Trentasette - Il Marchio

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«Dovresti sentire cosa ha da dire, Harry. Magari davvero non è come pensi».

Hermione se ne uscì con quella frase che Harry non apprezzò particolarmente. Avrebbe dovuto dirgli che stava facendo bene a comportarsi in quel modo e invece l'unica cosa che aveva ottenuto era una ramanzina perché aveva deciso che non era il caso di ascoltare le cazzate di Draco. Perché era questo che Harry pensava fossero: cazzate.

«Hermione, ma sei impazzita?» parlò Ron al suo posto e Harry lo ringraziò mentalmente. Per una volta Hermione aveva sputato la più grande baggianata dell'universo ed era il rosso ad avere ragione.

«Dico solo che dovrebbe ascoltarlo, non che dovrebbe perdonarlo» rispose in difesa la riccia.

«Ma tu da che parte stai, Hermione?» sbottò Harry mettendosi a sedere. «No, perché voglio ricordarti che mi ha tradito, è andato al letto con un'altra, con una donna, e che rideva, rideva allo stesso modo in cui rideva con me. E non l'ha fatto solo una volta. Che diavolo ti è preso?». Non voleva rivolgersi a lei in quel modo ma fu l'unico tono che gli uscì, ciò che stava dicendo gli stava facendo male e non poco.

La ragazza sospirò alzando le mani in segno di resa. «Avete ragione, scusate».

Harry e Ron si lanciarono un'occhiata dubbiosa, non riuscivano a capire per quale motivo la loro migliore amica si stesse comportando in quel modo.
Il corvino sospirò e si sdraiò di nuovo puntando lo sguardo altrove. Aveva bisogno di stare un po' da solo ma non aveva il coraggio di cacciare i suoi due migliori amici.

«Hai perso cinque chili in sette giorni. Ma io dico, sei impazzito?» se ne uscì all'improvviso Ron pronto a fargli anche lui una ramanzina, stavolta decisamente più sensata di quella di Hermione.

Harry sospirò ancora. «Lo so ma non ce l'ho fatta a ingerire nulla. Ho trascurato tutto, compresa la mia salute, e queste sono le conseguenze».

«Lui non si merita tutto questo, Harry. Gli stai dando la soddisfazione di stare male per lui» si intromise Hermione.

Il corvino fece un mezzo sorriso amaro. «Come se non fosse realmente così».

«Lo sappiamo tutti che è così ma tu non dargli questa soddisfazione. Se hai veramente intenzione di perdonarlo, deve meritarselo quanto più possibile e il modo migliore per farlo è fingere di stare bene. Gli devi mostrare che stai bene anche senza di lui. Lo farà uscire di testa» continuò la migliore amica.

«È difficile, Herm».

«Lo so Harry, ma solo così avrai ciò che vuoi».

*

Pochi giorni dopo Harry uscì dall'infermeria pronto a ritornare alla sua vita. Non aveva più visto Draco dopo l'ultima volta, Hermione varie volte gli aveva detto che aveva provato a convincerla a farlo entrare al suo posto ma la ragazza non aveva mai ceduto. Non era ancora il caso di farli incontrare e il corvino aveva apprezzato notevolmente questo gesto.

Doveva riprendersi. Doveva staccarsi da Draco e da quello che avevano condiviso per il suo bene. Doveva tornare a prendere in mano la sua vita e farlo prima che davvero sarebbe stato troppo tardi. Era ancora in tempo e doveva approfittare.

E poi quella notte era arrivò. L'incubo più grande di Harry si avverò.

Draco si trovava nel suo dormitorio a vagare avanti e indietro per la sua stanza, decidendo quando fosse il momento più opportuno per attaccare, per farsi finalmente avanti e togliersi di dosso quel grande peso che si portava avanti da ormai un anno.

Sbuffò sonoramente e preso dall'ansia uscì in fretta, prima avrebbe attaccato, prima si sarebbe sentito meglio.
Entrò nella Stanza delle Necessità e si piazzò davanti l'Armadio Svanitore. Doveva permettere l'accesso ai Mangiamorte se voleva che tutto andasse secondo i piani.

Harry atterrò sulla Torre di Astronomia affiancato da Silente che ancora doveva riprendersi del tutto dal viaggio che avevano fatto per l'Horcrux, Harry lo aiutò ad alzarsi e ignorò le continue richieste del Preside: voleva che chiamasse Piton, che lo andasse a cercare chissà dove ma il corvino non aveva intenzione di allontanarsi da lì, Silente era debole e sarebbe stato per chiunque un bersaglio facile. Doveva proteggerlo.

Il Preside continuava a supplicarlo di allontanarsi ma Harry non si mosse di un solo centimetro fino a quando dei passi non lo obbligarono a bloccarsi e Silente a zittirsi.

«È il momento» disse.

Momento? Che momento? Harry aggrottò la fronte e girò la testa verso la scala a chiocciola dove vide l'ultima persona che sperava di vedere: Draco.
Il biondo era stretto nel suo completo nero, in mano stringeva la bacchetta e aveva notato il terrore che lo circondava. Il corvino fece di tutto per non pensare negativamente ma non ci riuscì: all'improvviso fu tutto troppo chiaro.

Harry si alzò lentamente da terra per rimettersi in piedi senza però distogliere nemmeno per una volta lo sguardo da quello del biondo. Non voleva crederci eppure dovette farlo perché ora non aveva più scampo.

«Buonasera Draco» lo chiamò Silente. «Cosa ti porta qui in questa bella serata primaverile?»

Draco spostò lo sguardo verso il Preside. «C'è qualcun altro qui con lei?»

«Solo chi vedi» rispose. «Il nostro Harry Potter è uno tosto... ho provato a farlo smuovere da qui ma non c'è stato verso, ma questo tu lo sapevi... hai imparato a conoscerlo» fece un mezzo sorriso. «Ti sei posto delle domande, Draco? Draco... tu non sei un assassino».

Il biondo serrò la mascella. «Come sa cosa sono? Potrei sconvolgerla» rispose insolentemente puntandogli contro la bacchetta.

«Draco, che diavolo combini?» si intromise Harry. «Abbassa quella bacchetta».

«Come per la Fattura a Katie Bell sperando che mi desse la collana affatturata? O sostituire una bottiglia di idromele a una al veleno? Perdonami... ma questi tentativi sono così deboli che penso tu non ci abbia messo davvero te stesso» rispose al biondo Silente senza ascoltare minimamente le parole di Harry.

Draco tremò e lo fece anche Harry. Tutti i suoi sospetti erano stati veri. Era stato lui a far del male a Katie Bell ed era sempre stato lui a far quasi morire il suo migliore amico fra le sue braccia. Il corvino giurò di non sentire più le gambe.

«Lui si fida di me... sono stato scelto!» E poi lo fece. Tirò su quella maledetta manica della giacca e Harry sentì un vuoto colmargli il petto, peggio di quando lo aveva trovato al letto con Astoria solo pochi giorni prima.

Gli occhi si inumidirono e puntò le iridi smeraldo in quelle grigie del biondo che lo guardò: era mortificato ma Harry non riuscì a provare pena. Quella era stata l'ennesima prova del fatto che Draco non si fosse fidato di lui, era stata l'ennesima cosa che gli aveva nascosto. Non solo lo aveva tradito ma gli aveva anche mentito su qualcosa di così importante, su un qualcosa su cui Harry aveva sempre avuto il forte sospetto. Si era preso gioco di lui, ancora.

Una lacrima scivolò lungo la guancia leggermente abbronzata del corvino. «Spero tu abbia una spiegazione per questo» soffiò.

«Non ora, Harry. Ascoltami, vai via da qui okay? Se ti dovessero vedere, ti uccideranno».

«Che lo facciano» rispose ringhiando e avvicinandosi al biondo. «Mi hai mentito... ancora» insistette.

«Ho dovuto» gli disse. «L'ho fatto per proteggerti e lo sai».

«Proteggermi?» ridacchiò nervosamente Harry. «Anche tradirmi l'hai fatto per proteggermi? L'hai fatto per allontanarmi da questo

«Sì» soffiò annuendo leggermente. «Era l'unico modo per allontanarti, per tenerti al sicuro».

«Al sicuro, dici?» ridacchiò ancora. «Sono quindici anni che rischio la vita ogni giorno, Draco. Voldermort mi sta cercando da quando mi ha procurato questa...» si scoprì la cicatrice. «... sono anni che spera di uccidermi e tu volevi mettermi al sicuro? E chi cazzo ti credi di essere?» sbottò. «Il mio salvatore? Dio sceso in Terra? Nemmeno mia madre è riuscita a proteggermi, e pensi di poterlo fare tu

«Volevo solo tenerti al sicuro da me».

«Allora complimenti, Draco» rispose. «Missione compiuta, mi hai perso».

Draco strinse la bacchetta nel pugno e fece per rispondere ma una voce gelida e melliflua lo fece zittire così come fece raggelare Harry.

«Avada Kedavra».

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora