Harry girava e rigirava la forchetta fra l'uovo strapazzato. La sua mente non riusciva a smettere di pensare, ritornava sempre a quella sera e a quell'incubo che era ciò che aveva salvato Draco. Si chiese perché e come avesse fatto, sarebbe bastato un solo minuto in più e il biondo sarebbe morto. In quel caso Harry non sarebbe stato in grado di perdonarsi.

«La smetti di pensare?» lo risvegliò dai suoi pensieri Hermione. «Qui vogliamo tutti delle risposte ma se non arrivano non puoi smettere di vivere».

Hermione aveva ragione. Aveva così dannatamente ragione che il corvino sospirò pesantemente e si alzò da tavola per uscire prima possibile da lì. Tutta quella gente e quella confusione non facevano altro che fargli girare la testa, aveva bisogno di stare solo, di pensare in tranquillità e di cercare di capire cosa ci fosse che non andava quell'anno.
L'idea iniziale era quella di andare nella sua Sala Comune e chiudersi nel suo dormitorio ma quando realizzò dove le sue gambe lo avessero portato senza nemmeno che potesse rendersene conto, sospirò di nuovo e arreso, entrò. Era sicuramente meglio che stare solo nel suo dormitorio.

Due occhi grigi si posarono su di lui e Harry si sentì subito più tranquillo. La confusione della Sala Grande era ormai lontana e la sua testa ebbe la possibilità di rilassarsi e di prendere consapevolezza di tutto ciò che era accaduto fino a quel momento da quando era arrivato.

Draco lo guardò e si sedette a gambe incrociate sul letto, alzò un sopracciglio e chiuse il libro che stava leggendo poco prima che quel ragazzo dai capelli corvini entrasse da quella porta.

«Che ci fai qui, Potter?» chiese infatti e Harry sbuffò trovandosi in seria difficoltà. Non aveva la più pallida idea di cosa inventarsi e quindi optò per l'unica cosa possibile: la verità.

«Non lo so» rispose. «Avevo bisogno di stare lontano da tutta quella confusione e le mie gambe mi hanno portato qui. Ti disturbo?»

«Le tue gambe?» ripetè utilizzando un tono divertito. «Ti permetto di restare solo perché mi hai salvato la vita e il mio orgoglio non riesce a dirti di no».

Il ragazzo fece un mezzo sorriso divertito e si chiuse la porta alle spalle per raggiungere il letto del biondo. Si sedette sulla stessa sedia su cui si era seduto quella mattina e iniziò a giocare con le sue stesse mani non sapendo più che dire. Non sapeva nemmeno perché si trovasse lì.

«Hai intenzione di rimanere in silenzio ancora per molto?» gli chiese Draco dopo qualche minuto che nessuno dei due aveva parlato. Harry alzò lo sguardo verso di lui.

«Non so che dirti» ammise e il biondo roteò gli occhi al cielo.

«Senti, so che ti ho detto che non te l'avrei chiesto ma penso ti faccia bene parlarne. Come hai fatto a sapere che ero in pericolo?»

«Non lo so» rispose di nuovo. «Vorrei avere una risposta a questa domanda, vivrei meglio».

«L'hai sognato?», Harry annuì. «Ed è stata la prima volta?»

«Pochi giorni prima avevo fatto un altro incubo. Avevo sognato una guardia del Ministero che veniva attaccata da un serpente, lo stesso che ha attaccato te. Il giorno dopo è stata dichiarata la sua morte».

«Sei il serpente» disse Draco facendo scattare gli occhi di Harry su di lui. Aveva ragione, era il serpente. «Dovunque va' lui, ci sei tu. È come se ci fossi... collegato».

Il corvino si passò una mano fra i capelli scompigliati e sbuffò esausto. Non sapeva più che dire, che pensare e sopratutto, non aveva idea di come riuscire a gestire quella situazione. L'unica cosa che voleva era un po' di pace, voleva solo passare un anno tranquillo senza preoccupazioni o pensieri che fossero al di fuori delle materia da studiare per il giorno dopo. Voleva semplicemente vivere ma fino a quel momento non ce n'era stato il modo. Sembrava che il mondo ce l'avesse con lui.

«Tieni» un libro spuntò sotto i suoi occhi, un libro di Difesa Contro le Arti Oscure. «Leggi questo, ti chiarirà le idee».

Harry lo prese e notò fosse lo stesso che poco prima che entrasse stava proprio leggendo lui. «E tu? Non l'hai nemmeno finito».

«L'ho già letto due volte. È uno dei miei libri preferiti e so bene di cosa parla. Serve più a te che a me in questo momento».

«Grazie» gli disse dedicandogli un mezzo sorriso.

Quando ritornò in Sala Comune e si stese nel letto del suo dormitorio, iniziò a leggere quel libro ignaro del fatto che la mattina dopo si sarebbe svegliato prima del solito e che nella sua mente sarebbe balenata un'idea che non pensava sarebbe mai potuta saltargli in testa.

Quella mattina, Harry si presentò in infermeria con un sacchetto bianco fra le mani e un piccolo sorriso dipinto sul volto. Aveva appena portato la colazione a Draco che alla vista, semplicemente, sorrise.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora