Trentanove - Responsabilità

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«Io non tornerò, Ginny» glie lo disse come se stesse per scappare per sempre, come se stesse per compiere un viaggio di sola andata senza un ritorno.

La ragazza lo guardò attentamente e si alzò mettendosi seduta a gambe incrociate sul letto. «Che intendi?»

«Devo terminare la missione che Silente ha iniziato e devo farlo da solo. Non so quando tornerò o se lo farò ma devo riuscirci, solo così potrò sconfiggerlo».

«Non devi fare l'eroe, Harry. Non c'è bisogno che rischi la vita per questo».

«Devo, Ginny. C'è una Profezia, nessuno dei due può vivere finché l'altro sopravvive. O lui o me, e io ho già scelto. Se dovesse prendere potere, sai che succederebbe? Sai che disastro accadrebbe?» le disse. «Non posso lasciare che questo accada... il destino del mondo è tra le mie mani e io farò il possibile per evitare che cada tra le mani di Voldemort».

Harry vide una lacrima scendere lungo il viso lentigginoso della rossa e si alzò poggiando la schiena sullo schienale del letto. Le prese le mani e l'avvicinò a sé fino a farle appoggiare la testa sul suo petto, iniziò ad accarezzarle i capelli e rilasciò un sospiro debole.

«Tornerò, Ginny» cercò di tranquillizzarla. «Tornerò da te».

«Non dirlo nemmeno per scherzo, e nemmeno per compassione».

«Non sto scherzando e non te lo sto dicendo per compassione... tornerò qui, tornerò da te e andrà tutto bene. Te lo prometto» le passò una mano sulla guancia umida.

«Non tornerai da me, lo sai anche tu».

«Draco è un capitolo chiuso. Mi ha tradito, mi ha distrutto, devastato, tutto quello che vuoi. Mi riconosci più, Ginny? Perché io no, ho smesso di farlo dal primo giorno che ho deciso di farlo entrare nella mia vita. Mangio come un uccellino e a malapena riconosco le priorità. Quindi sì, tornerò da te perché tu sai farmi sentire importante, non mi sminuisci e riconosci quando ho bisogno di spazio, di stare con me stesso».

Ginny lo guardò e fece un mezzo sorriso, passò una mano sulla sua guancia leggermente abbronzata e si avvicinò piano con il viso.

«Non voglio che stai con me per dimenticare Draco. Voglio che stai con me perché mi ami, perché hai capito che provi qualcosa... non sentirti in dovere di rendermi felice perché non importa quale ruolo tu decida di ricoprire nella mia vita, io ti vorrò sempre bene e potrai sempre contare sulla mia presenza» gli disse e Harry giurò di non aver mai sentito parole più sincere di quelle. «Prenditi il tempo che ti serve per dimenticare quello che hai vissuto, io non scappo. Sono cinque anni che ti aspetto, potrò farlo ancora».

Harry non resistette più, davanti a quella dichiarazione così schiacciante, a quelle parole così sincere, non riuscì a trattenersi. La baciò come lo baciò lei qualche giorno prima nel mezzo del campo di Quidditch dopo aver vinto la partita, la baciò come se ormai non contasse più nulla, ciò che era stato, ciò che era esistito prima di quel momento si annullò perché non sentiva più nulla se non le loro labbra che non potevano fare a meno di incontrarsi. Ginny lo attirò a sé e il corvino si ritrovò presto con il bacino in mezzo alle sue gambe, le mani della giovane viaggiarono fino ai suoi capelli corvini e li tirò leggermente. Le loro lingue si incontrarono dando vita ad un gioco di saliva che non ebbe fine troppo presto.

La maglia della rossa cadde a terra e così quella di Harry che si impegnò tremendamente a provare qualcosa che potesse equivalersi a ciò che aveva sempre sentito con Draco. Si impegnò quanto più possibile ma non sentì nulla, nessuna farfalla nello stomaco, nessun brivido lungo la schiena. Si sentiva bene, sì, ma non poteva minimamente competere con quello che aveva sempre provato quando era con Draco. Ma in quel momento decise di non pensarci, decisa di lasciare che Ginny gli riempisse totalmente i pensieri perché si meritava un po' di attenzione da parte sua. Ultimamente era stata la persona che più lo aveva aiutato, che più gli era stato a fianco e il minimo che potesse fare era dedicare quel momento completamente a lei, a loro, senza che ci fosse Draco a rovinargli il tutto.

Fu quando si ritrovarono senza più niente addosso che la rossa lo fermò facendolo staccare lentamente dalle sue labbra.

«Harry, non dobbiamo farlo per forza» gli disse.

«Lo so, ma voglio farlo se tu vuoi» rispose prontamente e la ragazza sorrise passandogli la mano lungo il volto.

«Certo che voglio, ma ti prego... non usarmi come dimenticatoio perché questo non so se sarei in grado di perdonartelo» sospirò.

«Non so di cosa tu stia parlando. Non gli ho rivolto nemmeno un pensiero da quando siamo qui, insieme».

Ginny, a quel punto, lo baciò e lasciò che il corvino entrasse dentro di lei e finalmente la completasse perché era dal primo giorno che lo aveva visto che aveva sognato quel momento e ora che stava accadendo, sentiva che niente poteva andare storto.

*

Il giorno prima della partenza arrivò e Hermione non smetteva di controllare se dentro quella maledetta borsa a perline ci fosse tutto quello di cui avevano bisogno. Harry aveva fatto un misero zaino con dentro le cose essenziali mentre Ron non si era sforzato di fare nemmeno quello. Erano sicuri che sarebbero tornati prima del tempo e tutto quello che stava facendo Hermione era esagerato.

In mezzo a quella sala, su quel divanetto di pelle bordeaux, c'erano solo loro intenti a sistemare tutto quello di cui avrebbero avuto bisogno in quel viaggio fino a quando Ginny non corse giù per le scale con solo una vestaglia addosso. Il viso sembrava sconvolto e i capelli erano totalmente scompigliati. Harry si preoccupò all'istante.

Si alzò di scatto dal divano e la guardò.

«Devi venire con me, Harry» gli disse e il corvino per un momento tremò. Ma che diavolo era successo?

Harry guardò prima Hermione e poi Ron e solo a quel punto decise di seguirla lungo le scale per sentire cosa avesse da dire. Si rifugiarono nella sua stanza e solo quando la porta fu chiusa, Ginny parlò.

«Devi promettermi che non scapperai» lo guardò con gli occhi tristi e spenti, sembrava davvero aver ricevuto la notizia più devastante di sempre.

«Non sono scappato fino ad ora, che motivi avrei di farlo adesso?»

«Harry, promettimelo» insistette la giovane e solo a quel punto il corvino capì quanto fosse seria quella situazione.

«Te lo prometto» disse poi e Ginny tolse la mano da sotto la vestaglia per porgergli un oggetto bianco e blu. Harry aggrottò le sopracciglia confuso e allungò le dita per afferrarlo. Quando vide cosa si era proiettato sopra quel coso si mise una mano sulla bocca e alzò lo sguardo sulla ragazza che era impegnata ad asciugarsi una lacrima.

«Abbiamo fatto un casino» soffiò.

Harry non riuscì a dire nulla, quelle due lineette lo avevano a dir poco lasciato a bocca aperta. Un bambino. Se solo avessero deciso di tenerlo, sarebbero diventati genitori. Harry sarebbe diventato padre.
Quel pensiero lo fece tremare ma allo stesso tempo lo rese felice come non lo era mai stato. Guardò la ragazza davanti a sé e cercò di trattenere un sorriso perché alla fine era felice, tanto anche.

«Che vuoi fare?»

«Io...Io non lo so Harry, è un bambino, un figlio, non un gioco. È una responsabilità enorme...».

«Ginny...».

«Lo vuoi tenere, Harry?»

«Sì, mi piacerebbe... mi piacerebbe tanto».

Ginny fece un mezzo sorriso e si avvicinò a lui.

«È una responsabilità, lo sai?»

«Sì, e tu?»

«Sì» il sorriso si allargò pian piano. «E lo sai che una volta presa questa decisione, avrai un motivo in più per non farti uccidere?»

Il corvino la prese per i fianchi e la avvicinò di più a sé.

«Avrò qualcosa in più per cui lottare».

«E dovrai farlo bene perché non crescerò questo bambino senza di te».

«Non lo farai, piccola» sussurrò ormai vicino al suo volto, le loro labbra si sfioravano. «Sarò con te, ad ogni passo che farai».

E la baciò sigillando quella promessa come se fosse cera lacca. Avrebbero avuto quel bambino, sarebbero diventati genitori.

E non avrebbero potuto chiedere di meglio.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora