Sette - A domani, Potter

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Il giorno tanto atteso dal biondo arrivò: uscì dall'infermeria ritornando alla sua vita di sempre. Quei giorni erano stati fin troppo lunghi e noiosi e ora sentiva di poter tornare finalmente a respirare.
I suoi genitori erano passati a trovarlo solo una volta nell'arco di quei tre giorni e a lui andava bene così: non aveva nessuna intenzione di passare troppo tempo con le persone che gli stavano organizzando la vita da quando era nato. Pansy invece era passata più spesso di quando Draco avesse immaginato e questo lo aveva reso felice, erano sempre stati particolarmente legati ma non si aspettava così tanta insistenza da parte sua. Si era preoccupata di passargli gli appunti delle lezioni e di portargli un libro una volta ogni tanto per occupare tutte quelle ore in solitudine.
E poi c'era stato Harry.

Harry era stato decisamente la sorpresa più sconvolgente di tutti: se non si aspettava che Pansy partecipasse così tanto alla sua ripresa, ancora meno se lo sarebbe aspettato da Harry Potter. Quel ragazzo avrebbe dovuto essere solo di passaggio, avrebbe solo dovuto fare la sua comparsa il primo giorno, chiedergli come stesse e scomparire ma non era successo minimamente solo questo. Aveva preso quel posto come il suo rifugio quando andava male qualcosa e Draco lo aveva sempre accolto volentieri perché non avrebbe mai pensato di doverlo ammettere ma gli piaceva parlare con lui, faceva staccare dalla realtà anche lui. E proprio per questo non sarebbe mai riuscito a tornare ad odiarlo, oltre ad avergli salvato la vita, gli aveva anche tenuto compagnia nei momenti in cui aveva tremendamente bisogno di qualcuno, e gli era grato per questo.

Raggiunse la Sala Comune e al suo rientro trovò Pansy che sorrise ampiamente quando lo vide. Gli andò incontro e lo abbracciò. Draco, felice, ricambiò.

«Sei riuscito a uscire da quel buco, finalmente. Qui ti aspettavamo tutti» sorrise staccandosi per guardarlo. Draco fece per rispondere ma la voce di Blaise lo fece bloccare.

«Serpeverde schifoso, finalmente!» allargò le braccia in modo teatrale e con un enorme sorriso dipinto sul viso, lo raggiunse dandogli una pacca amichevole sulla spalla.

«Ma guarda qui chi è tornato, Malfoy dei miei stivali» lo seguì a ruota Theodore che sorrise anche lui alla vista del biondo. Quest'ultimo non poté fare a meno che sorridere, si sentì avvolto da un calore famigliare, da affetto e da amore. Quelli erano i suoi amici e lo avevano aspettato lì finché non fosse arrivato. Non poté che esserne più felice.

«È bello vedervi, ragazzi» disse utilizzando un tono estremamente felice.

«Abbiamo organizzato una cosa per te» annunciò Pansy battendo allegramente le mani. Draco aggrottò le sopracciglia confuso.

«Attenta a come parli, Parkinson. Io semmai ho organizzato qualcosa per lui» precisò Theodore con ancora un sorriso sul viso. Stavolta emanava fierezza e orgoglio verso se stesso.

Draco improvvisamente capì e rise. «Nott, non avrai organizzato una festa in mio onore?»

«Certo che sì, Malfoy! È la cosa che mi riesce meglio» rise anche lui. «E niente cose in piccolo perché per il Signor Draco Malfoy le cose si fanno solo in grande» gli fece l'occhiolino. «Saranno invitate tutte le Case».

Il biondo sgranò gli occhi. «Tutte? Silente se ne accorgerà».

«Pff, Silente. È troppo impegnato a salvare il mondo per badare a noi» continuò Theodore.

«E che mi dici della Umbridge?»

«La Umbridge sarà nel suo bel lettino roseo e gattoso da un po'. Non ci sentirà nessuno. E poi non è mica la prima festa che diamo qui, perché tutte queste ansie?»

«La Umbridge è una dalla punizione facile. È meglio non rischiarsela troppo, Theo. Se ci becca finiamo dritti dritti nella sua stanza a farci martoriare la mano come ha fatto con Potter» si intromise Blaise appoggiando le paure di Draco.

«Oh andiamo ragazzi, sarà una cosa tranquilla. Vi state agitando per nulla!» cantilenò Theo cercando di convincerli.

«Tranquilla? Hai inviato tutta la scuola» fece un'espressione divertita Draco. Il castano sospirò arreso.

«Okay, ho capito. Rimandiamo le feste a quando la Umbridge sarà tornata a marcire nella sua tana?» chiese in modo retorico e sia Pansy, che Blaise e Draco ridacchiarono annuendo nel contempo.

«È meglio così. Evitiamo casini» rispose Blaise.

Andava di nuovo tutto bene.

*

Harry era impegnato a fare il tema di Pozioni per prestare attenzione a ciò che lo circondava. Sentiva solo Ron che continuava a lamentarsi della lunghezza del tema e Hermione che continuava a sfogliare libri su libri alla ricerca di informazioni di cui nemmeno il professor Piton era a conoscenza. Erano riuniti in biblioteca perché era proprio lì che riuscivano a fare i compiti in tranquillità, riuscivano a concentrarsi meglio grazie al silenzio che regnava sovrano.

«Hermione, mi fai copiare?» piagnucolò il rosso, la riccia invece roteò gli occhi al cielo esausta. Il corvino ridacchiò, non poteva evitarlo.

«Smettila Ronald. Guarda quanti libri ci sono dove copiare, perché lo vuoi fare da me?» rispose Hermione passandogli un manuale bello grande. Ron sgranò gli occhi.

«Non sfoglierò pagina per pagina quel coso. Nemmeno da morto» controbatté Ron.

«Allora puoi anche non consegnarlo, non ti farò copiare da me» rispose decisa a non mandare avanti quella conversazione.

Harry scosse la testa divertito davanti a quella scena, sapeva come sarebbe andata a finire: Hermione avrebbe fatto ancora un po' di resistenza fino a quando Ron non l'avrebbe convinta con qualche frase ad effetto. Andava sempre a finire così, ormai li conosceva fin troppo bene.

A distoglierlo da quei pensieri fu una voce che aveva imparato a conoscere fin troppo bene. Draco.

«Potter» lo chiamò e lui si girò.

«Malfoy» sorrise leggermente alzandosi per andargli incontro. «Quale buon vento ti porta qui?» inclinò la testa da un lato.

«Alexander mi manda per avvertire te e la Granger che domani sera si terrà un incontro con tutti i Prefetti. Sostiene ci siano delle regole da chiarire» annunciò e se per un primo momento Harry si chiese chi diavolo fosse Alexander, poi intuì che fosse il ragazzo che li aveva portati a visitare tutti i luoghi di Hogwarts riservati ai Prefetti. Annuì a quelle parole.

«Bene. Dove e a che ora?»

«Davanti la Sala Comune di Corvonero, alle otto in punto, poco dopo il Banchetto».

«Non mancheremo» fece un mezzo sorriso.

Draco annuì. «Quando abbiamo finito, vorrei venissi con me. Voglio portarti in un posto».

Harry rimase interdetto. Non avrebbe mai creduto che Draco sarebbe riuscito a spingersi a così tanto con lui. Quella situazione era a dir poco assurda, fino a pochi giorni prima si odiavano, non potevano sopravvivere nella stessa stanza senza insultarti e ora Draco Malfoy lo invitava a fare chissà cosa chissà dove con lui. E non sarebbe dovuto accadere, ma a Harry piaceva, andava bene così. Fece un mezzo sorriso.

«Va bene. Basta che non hai in programma di uccidermi» ironizzò e Draco ridacchiò.

«Il Draco di qualche giorno fa avrebbe colto l'occasione al volo per farlo ma adesso non è più così. E non c'è bisogno ti ripeta il perché».

Il corvino roteò gli occhi al cielo. «Smettila di dirlo e di pensarlo. L'avrei fatto con chiunque».

«Lo so, ma ti sono debitore comunque. Non farmelo ripetere». Harry rise.

«Non lo farò, ho pietà di te» rispose sogghignando.

Draco fece un mezzo sorriso. «Ci vediamo domani, Potter» lo salutò prima di sparire da dietro la porta della biblioteca lasciando Harry lì, immerso in mille pensieri e con uno stupido sorriso dipinto sul volto.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora