Ventuno - Dubbi

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Harry era entrato nel Castello con la testa che gli girava. Quel bacio gli aveva tolto l'ossigeno dai polmoni e ancora non si era ripreso.
Quando entrò nella Sala Grande, il Banchetto era già iniziato e prese posto accanto a Ginny e di fronte a Ron e Hermione.

«Ma dove eri finito?» gli chiese la riccia.

Il ragazzo fece spallucce. «Stavo parlando con Draco».

«Draco?» si intromise la rossa. «Perché mai?».

«Dovevo chiedergli una cosa» svagò afferrando la forchetta e iniziando a mangiare sperando che il discorso potesse chiudersi là. Ma non fu così.

«Non gli avrai mica chiesto se è un Mangiamorte?» parlò Ron.

«Non proprio».

«Pensi che Malfoy sia un Mangiamorte?» chiese Ginny guardandolo con gli occhi sgranati.

Harry non seppe che rispondere. Se fino a pochi minuti era certo del fatto che fosse successo qualcosa nella vita di Draco, ora non lo sapeva più. Il biondo era riuscito ad essere quanto più possibile convincente ma il corvino non era così sicuro di quello che gli aveva detto. È vero, quel bacio lo aveva stordito facendogli perdere il senso della ragione, ma Harry era abbastanza furbo e intelligente da capire che quella era semplicemente stata una tattica manipolatoria per farlo distrarre dal filo del discorso. Eppure lo aveva guardato negli occhi, aveva fatto sì che i loro colori si mischiassero e si perdessero in un vortice di emozioni, e solo in quel momento gli aveva assicurato che andasse tutto bene. Non sapeva perché ma Harry ci aveva creduto. La sicurezza nella voce e i suoi limpidi occhi argentati, gli avevano dato la conferma che cercava: non era cambiato niente.
Eppure c'era qualcosa dentro di Harry che gli impediva di essere tranquillo, qualcosa che martellava dentro di sé convincendolo del fatto che non doveva fidarsi di quelle parole, che erano state solo un meccanismo di difesa per non farlo sospettare di nulla, per farlo stare tranquillo. Ma quella domanda di Ginny lo aveva spiazzato perché in quel momento non sapeva cosa rispondere, era così confuso che costruire una frase convincente e di senso compiuto gli sembrava impossibile.

«Mangia Ginny, altrimenti si fredderà» fu l'unica cosa che riuscì a dire.

*

Divinazione era stata la lezione più noiosa della giornata. Harry e Ron sapevano che ormai avere a che fare con la Cooman era diventato alquanto difficile ma sembrava che più gli anni andavano avanti e più il suo insegnamento peggiorava. A volte gli era anche venuto il dubbio, forse il problema erano loro e la loro avversione verso quella noiosa materia: se avessero potuto usare una Giratempo per tornare al terzo anno e cambiare quella materia con qualsiasi altra, lo avrebbero fatto senza dubbio.
Hermione era stata fortunata ad abbandonarla quell'anno. Era stata decisamente una cosa positiva il fatto che la Cooman non avesse visto in lei una aurea positiva. I due avrebbero pagato galeoni d'oro per farsi dire la stessa identica cosa.

«Avreste dovuto scegliere Babbanologia! Non avete idea di quanto sia interessante studiata dal punto di vista dei Maghi! Harry lo sai che i tuoi zii sarebbero finiti ad Azkaban se avessero fatto parte del Mondo Magico?» disse tutto d'un fiato Hermione. Harry e Ron erano quasi sicuri che non avesse nemmeno avuto la decenza di respirare un secondo nel pronunciare quella lunghissima frase.

«Sarebbe stato decisamente meglio di Divinazione, Hermione» piagnucolò Ron. «Tu sei stata fortunata! "Non vedo nessuna aurea intorno a te, mia cara"» scimiottò la voce della Cooman. «Magari lo avesse detto a me! Sarei scappato a gambe levate».

«Oh, non fare lo sciocco Ronald. È stato un enorme dispiacere per me lasciare una materia come Divinazione, è alquanto interessante solo che voi non la sapete apprezzare».

«Ti assicuro, Hermione. Sei fortunata a non essere in quel maledetto corso. L'anno non è nemmeno iniziato e già mi guarda con le lacrime agli occhi come se dovessi morire da un momento all'altro» intervenne Harry.

I tre ridacchiarono inevitabilmente fino a quando una figura alta e sbilanciata non attraversò un corridoio davanti a loro. Harry la riconobbe subito: era Draco.
Il sorriso gli sparì dal volto e, senza dire nulla, iniziò ad incamminarsi verso la sua figura. Aveva un obiettivo: fermarlo. Accelerò il passo con Ron e Hermione che poco distanti gli chiedevano dove stesse andando, ma Harry non rispose. Non aveva tempo.

Girò ad un angolo e in pochi passi lo raggiunse. «Dove vai?» bastò quella domanda per far girare il biondo e fargli alzare le sopracciglia dubbioso.

«A raccogliere Mandragole, dove vuoi che vada?» ironizzò e incrociò le braccia al petto. Sembrava nervoso, Harry non poté non notarlo.

«Posso venire con te?» chiese. Il biondo sembrò pensarci un attimo ma poi fece spallucce.

«Come preferisci».

«Bene» sorrise vittorioso Harry. «Dove stavi andando allora?».

«Alla Torre di Astronomia, come sempre» rispose mentre iniziava a salire le scale a chiocciola di quest'ultima. Le lezioni erano finalmente finite e ora, in pomeriggio quasi inoltrato, si poteva quasi vedere il sole tramontare oltre le montagne. Era l'ora perfetta per affacciarsi su quella Torre e ammirare lo spettacolo che avrebbe presentato da lì a poco.

Harry si poggiò alla ringhiera con i gomiti. Il vento gli scompigliava i capelli corvini già disordinati e si imbatteva sul suo viso candido ma che pian piano stava sempre più assumendo i lineamenti da uomo. Stava crescendo, ma ancora non era pronto a entrare nel mondo degli adulti, aveva troppe cose in sospeso da risolvere prima di fare quel passo. Le gote gli diventarono lentamente sempre più rosse a causa del freddo e Draco non poté fare a meno di pensare quanto fosse bello.

Pensò che forse non sarebbe stato così male farlo entrare completamente nella sua vita, raccontargli ciò che stava accadendo e perché si sentisse così perso e vuoto. Ma poi ci ripensò perché lo conosceva da troppo poco e non sapeva se poteva fidarsi o no. Sicuramente ciò che ad oggi stavano condividendo non era una cosa da poco, il biondo non avrebbe mai potuto dimenticarsene, ma ancora non si sentiva pronto a fare quel passo. Era troppo presto, lui stesso ancora doveva capacitarsene e non avrebbe potuto parlare lucidamente a Harry. Inoltre, aveva bisogno che tutto rimanesse segreto e aveva il vago sospetto che se si fosse aperto, il corvino non ci avrebbe pensato due volte a raccontarlo ai suoi due migliori amici... e dal momento in cui uno dei due era Hermione Granger, avrebbe volentieri evitato guai prima del tempo. Il suo destino era segnato da ormai due mesi e non avrebbe permesso a quella che riteneva una cotta momentanea di rovinare tutto. Doveva portare a termine quel compito se voleva che lui e la sua famiglia continuassero a vivere, e con Harry alla calcagna non ci sarebbe mai riuscito.

Lasciò che il vento colpisse anche il suo di viso scompigliandogli i capelli platino costantemente in ordine. Per una volta avrebbe lasciato che fossero in disordine così che potessero prendere la piega dei pensieri nella sua testa. Era tutto confuso, sottosopra e poco chiaro.

Sperava solo che quell'inferno sarebbe finito prima possibile.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora