Fecero qualche passo spinti dai Ghermitori prima di accedere alla sala principale: era grande e molto spaziosa, il colore predominante era il nero e solo una leggera luce fioca entrava dalle finestre. Era talmente scuro quel posto che nemmeno il sole era in grado di illuminarlo.
Vennero sbattuti a terra con forza, tanto che rischiarono di spaccarsi l'osso del collo. Harry alzò il volto e riconobbe subito Bellatrix Lestrange, la donna che aveva ucciso Sirius solo due anni prima. Serrò la mascella e fece per alzarsi ma un calcio lo fece riabbassare di colpo, emise anche un mugolio di dolore.
Dei passi riempirono improvvisamente quella stanza, un uomo vestito elegantemente e dalla lunga chioma platinata fece subito pensare a Harry ciò che di più ovvio c'era: era il padre di Draco, Lucius Malfoy e quel posto non poteva essere nient'altro se non il Malfoy Manor, casa sua. Lui dov'era? Sapeva che fosse lì? Lo avevano avvertito? Quelle domande lo tormentarono fino a che non ebbero risposta. Dei passi lenti e delicati giunsero dalle scale, il completo nero, i capelli ben sistemati e platino si fecero largo nella sua visuale. Aveva la testa china e camminava come se fosse comandato da dei fili, come fosse una marionetta nelle mani di qualcuno più forte di lui, dal quale non aveva nessuno scampo.
Harry, per un breve momento, ebbe voglia di alzarsi da terra e correre ad abbracciarlo, avrebbe voluto baciarlo e dirgli che si sarebbe risolto tutto, che non c'era bisogno di rattristarsi così tanto perché Voldemort sarebbe morto e tutto sarebbe tornato al proprio posto. Ma non lo fece perché non poteva e non voleva. Il pensiero di lui mezzo nudo al letto con Astoria lo devastò all'istante, gli fece ricordare che Draco non si meritava quel tipo di trattamento da lui, non si meritava nemmeno che gli dedicasse tutti quei pensieri. Draco non si meritava niente eppure Harry non ne poteva fare a meno. Era parte di sé.
I loro occhi si incrociarono e vide le sue iridi argentate raggelarsi, forse non si aspettava di trovarselo lì, in casa sua e per lo più prigioniero. Spronato da Lucius, si avvicinò senza mai distogliere gli occhi da Harry. Da quanto non lo vedeva? Da quando non incrociava le sue iridi smeraldo? Si era quasi dimenticato come fosse fatto per quanto tempo era trascorso.
Lucius lo fece inginocchiare a terra e lo spronò a dirgli se quello fosse Harry o no. Gli sussurrò cose che il corvino non sentì ma vide il biondo tremare sotto le parole e il tocco del padre. E poi...
«No, non è lui» rispose gelido alzandosi da terra, le sue iridi ancora incrociate nelle gemelle. «Harry Potter ha la cicatrice» disse prima di liberarsi dalla presa del padre e spostarsi da lì.
Harry tremò. Draco aveva notato che non aveva la cicatrice, che gli era stata cancellata da Hermione grazie a un incantesimo che gli aveva lanciato prima che venissero presi. Si era preso il tempo necessario per squadrarlo e cercare qualcosa, qualsiasi cosa che lo potesse scagionare e poi aveva notato che quel simbolo che lo contraddistingueva da tutto il resto non c'era. Draco lo aveva appena salvato e sentì per la prima volta da tanto tempo un senso di gratitudine nei suoi confronti.
Ma Bellatrix Lestrange era una tosta tanto che si abbassò sulle ginocchia per prendere per i capelli Harry. Glie li spostò per verificare se le parole del nipote fossero vere e quando ne constatò la veridicità, ringhiò dalla rabbia.
Lo afferrò per il colletto della felpa e lo trascinò al centro della sala.«Portate gli altri due di sotto nelle celle. A lui ci penso io» annunciò e il corvino sentì per la prima volta la paura salire. Che diavolo voleva ancora da loro?
Vide Draco sbiancare. Probabilmente nemmeno lui si aspettava che quella donna compisse un tale passo. Solo dopo che Ron e Hermione furono portati via, Bellatrix si avvicinò al suo viso liscio. Tirò fuori da sotto il vestito un coltellino e Harry sussultò alla vista. Che aveva in mente?
«Bellatrix!» urlò la voce di una donna che si trovava al fianco di Draco. «Mettilo giù, non c'è bisogno di ricorrere a questi metodi medievali».
Ma la donna non l'ascoltò. «Stai zitta, Cissy» ringhiò. «Vedrai come questo marmocchio parlerà... è Harry Potter; ne sono certa» disse prima di abbassarsi sul suo braccio destro coperto dalla manica della felpa. Glie l'alzò bruscamente e avvicinò l'oggetto appuntito sulla sua pelle. Iniziò ad incidere qualcosa ma Harry non se ne preoccupò troppo, quello su cui si stava inevitabilmente concentrando era il dolore. Si trattenne per qualche minuto ma poi lanciò un urlo così forte che gli iniziarono a calare delle lacrime dagli angoli degli occhi. Sentì un sussulto e poi due mani che lo tiravano fuori dal corpo esile della donna. L'unica cosa che vide fu il suo braccio completamente ricoperto di sangue e un ciuffo di capelli platino che lo afferrava saldamente. Il suo corpo venne sollevato da terra nel giro di pochi istanti e subito dopo crollò: vide solo il nero, nient'altro.
*
«Non dovevi salvarlo, Draco».
«Mamma, lo stava torturando con un maledetto coltellino da cucina».
«Lo so ma ora avranno esattamente ciò di cui avevano bisogno: una conferma. Hanno capito che è lui ed è solo colpa tua» sbottò una voce femminile, la prima che aveva parlato. Era Narcissa Malfoy, la madre di Draco.
«Non sarei riuscito a guardarlo ancora in quelle condizioni».
Sentì un sospiro volare nell'aria. «Non so cosa ti sia preso ma ciò che provi per questo ragazzo è... sbagliato. Tuo padre non lo accetterà mai».
«Non mi importa, mamma» la voce gli tremò. «Per una volta, solo una, lasciatemi scegliere, lasciatemi decidere cosa fare. E ora voglio che lo lasci qua con me, me ne prendo cura io» disse con un filo di voce.
La mano della donna accarezzò delicatamente la guancia pallida e umida del figlio. «Sta attento, mh?»
Draco annuì prima di lasciare che la madre uscisse da quella stanza e lo lasciasse da solo con Harry che stava iniziando pian piano a muoversi.
Rilasciò un mugolio prima di aprire lentamente gli occhi.Il biondo si avvicinò e si sedette ad un angolo del letto, lo osservò e gli passò il pollice lungo la guancia. Una scarica di brividi gli invase la spina dorsale facendogli ricordare come fosse toccarlo, osservarlo, ammirarlo. Era passato così tanto tempo che non riuscì a trattenere una lacrima, scese solitaria bagnandogli la guancia già precedentemente umida.
Fece un lieve e quasi invisibile sorriso quando i suoi occhi lo puntarono. «Ciao» sussurrò senza smettere di accarezzargli la guancia morbida.
Harry rilasciò un sospiro spezzato. «Mi hai salvato» sussurrò con voce roca e estremamente debole.
«Ssh, non importa» sussurrò ancora. «Come ti senti?»
«Uno straccio» rispose sempre con un tono debole riuscendo però a mettersi seduto. Si passò una mano sul viso.
«Hai fame?» chiese poi il biondo.
«Da morire in realtà ma non penso riuscirei ad ingerire qualcosa con tutto questo scombussolamento. Vomiterei e basta».
Draco sospirò perché era passato tanto tempo dall'ultima volta che lo aveva visto mangiare più di un pasto. Era stata davvero colpa sua? Era riuscito davvero a distruggerlo fino a quel punto?
Non disse nulla. Si limitò ad osservarlo e a godersi la bellezza che emanava nonostante le condizioni pietose. Fu in quel frangente che Draco capì di amarlo molto più di quello che aveva solo potuto immaginare. Fu in quel frangente che pensò quanto bello fosse stato quel periodo insieme, quanto i suoi baci erano in grado di attorcigliargli lo stomaco e quanto le sue carezze erano in grado di farlo sentire al settimo cielo. E gli mancava tutto quello, tanto da strappargli il fiato dai polmoni.
«Harry» lo richiamò piano, il corvino puntò le iridi smeraldine su di lui e il biondo giurò di aver sentito la terra mancargli sotto i piedi. «Mi sei mancato».
Harry, in risposta, abbassò lo sguardo. «Anche tu, Draco» sussurrò. «Da morire».
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Eclissi di Luna - Drarry
Fanfiction«Mia madre mi racconta sempre che sono nato durante un'eclissi di luna. Il cielo aveva poche stelle e per questo hanno deciso di darmi il nome di una costellazione. Quella notte la stella ero io» sussurrò il ragazzo biondo mentre guardava il cielo s...