Diciassette - Verità nascoste

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I giorni passavano e la fine della scuola si avvicinava, così come si avvicinava la fine della punizione dei quattro ragazzi che ormai ne avevano abbastanza di non passare le loro giornate tutti insieme e anche in compagnia dei loro amici.

Hermione e Ron avevano quasi finito di mettere apposto quell'ufficio in cui l'aveva spediti la McGranitt per allontanarli da Harry e Draco ed erano sicuri che sarebbero riusciti a finire anche prima della data di scadenza. Al contrario, Harry e Draco erano abbastanza indietro, da quando avevano chiarito non avevano fatto altro che parlare, ridere e scherzare. Avevano ripreso la sintonia che avevano prima e a tratti sembrava anche migliorata. Quel loro ridere e scherzare su tutto però, stava avendo conseguenze sulla punizione che portavano avanti a stento.

Il giorno prima, Draco era caduto dalla scaletta che stava usando per impilare alcuni libri in cima e Harry aveva colto l'occasione per scoppiare a ridere e rinfacciarglielo durante tutta la giornata. Non aveva smesso nemmeno un secondo, e nel frattempo Draco lo guardava male e si lamentava del forte dolore che quella caduta gli aveva procurato.
Quello prima ancora era stato Harry a cadere: era scivolato nel punto in cui Draco era caduta un po' d'acqua poco prima. Non se n'era accorto e il suo sedere si era schiantato contro il pavimento. Il biondo era scoppiato a ridere allo stesso modo in cui il corvino aveva riso alla sua caduta, con la differenza che lo aveva aiutato a rialzarsi e non lo aveva preso in giro tutto il giorno. Anche se era capitato che gli facesse qualche battuta che però era andata a morire durante la giornata.

Harry era tornato ad essere spensierato come prima e i suoi due migliori amici se n'erano resi conto. Se loro tornavano dalla punizione stanchi e stremati, Draco e Harry rientravano con quasi un mezzo sorriso sul volto e andavano a dormire sperando che la mattina dopo arrivasse presto. Ron e Hermione erano preoccupati; pensavano che il biondo lo avrebbe trattato come aveva fatto solo poche settimane prima ma ogni volta che provavano a parlargli e a metterlo in guardia, il corvino li liquidava con qualche parola di poco conto dicendogli che non era il caso di allarmarsi così tanto, avevano chiarito e andava di nuovo tutto bene. Tutto quel panico era ingiustificato.

Quel giorno, il cielo era un po' nuvolo ma faceva ugualmente caldo, la stagione estiva era ormai vicina. Harry e Draco si stavano dirigendo uno affianco all'altro nel vecchio ufficio della McGranitt e non avevano fatto in tempo a vedersi che Harry era scoppiato di nuovo a ridere. Non riusciva a guardarlo in faccia senza ricordarsi della caduta che aveva fatto solo il giorno prima. A sua detta, era stata epica.

«Smettila di ridere, Potter. Stamattina mi sono svegliato con un livido sul fianco più grande di casa mia».

Quello non fece altro che incrementare il divertimento di Harry che dovette trattenere l'ennesima risata. «Vorrei ma ho quella scena stampata in testa. Non sai quanto è stato divertente».

Il Serpeverde roteò gli occhi al cielo. «Senti, mancano poco meno di una settimana alla fine di questa dannata punizione e noi non stiamo in alto mare, di più! Quindi vogliamo stare in silenzio e svolgere il nostro compito come se nulla fosse? Perché sai, Potter, non voglio passare le vacanze estive chiuso qui dentro».

Aveva ragione. Il corvino annuì. «Sbrighiamoci. Ron e Hermione hanno praticamente quasi finito». E si rimisero nelle loro posizioni pronti a finire quello che avevano iniziato. Nonostante Harry non volesse andar via da Hogwarts, capiva che Draco voleva fuggire via. Non vedeva la sua famiglia dalle vacanze di Natale, era ovvio gli mancasse.

Anche lui avrebbe voluto sentire quella forte voglia di tornare a casa dopo un periodo, avere la sensazione che qualcuno lo attendesse per abbracciarlo o per passare le vacanze estive con lui. Ma Harry era diverso, lo sapeva da quando Hagrid era piombato su quella scogliera il giorno del suo compleanno rivelandogli tutta la verità. Era il Bambino-Che-È-Sopravvissuto, era colui che in mano aveva la sorte di Voldemort e dell'intero Mondo Magico, lo aveva sempre saputo, Harry, di avere qualcosa di diverso rispetto a tutti gli altri.
I suoi genitori erano morti per salvarlo, per metterlo al sicuro, la sua vita era andata in frantumi quattordici anni prima, quando era rimasto orfano, da solo contro il mondo. E tutto si era sgretolato ancora di più quando la sua vita era stata affidata ai suoi zii, i Dursley, che non gli risparmiavano botte e prese in giro. Che cosa aveva fatto di male per meritarsi quello che aveva vissuto? Che cosa aveva sbagliato? Dove aveva sbagliato?
Il corvino non sapeva rispondere nemmeno ad una di quelle domande, ma dentro di lui forse lo sapeva, lo sapeva che la sua vita era un vero e proprio disastro e la sua unica fortuna, fino a quel momento, erano stati Ron e Hermione che nemmeno per un attimo lo avevano fatto sentire solo.

Il giorno della morte di Sirius, quando si era ritrovato davanti Lucius Malfoy, aveva preso consapevolezza di una terribile verità che ancora non era pronto ad ammettere nemmeno a sé stesso: Draco Malfoy gli piaceva. Gli piaceva così tanto che non aveva esitato un solo istante a perdonarlo quando gli aveva chiesto scusa, che quando si trovava con lui si sentiva bene, che rideva come non aveva mai riso e si divertiva come non si era mai divertito. Draco era stato l'unico che era riuscito a tirarlo su di morale quella sera, l'unico che era riuscito a fargli dimenticare tutto il dolore che quella perdita gli aveva procurato, era stato il primo che lo aveva fatto ridere e piangere allo stesso tempo. Lo aveva portato sulla torre più alta del castello, quella di Astronomia, dove tutta la notte gli aveva raccontato aneddoti sulla sua infanzia che non riuscivano a farlo smettere di ridere, dove gli aveva illustrato tutte le stelle che si trovavano in cielo in quel momento ricordandogli che Cassiopea era la stella a zig zag mentre Andromeda era quella che più similmente rappresentava la lettera "A" in modo un po' deforme. Da quando glie le aveva fatte vedere, il corvino si affacciava tutte le sere alla finestra del suo dormitorio per ammirarle, e le riconosceva sempre. Ripensava a quella sera, al modo in cui Draco lo guardava, al modo in cui lo aveva abbracciato, stretto a sé. E fu una di quelle sere che si ricordò del bacio che si erano dati alla festa, quando erano ubriachi e completamente fuori di sé. Si era ricordato della conversazione che avevano avuto e della sensazione delle sue labbra premute sulle sue. Si era ricordato i brividi, le farfalle nello stomaco. Si era ricordato ogni singolo bacio, ogni singolo morso, ogni singolo tocco.

Draco Malfoy sarebbe diventato la sua più grande condanna, era questa la verità. Ma Harry che non era mai stato abituato alle verità, non riusciva a capacitarsene. O almeno, non ancora.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora