Trentaquattro - Distruzione

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«Cosa cazzo hai combinato, Draco?» urlò Pansy entrando nel dormitorio fuori di sé.

Dopo che aveva visto Harry uscire dal Buco del Ritratto e aver notato le sue condizioni, aveva capito più di quanto avesse dovuto: Harry li aveva visti, lo aveva scoperto ed era completamente distrutto. Era uscito senza guardare in faccia nessuno, probabilmente nemmeno aveva fatto caso alla ragazza che lo aveva osservato fino a quando non era sparito dietro un angolo. La rabbia, davanti a quella vista, era salita e non era riuscita a trattenerla.

Il biondo si girò verso la ragazza e si passò le mani tra i capelli platino completamente disordinati, aveva gli occhi arrossati e delle lacrime gli avevano bagnato gli angoli degli occhi. Astoria era sparita, ma Pansy pensò avesse fatto la cosa migliore, se l'avesse trovata ancora lì, avrebbe avuto tutti i pretesti per sputarle in faccia.

«Non lo so Pansy, io-...» balbettò ma la ragazza lo bloccò.

«Tu che cosa?» urlò ancora andandogli incontro. «Io te l'avevo detto che avresti dovuto lasciarlo, te l'avevo detto che non avresti mai dovuto metterti in una situazione simile. Lo sapevi! Eppure l'hai fatto ugualmente!» sbottò puntandogli un dito contro. «Sai ora cosa diavolo dovrai fare per riprendertelo? Come minimo, se ti ordinasse di buttarti dalla Torre di Astronomia, tu dovresti stare zitto e farlo senza pensarci due volte!»

Draco era sicuro di non aver mai visto in sei anni di scuola insieme, Pansy così arrabbiata. Nemmeno quando Blaise l'aveva scaricata per una ragazza due anni più piccola di lei, nemmeno quando una ragazzina del secondo anno si era permessa di prenderla in giro davanti a tutti. Tantomeno quando i suoi genitori le avevano mandato come regalo di Natale una scatola di biscotti. Pansy non era considerabile una persona tranquilla ma nemmeno irascibile, eppure in quel momento sembrava fuori di testa. Quasi Draco si mise paura.

«Ho fatto un casino» ammise sedendosi sul letto con la testa fra le mani.

«Un casino? Solo un casino? Tu hai combinato un vero e proprio disastro tesoro mio, e non provare a pensare che ti aiuterò. Per quale cazzo di motivo hai deciso di scoparti Astoria? Che cosa ti dà lei che Potter non ti ha dato?»

«Non lo so» sussurrò scuotendo la testa. «Io... mi sono spaventato, ciò che provavo era troppo forte e-...».

«Oh ma sentilo! Se avessi davvero provato qualcosa per Potter, questo non lo avresti mai fatto!»

«Ti prego Pansy, non mettere in dubbio ciò che provavo e provo per lui».

«Oh no zuccherino, non l'ho messo in dubbio io ma l'hai fatto tu» gli puntò ancora il dito contro. «L'hai tradito, Draco. Non so se te ne rendi conto».

Draco stette in silenzio per quale secondo, non aveva la più pallida idea di cosa dire. Pansy aveva ragione su ogni cosa che aveva detto. Era stato uno stupido, si era fatto prendere dalla situazione più volte e ora non doveva stupirsi se Harry lo aveva scoperto e poi lasciato. Doveva aspettarselo perché il corvino non era mai stato stupido, eppure Draco aveva deciso ugualmente di giocare con il fuoco non sapendo che si sarebbe scottato con le sue stesse mani.

«L'ho distrutto, vero?» chiese con un filo di voce.

«Non distrutto» scosse la testa la mora. «L'hai devastato».

Draco chiuse gli occhi e lasciò che una lacrima gli cadesse lungo il viso.

*

Harry si era rifugiato nella sua stanza subito dopo essersi ripreso dal lungo pianto che si era fatto fra le braccia di Hermione. Si era messo sotto le coperte e aveva lasciato che le lacrime scendessero da sole, si strinse al cuscino, soffocò alcuni singhiozzi e tirò su con il naso più volte di quanto lo avesse mai fatto in tutta la sua vita.

Hermione era salita nel dormitorio solo durante l'ora di cena, si era affacciata cautamente e gli aveva annunciato che il Banchetto stava per iniziare. Harry, con ancora qualche lacrima secca sul viso, aveva declinato l'offerta di andare con loro e si era di nuovo rifugiato nel suo dolore.

Draco lo aveva distrutto, aveva fatto in modo che la sua mente si anestetizzasse perché non sentiva niente. Sembrava che più nulla gli potesse far male, che più nulla potesse ucciderlo, nemmeno Voldemort. Il biondo gli aveva tolto ogni cosa tradendolo, aveva dato solo motivi negativi per spingere Harry a non sentire più nulla. L'unica cosa che riusciva a sentire era la risata limpida di Draco e la spensieratezza con cui aveva compiuto quel gesto tanto infimo.

Era davvero contato così poco per lui?

Harry se lo chiese allo sfinimento ma la sua mente non riusciva a formulare nessun'altra risposta che non fosse "sì". Non tradisci una persona se la ami. Non tradisci una persona se ci tieni. E Draco lo aveva tradito nel peggiore dei modi.
Il corvino si passò le mani più volte tra i capelli tirandoli anche leggermente, perché si odiava per avergli permesso di entrare nella sua vita, per avergli permesso di stravolgerla. E si odiava perché aveva lasciato che tutti i suoi pregiudizi crollassero per lasciare spazio all'amore. Un amore che gli aveva tolto il respiro ma che lo aveva distrutto come niente nella vita.

Passò tutte le due ore seguenti a piangersi addosso e a chiedersi per quale motivo Draco gli avesse fatto una cosa del genere fino a quando non sentì di nuovo la Sala Comune affollarsi: il Banchetto era finito.
La porta della sua stanza si aprì e rivelò Ron seguito da Hermione che gli lanciarono sguardi a dir poco preoccupati.

«Harry» lo chiamò la ragazza. «Silente ti sta cercando».

Harry avrebbe tanto voluto dire a Hermione di mandare al diavolo Silente perché non era il momento di parlare di Voldemort e Lumacorno, non aveva la testa per farlo ma quello che in realtà fece fu alzarsi dal letto, infilarsi una felpa nera e tirarsi su il cappuccio, successivamente si mise le scarpe.

Andò verso la porta dove i suoi due migliori amici non si erano mossi e aspettò che si spostassero di qualche centimetro per farlo passare. Non aveva nemmeno le forze per parlare.

«Nemmeno Malfoy era al Banchetto» spezzò il silenzio la sua migliore amica.

«E neanche Astoria» continuò il rosso.

Il corvino fece un mezzo sorriso amaro e posò lo sguardo su di loro. Non si chiese come Ron facesse a sapere di Astoria ma non gli fu difficile arrivarci. Prima o poi glie ne avrebbe parlato... doveva solo aspettare che quel periodo passasse, che tutto quel dolore passasse.

«Si staranno divertendo altrove, immagino» rispose Harry che subito dopo abbassò lo sguardo. «Silente mi aspetta» annunciò facendosi spazio tra i loro corpi inermi.

Fece qualche passo pronto a scendere il primo scalino ma la voce di Hermione lo fece bloccare.

«Harry-...».

«Sto bene, Herm» rispose piano. «Passerà, prima o poi».

Con il cappuccio alzato e le mani nelle tasche, scese le scale e uscì dal Buco del Ritratto in totale silenzio senza nemmeno aspettare una risposta da parte dei suoi due migliori amici.

Camminò lento lungo il corridoio non totalmente deserto e lasciò che i pensieri vagassero. L'ennesima lacrima gli rigò la guancia e se l'asciugò più in fretta possibile.

Sperava davvero che gli sarebbe passata. Lo sperava più di qualsiasi altra cosa.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora