Venticinque - In mani sbagliate

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Harry non lo fece.
Non chiese minimamente a Draco cosa stesse accadendo nella sua vita perché — come al solito — lui era stato molto bravo a dirottarlo su altro. La storia del suo nome, dell'ultima volta che aveva visto un'eclissi lunare, lo aveva completamente distratto dall'obiettivo perché Harry amava sentirlo parlare, lo avrebbe ascoltato per ore senza stancarsi mai. La sua voce era pura melodia per lui.

Quella notte passò serena, i due rimasero a parlare fino a notte fonda tra un bacio rubato e un altro e ad osservare la luna schiarirsi pian piano che le ore passavano. L'alba arrivò e fu in quel momento che i due dovettero staccarsi. E solo lì, Harry si ricordò del motivo per il quale aveva chiesto a Draco di vedersi. Ma era ancora stordito dalla bella serata che avevano passato e non ce la fece a chiedergli spiegazioni più dettagliate; si limitò a bloccarlo e a rassicurarlo come meglio aveva potuto.

«Draco» lo chiamò piano e il ragazzo si girò. «Io non so cosa stia succedendo nella tua vita, perché sì, so che sta succedendo qualcosa, ma ricordati sempre che io sono qui, che per nessun motivo al mondo ti lascerò solo e anche la cosa più terribile ti aiuterò ad affrontarla, la affronteremo insieme» gli occhi divennero lucidi e non poté fare a meno di lanciare una rapida occhiata al braccio sinistro coperto dalla giacca del completo nero. Rialzò gli occhi su di lui. «Quindi se hai qualcosa da dirmi, qualsiasi cosa, sono pronto ad ascoltarti e ad asciugarti le lacrime se necessario. Non sei più solo, Draco» si avvicinò a lui.

Il biondo fece un mezzo sorriso e gli passò il dorso della mano sulla guancia. «Grazie» sussurrò.

La conversazione terminò lì. I due si separarono e andarono ognuno nelle proprie Sale Comuni pronti a prepararsi per affrontare le lezioni. Harry, nonostante l'enorme stanchezza, si presentò nel suo dormitorio con un sorriso dipinto sul volto. Trovò Ron intento a vestirsi e quando lo vide, l'amico gli tirò un cuscino in viso facendolo quasi cadere all'indietro.

«Ron! Ma che fai?!» urlò.

«Sei un bastardo, Harry! Mi hai lasciato qui da solo a dormire! Sei sparito e senza avvertirmi!» lo sgridò.

«Hai ragione, ma non c'è bisogno di prendermi a cuscinate!» rispose lanciando il cuscino sul letto.

«Lo so che ho ragione. Ti ricordi o no che oggi abbiamo gli allenamenti di Quidditch? Li hai fissati tu!».

Cazzo. Gli allenamenti di Quidditch. Se n'era completamente dimenticato.

«S-Sì certo che mi ricordo! Dopo le lezioni, giusto?».

«Ma se l'hai fissato a quest'ora, prima delle lezioni!».

Harry sbiancò ma cercò di farlo notare meno possibile. «Ah sì! Hai ragione. Vado... uhm... a cambiarmi».

Ron scosse la testa divertito mentre osservava Harry rifugiarsi in bagno. Era pur sempre il suo migliore amico e non avrebbe mai potuto avercela con lui. Nemmeno se quest'ultimo si dimenticava gli allenamenti di Quidditch.

*

«Sei stato tutta la notte fuori, Draco» gli fece notare Pansy, la sua migliore amica.

«Lo so» rispose sedendosi sul divano al centro della Sala Comune accanto a lei.

«Tra poco iniziano le lezioni, vai a riposarti un po' almeno. Abbiamo Piton in prima ora, se ti vede anche un minimo stanco ti ucciderà, lo sai? Già ti guarda come se fossi già morto senza un motivo».

Draco roteò gli occhi al cielo. «Piton è esagerato, tutto qua» rispose semplicemente. «Piuttosto... sei stata invitata alla festa di Lumacorno?».

«No» scosse la testa. «Sembra che il prediletto sia stato solo Blaise di noi».

Il biondo sospirò. «Quest'odiosa selezione che sta facendo, è inutile. I miei voti sono peggiorati rispetto agli anni scorsi, è vero, ma meritavo di essere lì. Sono comunque alti rispetto alla media».

«Draco, sei il Re delle Pozioni, lo sappiamo tutti, ma Lumacorno non è Piton. Lo sai».

«Sì, ma è un Serpeverde. Dovrebbe stare dalla nostra parte e invece no! Sta dalla parte di Potter».

«Puoi evitare di chiamarlo per cognome con me, Draco» cantilenò la ragazza. «Lo so che sei stato con lui questa notte».

«Abbiamo parlato, tutto qua» borbottò in risposta.

«Non mi sembra di averti chiesto cosa avete fatto» fece un mezzo sorriso soddisfatto.

Draco non rispose. Non sapeva più che dire, non sapeva più come giustificare tutto quel casino che stava accadendo tra lui e Harry, quindi decise di fare la cosa migliore: dirottare l'argomento su altro.

«Pensi che dovrei dare una possibilità ad Astoria?».

Pansy alzò un sopracciglio curiosa di capire se il migliore amico fosse serio o no. «Stai con Potter, Draco. Che cosa c'entra Astoria?».

«Non sto con Potter» la fulminò con lo sguardo. «Siamo amici, nulla di più».

«A me non sembra proprio» controbatté. «E comunque, anche se volessi dare una possibilità ad Astoria, sappi che ce l'ha a morte con te. Se prima c'era l'ipotetica possibilità che fosse interessata a te, ora stai certo ti odia».

Il biondo sospirò di nuovo e pesantemente, si passò le mani sul viso. «Sono stato uno stronzo con lei, non mi ha fatto niente».

«Sì, lo sei stato. Ma Draco, ti prego, non fare casini. Se hai intenzione di farti un giretto con Astoria, lascia perdere Potter. Mettere due piedi in una scarpa non ha mai portato a nulla di buono».

«Ancora, Pansy? Non sto con Potter! Non gli devo niente!» sbottò.

«Smettila di dirmi cazzate. Puoi soggiogare Blaise e anche quel gargoyle di Theodore, ma non me. Tu stai bene con Potter e si vede lontano un miglio che c'è qualcosa tra voi».

«Smettila» si alzò dal divano tenendo gli occhi puntati nei suoi.

«No, non la smetto» scattò in piedi anche lei. «Perché non ti permetterò di farti scappare l'unica persona che riesce a farti stare bene in questo periodo. Non ti permetterò di farti mandare tutto a puttane per una stupida ragazzina capricciosa. Astoria non ti merita, Draco. È ora che tu lo capisca prima che sia troppo tardi».

«Ma tu che ne sai di quello che è meglio per me, eh? Non posso mandare avanti questo teatrino con Harry, perché adesso va tutto bene ma quando usciremo da qua? E se la cosa dovesse continuare? Cosa dirò ai miei genitori, a mio padre?» ringhiò. «"Ehi papà, lo sai sono gay e sono innamorato di Harry Potter! Ho intenzione di costruire una famiglia con lui e sparpagliare per il giardino tanti piccoli bambini. Ti piace l'idea?"» sciommiottò la voce del padre.

Pansy scosse la testa incrociando le braccia al petto. «È inutile che fai così. Lo so che non è questo che ti turba, lo so che cosa nascondi» gli disse e Draco improvvisamente si bloccò. «Ho letto una lettera che ti ha inviato tua madre. Sei diventato un Mangiamorte, Draco?» notò che gli occhi della ragazza erano diventati lucidi, colmi di lacrime e la voce tremava terribilmente.

Draco ci mise un po' a rispondere. Anche i suoi di occhi erano diventati lucidi e ora le labbra tremavano. Non voleva che lo scoprisse così. Da una stupida lettera.

«Pansy...» soffiò.

«Che cosa ti ha detto la testa? Quanto ti sei fatto Marchiare, cosa ti è passato per l'anticamera di quel cervello bacato che hai?» urlò. «Come hai potuto farti una cosa del genere?».

«Abbassa la voce, ti prego».

«Pensavo fossi diverso, sai» le scivolò una lacrima lungo la guancia. «Ho sempre pensato che non fossi come i tuoi genitori, come tuo padre. E invece guardati. Hai fatto esattamente ciò che ha fatto lui. Ti sei rovinato la vita».

«Tu non capisci...».

«No, hai ragione. Non capisco» rispose. «Ma sai, Draco, forse hai davvero ragione tu. Lascia che questo teatrino con Potter si distrugga, vai con Astoria e manda tutto all'aria. È lui a non meritarti. Non più, almeno, perché se solo lo scoprisse, se solo lo sapessi, lo distruggeresti» continuò con un filo di voce. «Completamente».

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora