Sei - Un grazie di troppo

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«Mi hai portato la colazione, Potter?»

Sì. La risposta era maledettamente sì. Ma Harry non ebbe il coraggio di dire nulla. Si limitò a guardarlo e ad annuire leggermente prima di dirigersi verso di lui e porgergli il sacchetto bianco.

«Cioccolato» disse solamente. «Non sapevo che gusto ti piacesse e sono andato sul semplice».

Draco non rispose. Afferrò quella bustina con un mezzo sorriso sulle labbra consapevole che nessuno prima di allora aveva fatto una cosa del genere con lui e non poteva di certo immaginare che la prima persona a fare tale gesto sarebbe stato proprio Harry Potter, il ragazzo che più aveva odiato.

«Scordati che ti ringrazierò, non riaccadrà ancora» disse il biondo mentre mordeva un pezzo di cornetto. Harry ridacchiò e davanti a quella scena di allontanò pronto a dirigersi alla prima lezione della giornata: Incantesimi.

«Non c'è bisogno tu lo faccia, apprezzo ugualmente» rispose prima di fargli l'occhiolino e sparire dietro la porta dell'infermeria. Draco si ritrovò a scuotere la testa divertito mentre ripensava a come si fosse evoluto il loro rapporto nel giro di poche ore. E se gli avessero chiesto come era potuto accadere, non aveva la più pallida idea di cosa rispondere. Era successo e basta.

*

Harry stava facendo in modo di non spaccare tutto ciò che gli si trovasse sotto mano in quel momento.
La Umbridge lo aveva appena espulso dalla squadra di Quidditch e il ragazzo era sicuro di star tenendo a bada molti dei suoi istinti pur di non alzarsi e ammazzarla davanti a tutta Hogwarts. Gli aveva tolto l'unica cosa che lo aiutava a distrarsi, l'unica cosa che lo faceva sentire libero, che lo faceva sentire bene. E ora non sapeva come occupare quel tempo libero che aveva, non sapeva come sfogarsi in caso di nervoso perché salire sulla scopa e librarsi in aria poteva essere l'unica cosa che gli permetteva di tranquillizzarsi.

Il corvino era seduto sul divano della Sala Comune mentre si torturava le mani e continuava a pensare a un metodo efficace che lo potesse aiutare a sbollire la rabbia quando ce ne fosse stato bisogno ma più pensava e più non trovava niente. Gli sembrava di star vivendo un vero e proprio incubo.

«Harry», la voce di Hermione gli fece alzare lo sguardo da terra. «Ginny mi ha detto, come-...»

«Non lo so» rispose secco senza farla nemmeno finire di parlare. «È successo e basta».

La ragazza sospirò e si affrettò a sedersi al suo fianco. Gli poggiò una mano sulla spalla e lo guardò.

«Si sistemerà tutto, Harry» sussurrò «Silente sistemerà tutto».

«Silente non sistemerà un bel niente, Hermione» sbottò. «Nemmeno mi guarda in faccia!»

«Ma cosa dici? Quando hai fatto quell'incubo su Draco, lui-...»

«No Hermione, non era la stessa cosa» la interruppe di nuovo. «C'era la vita di uno studente in mezzo, è dovuto intervenire per forza. Ma dall'udienza al Ministero, ogni volta che provo a chiamarlo o a parlargli scappa via, mi evita» raccontò freneticamente. «Non vuole avere niente a che fare con me».

«Sono sicura ci sia una spiegazione, Silente non fa mai nulla a caso» cercò di sollevarlo la riccia ma nulla sembrava funzionare in quel momento. Harry era arrabbiato, nervoso, deluso, e stava per esplodere. Quello era troppo da reggere per lui tanto che decise di non rispondere più. Semplicemente sospirò pesantemente e si alzò uscendo da quella Sala Comune con l'intento di raggiungere una sola persona, una sola stanza. Aveva una sola meta. Draco.

Arrivò davanti all'infermeria a passo svelto e non si degnò nemmeno di bussare. Aprì la porta dando per scontato che dentro quella stanza ci fosse dolo Draco ma non fu così. Due figure si pararono sotto i suoi occhi verdi, una femminile e una maschile che Harry riconobbe come la madre e il padre del giovane. Erano i suoi genitori e lui era appena piombato in quella stanza senza nemmeno bussare. Quella giornata non sarebbe potuta andare peggio.

«Oh, scusate, io-...»

«Potter» lo richiamò la figura austera del padre. «Cosa ti porta qui?»

«Ero venuto solo... per vedere come stesse» rispose mentendo per metà. Non era andato lì con quello scopo ma gli interessava davvero come stesse. Non aveva mentito del tutto.

L'uomo fece per rispondere ma la donna gli poggiò una mano sulla spalla, segno di stare calmo e che non valeva la pena rispondere in maniera scortese. Quel ragazzo che avevano davanti, quello che avevano sempre odiato, era colui che aveva salvato Draco. Non avevano nessun diritto di comportarsi in modo maleducato e rinfacciargli quanto fatto.

«La Professoressa McGranitt ci ha detto tutto» prese parola la donna. «Grazie».

Quello bastò per far capire al corvino che la famiglia del biondo non era di molte parole. Nessuna parola in più, nessun approfondimento specifico, nessuna esigenza di avere una spiegazione. Solo "grazie".
Harry fece un mezzo sorriso per tutta quella discretezza.

«Non deve ringraziarmi, non lo avrei lasciato morire» rispose guardandola. «Scusate per l'irruzione improvvisa, vi lascio soli» disse poi ma la donna lo fece bloccare.

«Oh no, stavamo giusto andando via. Siamo passati solo per precauzione».

Harry vide l'uomo al suo fianco lanciarle uno sguardo truce ma la donna non ci diede peso, al contrario dedicò un piccolo sorriso al ragazzo posto avanti a sé che il corvino si sentì in dovere di ricambiare.

«Aspetto fuori allora» l'avvertì il giovane mentre usciva da quella porta e si poggiava con la schiena sulla parete. Si chiese come facesse quella donna a stare con quell'uomo. Sembravano così diversi, eppure...
Draco aveva sempre difeso i suoi genitori definendoli come persone che non volevano altro da lui se non il suo bene e la sua felicità. Harry non era mia stato d'accordo. Era evidente che la madre era colei che più desiderava la felicità del figlio al contrario del padre che invece sembrava pretendere da lui solo ottimi voti e ottimi comportamenti in base a quelli che sono da sempre i principi dei Malfoy. Il ragazzo si chiese cosa sarebbe potuto accadere se Draco non fosse stato smistato in Serpeverde.

In quel lasso di tempo in cui i suoi pensieri andavano e venivano nella sua mente, non si rese conto dei genitori di Draco che erano usciti dall'infermeria per lasciare spazio a lui. Prima di entrare, il corvino gli dedicò un mezzo sorriso.

«Grazie» disse semplicemente facendo in modo che la donna potesse ricambiarlo prima di smaterializzarsi insieme al marito.

Harry entrò e puntò le sue iridi in quelle argentee del biondo che era seduto a gambe incrociate al centro del letto e lo stava fissando.

«Potevi anche bussare» constatò il giovane riferito all'entrata poco educata che aveva fatto pochi minuti prima. Il corvino sospirò.

«Lo so ma non potevo immaginare che ci fossero i tuoi, altrimenti non sarei proprio venuto» ammise.

«I miei genitori non ti mangiano, Potter».

«I tuoi genitori mi odiano» lo corresse.

«Mi hai salvato la vita» gli ricordò. «Non potranno odiarti tanto quanto prima».

Harry sospirò e si sedette ad un lato del letto per guardarlo meglio. «Quando ti dimettono?»

«Oggi pomeriggio».

«E oggi pomeriggio torneremo ad odiarci?»

«Sei proprio stupido se pensi che potrò odiarti dopo che sei corso qua per salvarmi».

«Potresti smetterla di ripeterlo?»

«No perché se non fosse stato per te, sarei morto».

«Quindi?» alzò un sopracciglio divertito il corvino. Era lì, a fissarlo, e ad attendere quello che sapeva il biondo non gli avrebbe mai più ripetuto. Ma ci avrebbe sperato, gli piaceva sentirselo dire.

Draco roteò gli occhi al cielo. «Non ti darò questa soddisfazione di nuovo». Harry fece spallucce e scese dal letto pronto a lasciare la stanza.

«Vorrà dire che torneremo ad odiarci e ad insultarci nei corridoi» gli rispose prima di dirigersi verso la porta.

Il biondo sbuffò. «Potter» lo richiamò cantilenando e quest'ultimo si girò per guardarlo. «Grazie per avermi salvato la vita».

E Harry, semplicemente, sorrise.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora