Ventisette - Chiarimenti

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Harry, quel pomeriggio, tornò in Sala Comune e ci rimase fino a sera. Fino a quando non arrivò l'ora del Banchetto. Non spiccicò parola con nessuno, nemmeno con Ron e Hermione che non facevano altro che guardarlo dubbioso. Mai, in tutto quel tempo, lo avevano visto così silenzioso e perso.
Mangiava in silenzio, leggeva in silenzio, studiava in silenzio. Tutta quella giornata l'aveva passata immersa nel silenzio più totale.

Poi, quando stava per rientrare nella sua Sala Comune, una mano lo bloccò facendolo girare.

«Draco è in infermeria, chiede di te», il mondo smise di girare. Che diavolo era accaduto? Che cosa ci faceva Draco in infermeria? E perché chiedeva di lui? Solo poche ore prima gli aveva dedicato delle parole non da poco e ora mandava Pansy Parkinson a dirgli di raggiungerlo in infermeria perché lo cercava. Sembrava assurdo.

«Che cosa è successo?» chiese girandosi, anche i suoi due migliori amici si bloccarono.

«Brutta litigata con Blaise... non ci è andato leggero».

«Cosa vuole da me?»

La ragazza sospirò. «Sbrigati Potter. O Astoria farà prima di te». E se ne andò.

Harry si chiese per un momento chi fosse quell'Astoria di cui aveva parlato ma ebbe le sue risposte poco dopo, quando Hermione parlò.

«Astoria Greengrass... non mi dire che si è dichiarata! Gli sbava dietro da sempre».

Harry la guardò alzando un sopracciglio. «Chi diavolo è?»

«Astoria, Harry! La ragazza che quando eravamo in giardino si è alzata e ha seguito Malfoy» spiegò sperando potesse essere d'aiuto al giovane a ricordare e effettivamente così fu. Harry ebbe come un'illuminazione e capì: quel giorno l'aveva seguito anche lui e li aveva visti parlare ma Draco sembrava arrabbiato, nervoso, quasi fuori di sé. Ma perché? E adesso cosa c'entrava Astoria? Fino a poche ore prima non sapeva nemmeno che i due andassero d'accordo e ora improvvisamente avrebbe avuto il coraggio di presentarsi davanti all'infermeria?

Era vero che Harry non conosceva così bene i legami del biondo. Insomma... sapeva di Pansy, Blaise e Theodore ma ciò che era al di fuori di loro, il corvino non ne sapeva nulla. Per quanto ne sapeva, Astoria poteva anche essere la sua seconda migliore amica con la quale quel giorno aveva fatto una brutta litigata e che ora si era presa la briga di andarlo a trovare in infermeria. Ma pensò che se fosse stata solo un'amica, Pansy non sarebbe venuta davanti la Sala Comune di Grifondoro con tanta urgenza per dirgli di sbrigarsi, prima che ci andasse Astoria.
Astoria non era una semplice amica, era qualcosa di più. Cosa, a Harry ancora non era dato saperlo.

«Vi raggiungo dopo», liquidò i suoi due migliori amici e iniziò ad incamminarsi verso l'infermeria. Voleva sentire Draco cosa avesse da dire, e soprattutto voleva evitare che Astoria arrivasse per prima.

Per una volta, la fortuna girò dalla sua parte: Harry arrivò per primo e Astoria solo qualche minuto dopo. Fu il primo ad entrare e vide immediatamente gli occhi argentati del biondo che lo fissavano. Si mise seduto e anche Harry lo fece. Non sapeva se aveva qualcosa da dirgli, ma lo avrebbe ascoltato. Si meritava una spiegazione che arrivò molto prima di quanto si sarebbe aspettato.

«Non sono un Mangiamorte» disse e una parte di Harry riprese a respirare correttamente. «Lo so che ti ho trattato di merda poche ore fa, lo so che sono stato uno stronzo e ti prego perdonami. Ho sbagliato, non dovevo rivolgermi così a te».

Il corvino sospirò. «Quando mi ha iniziato a fare male la cicatrice, tu ti sei toccato il braccio sinistro» gli fece notare.

«Sì, è vero. Ma Harry, cazzo, mi hai dato una spinta. Mi hai fatto male» fece un mezzo sorriso e anche Harry lo fece. Una parte di sé lo spinse a non chiedere altro, a non chiedergli ulteriori conferme facendogli alzare la manica del pigiama. Avrebbe dovuto, avrebbe dovuto metterlo alle strette e dirgli che se non era davvero uno di loro, di dimostrarglielo alzando quella maledetta manica ma non lo fece. Forse una parte di sé aveva paura, aveva paura di conoscere quella che era la verità.

«Come stai?» chiese cercando di cambiare discorso. «Pansy mi raccontato, mi dispiace... non sapevo che tu e Zabini litigaste così duramente».

«Io e Blaise non litighiamo mai» sospirò il biondo. «È solo un brutto periodo, vuole spronarmi a fare cose che non voglio fare e senza un motivo valido».

«Tipo?»

Draco fece spallucce. «Vuole che stringa un legame con Astoria».

Astoria, di nuovo lei.

Harry alzò un sopracciglio facendo finta di nulla. «Astoria? Astoria Greengrass, dici?»

Il biondo annuì. «Dice che è perfetta per me».

Il corvino sentì il cuore perdere un battito e lo stomaco contrarsi. Astoria era davvero perfetta per lui?
Quei lunghi capelli mori e gli occhi castani e grandi, gli fecero pensare di sì. Era perfetta per lui, era bellissima.

«Forse ha ragione, no?» pronunciò quelle parole a fatica ma doveva accettare il fatto che lui e Draco non avrebbero mai potuto avere nulla di serio. Lui aveva una vita davanti, un cognome da portare avanti e mantenere. E Harry non gli avrebbe mai potuto dare tutto quello di cui aveva bisogno.

«Non devi dirlo per forza» gli disse. «Lo so che non lo pensi».

«È bellissima, Draco. Non prendiamoci in giro».

«Questo non basta».

«Dovrebbe» rispose. «Può darti un futuro».

«Non so nemmeno se lo avremo un futuro» ironizzò amaramente. «Il Signore Oscuro è sempre più vicino e sempre più pericoloso. Questo lo sai meglio di me».

«Non morirai per causa sua».

«Non puoi saperlo, questo» continuò. «Ma comunque, io non voglio lei».

Il corvino sospirò pesantemente. «Stai per fare la solita frase fatta dove dici che quello che vuoi sono io?» ridacchiò e anche Draco lo fece.

«No, Harry. Semplicemente non la voglio davvero. È bella, molto, ma ora non ho la testa per darle retta. È occupata da qualcun altro» lo guardò dolcemente e Harry quasi si sentì arrossire.

«È qui fuori, lo sai?»

Draco annuì. «Sì, lo immaginavo. Ma non so perché si ostini a venirmi dietro, soprattutto dopo l'ultima volta. Dire che l'ho trattata male, è poco».

«Sembra sia innamorata di te».

«Anche tu lo sapevi?» sgranò gli occhi. «Oh andiamo, non posso esser stato l'unico a non essermene mai accorto!»

Harry rise. «No, me l'ha detto Hermione. Io non avevo nemmeno la più pallida idea di chi fosse».

Il biondo tirò un sospiro di sollievo. «Per fortuna» rispose. «Senti, Harry, ora che esci, ti prego, non farla entrare».

«Sarà difficile fermarla. A tratti nemmeno sa chi sono».

«Lo dirò anche a Madame Pomfrey, ma tu avvertila okay? Non voglio vederla e tantomeno sentirla. Odio la sua voce».

Harry ridacchiò e si alzò dalla sedia. «Riprenditi, Draco. La Torre di Astronomia non è la stessa senza di te» fece un mezzo sorriso che il biondo ricambiò.

«Te lo prometto» allungò una mano per passargliela sulla guancia. Dolcemente glie l'accarezzò e lasciò poi che il corvino lasciasse quella stanza.

Lo osservò andare via e pensò che mai aveva avuto qualcosa di così tanto prezioso. Avrebbe voluto che non se ne andasse mai.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora