Nove - Protezione

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«È il mio posto sicuro» continuò Draco facendo girare lo sguardo di Harry verso di lui.

Il corvino fece un mezzo sorriso. «Ci hai portato qualcuno prima di me?» si azzardò a chiedere nonostante avesse una paura non indifferente della risposta senza saperne nemmeno il motivo.

«No» soffiò puntando le sue iride gelide in quelle del ragazzo di fronte a sé. «Sei il primo».

Il primo. Per una volta Harry era stato il primo in qualcosa. E non il primo bambino che è sopravvissuto alla Maledizione Senza Perdono, non il primo bambino che si era trovato contro Voldemort senza volerlo, non il primo bambino che era riuscito ad essere amato dall'intero Mondo Magico. No. Era il primo nella lista delle priorità. Era il primo ad aver visto qualcosa di importante per qualcuno. Era il primo per qualcuno. E quel qualcuno era Draco.
Quei due avevano iniziato a parlare solo da pochi giorni eppure già si sentivano vicini come non mai. Già sentivano di doverci essere per l'altro perché ne avevano bisogno. Avevano bisogno di sostenersi.

«Perché io?» chiese Harry quasi in un sussurro. Non gli sembrava vero ciò che Draco gli aveva appena detto e voleva indagare. Voleva davvero capire perché lui.

«Non lo so, Potter» rispose il biondo. «Qualcosa mi ha spinto a farlo».

Il corvino annuì incerto, ma il mezzo sorriso ancora non era sparito dal suo volto. Per nulla. Era ancora lì, fermo. «Sono contento tu l'abbia fatto».

«Non avrei mai pensato di dirlo ma anche io. Anche io sono contento». E sorrise.

Harry si sentì sulle nuvole.

*

Il giorno dopo le lezioni erano state a dir poco noiose. Harry, Ron e Hermione erano ritornati in Sala Comune stremati: Piton li aveva costretti a fare un tema sulla Pozione Polisucco, la McGranitt aveva insistito affinché riuscissero a trasformare un topo in un bicchiere e infine il professore di Storia della Magia aveva fatto una lunga lezione di due ore dove i tre non sapevano nemmeno cosa avesse spiegato.

Harry si buttò sul divano e chiuse gli occhi prima di buttare fuori un forte sospiro. Si sentiva stanchissimo e la giornata non era nemmeno finita.

«Che fai, Harry? Dobbiamo andare al Banchetto» lo riprese Hermione che si avvicinò al divano per tendergli la mano. Voleva aiutarlo ad alzarsi.

«Cinque minuti, Hermione, ti prego» piagnucolò aprendo un occhio per guardarla.

La ragazza sospirò. «Dai. Il Banchetto non ha tutto questo tempo. Dopo potrai dormire quanto vuoi ma adesso è l'ora del pranzo» insistette.

Il corvino sospirò e si decise ad alzarsi. Prima sarebbero andati al Banchetto, prima sarebbero tornati. Infondo, aveva bisogno di ricaricare un po' di energie, quei giorni ne aveva perse a sufficienza.

Si diressero al Banchetto, Ron non faceva altro che sbadigliare, Hermione roteare gli occhi al cielo e Harry ridacchiare per la scena assurda che si trovava davanti gli occhi. Avevano tre caratteri completamente diversi eppure non potevano fare a meno l'uno dell'altro. Andavano d'accordo nonostante tutto.
Ad attenderli al Banchetto c'era Ginny Weasley, la sorella minore di Ron, l'ultima arrivata, l'unica femmina e decisamente la più coccolata. Harry si accomodò accanto a lei mentre Ron e Hermione si piazzarono davanti a loro.

«Finalmente, vi stavo aspettando» esordì la rossa. «Dove eravate finiti?»

«Harry stava per addormentarsi sul divano» rispose Ron. «E se non fosse intervenuta Hermione, l'avrei seguito a ruota».

«Tra poco avrete tutto il tempo per recuperare il sonno. Piuttosto...» la riccia posò lo sguardo sul corvino che si accigliò. «Alla fine Piton ti ha dato la pozione di cui ti aveva parlato Silente? Quella per aiutarti a riposare».

Harry scosse la testa. «Non ancora. Lo vedrò domani, subito dopo il Banchetto. Silente sostiene che solo lui possa essermi d'aiuto».

«Tu e Piton da soli nella stessa stanza?» quasi rise il rosso. «Silente deve essersi impazzito. Asciugherà lui il sangue?»

«Ron, andiamo! È una cosa seria!» gli diede una pacca leggera dietro la testa Ginny. Harry ridacchiò mentre mordeva una fetta di pane.

«Ahia!» si lamentò Ron mettendosi una mano sul punto colpito.

«Lascialo stare, Ginny. Ha ragione, Silente non ha avuto una brillante idea ma se è l'unico modo che può aiutarmi farò questo sforzo» spiegò il corvino.

«Non buttare questa opportunità, Harry. Non ti ricapiterà» si raccomandò Hermione.

Aveva ragione e il corvino lo sapeva. Avrebbe fatto il possibile per resistere.

*

«Harry», una voce a lui famigliare lo fece girare. Era Silente che lo attendeva fuori dall'aula di Difesa Contro Le Arti Oscure.

«Signore» lo chiamò. «Salve, voleva dirmi qualcosa?» chiese mentre si avvicinava a lui. Il Preside annuì.

«Sì, Harry ma ho bisogno che mi segui nel mio ufficio. È un discorso delicato». Il corvino annuì e lo seguì.

Arrivarono nell'ufficio solo dopo alcuni minuti e immediatamente Harry si accomodò sulla sedia di fronte alla scrivania del Preside pronto ad ascoltarlo. Aveva un'espressione tremendamente seria e quello che doveva dirgli non sembrava promettere nulla di buono.

«La ascolto» lo incoraggiò il corvino a parlare.

«Vedi, Harry. Ho avuto modo di parlare con il Professor Piton e lui sostiene che tu abbia bisogno di serie lezioni di Occlumanzia per controllare i tuoi incubi. Non esistono pozioni che possano fermarli, dipende solo da te. Voldemort ha il controllo della tua mente e può accederci quando vuole e tu devi acquisire la forza necessaria per respingerlo. Può farti vedere tutto ciò che vuole e illuderti di qualsiasi cosa e per questo, per non rischiare, hai bisogno di quelle lezioni. Ho bisogno di sapere se tu sei d'accordo».

Harry sentì tutti il suo corpo irrigidirsi davanti a quella spiegazione. Sperava di dover vedere Piton solo il giorno dopo per quella pozione per aiutarlo a dormire e invece ora Silente era lì che lo stava pregando di accettare quelle lezioni per evitare che accadesse qualcosa di irrimediabile. E Harry anche voleva che non accadesse nulla, aveva passato gli anni precedenti a cercare di tirarsi fuori dai guai, ora che sembrava invece esserci un rimedio per prevenirli, sarebbe stato uno stupido a non accettare.
Sospirò pesantemente e annuì facendo ben capire al Preside la sua risposta.

«Va bene, accetto. Quanto durerà?»

«Non c'è una durata precisa, Harry. Dipende tutto da te e da quanto tempo ci metti a imparare a gestirli» gli spiegò.

Il corvino annuì ancora. «L'appuntamento rimane comunque per domani?»

«Sì. Nell'aula di Pozioni un'ora dopo la fine del Banchetto. Confido in te Harry, so che non mi deluderai».

«Non lo farò, Signore».

Detto ciò, dopo delle brevi raccomandazioni, Silente lo lasciò uscire dal suo ufficio. Harry si ritrovò a sbuffare pesantemente perché tutta quella situazione non lo entusiasmava per niente, nemmeno un po', ma si ritrovava costretto ad affrontarla. Non voleva combinare casini di nessun tipo e se quelle lezioni gli erano utili per proteggere sé stesso e le persone che amava, allora avrebbe resistito.

Per loro, avrebbe potuto farlo. Avrebbe potuto fare questo sforzo. Avrebbe potuto fare qualsiasi sforzo per loro. Ne valeva la pena.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora