Ventidue - Astoria Greengrass

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Era passata una settimana.
Una settimana in cui Harry continuava a beccare Draco impegnato in chissà quali affari. Riusciva a trovarlo sempre in tempo, sempre prima che entrasse da qualche parte, ma il biondo non sembrava infastidito. Non lo sembrava affatto.

Ogni volta che Harry lo fermava, se per un primo momento sembrava infastidito, poi si ritrovava ad essere improvvisamente felice. Era come se lo aiutasse a fuggire da quello che realmente doveva fare anche se il corvino non aveva la più pallida idea di cosa.
Era bello sentirsi seguito, pensava Draco. Avere qualcuno che si preoccupa costantemente per te facendoti sentire importante. Era così che Harry lo faceva sentire senza volerlo, aveva la sensazione che con lui contasse davvero qualcosa.

Il giorno in cui si trovarono alla Torre di Astronomia, dopo tutto quello a cui Draco aveva pensato, si era avvicinato al corvino, gli aveva passato il dorso della mano sulla guancia ispida e gli aveva lasciato un dolce bacio che aveva fatto azzerare il cervello a Harry. Completamente. Gli aveva fatto dimenticare qualsiasi cosa. E staccarsi poi era stata un'impresa.

Quella mattina il sole splendeva alto sul castello nonostante fosse autunno e al sole, in giardino, si stava più che bene. Draco, seguito da Pansy, Blaise e Theodore era seduto sotto la quercia posta vicino al Lago Nero, il libro di Antiche Rune posato sulle ginocchia e una matita a cui stava mordicchiando il retro. Poco distante da lui era seduto Harry, affiancato dai suoi due migliori amici.

«Oh, Draco. Smettila di mordere quella povera matita!» lo riprese Pansy alzando gli occhi dal suo libro di Aritmanzia.

«Non rompere, Pansy» rispose tenendosi il retro tra i denti e gli occhi fissi sul libro sul quale non stava leggendo assolutamente niente. E la ragazza se ne accorse.

La ragazza sospirò. «Sono dieci minuti che sei fisso su quella pagina... a che stai pensando?».

Draco tolse gli occhi dal libro e li alzò sulla mora. Si tolse anche la matita dalla bocca.

«Cosa ti fa pensare che stia pensando a qualcosa?».

«Mh, non lo so... il fatto che sei completamente deconcentrato da quando è ricominciata la scuola?» intonò retoricamente e il ragazzo sospirò.

«Non ti dirò cosa mi passa per la testa, Pansy. Arrenditi già prima di cominciare».

«Oh, arrendermi non esiste nel vocabolario di Pansy Parkinson. Dimmi un po'... centra per caso il magnifico e potente Harry Potter?» sussurrò vicino al suo viso e Draco sgranò gli occhi, il libro gli scivolò dalle ginocchia e la matita gli cadde dalle mani. Pansy ghignò soddisfatta. «Che succede, Malfoy... ci ho preso?».

Draco boccheggiò per alcuni secondi ma poi sospirò per l'ennesima volta, questa volta però più profondamente.

«Non capisco quale sia il problema».

«Non c'è un problema, Draco. Solo non capisco... perché sei così giù? Se Potter ti fa questo effetto è meglio se lasci perdere subito».

«Non c'entra niente Potter» rispose. «È la mia famiglia, come sempre d'altronde».

«Oh ma ancora che ti imbronci per quel cattivone di tuo padre? Te l'ho sempre detto, tua madre non si merita un uomo come lui e-...»

«Pansy» la riprese il biondo duramente serrando anche la mascella.

«Sì zuccherino, hai ragione, perdonami. Però Draco, davvero, sai come è fatta la tua famiglia, perché imbronciarti così tanto? Se Potter ti fa felice, non importa altro».

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora