Tredici - Guai in vista

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«Sei stato fuori tutta la notte, dove eri finito?» chiese il rosso mentre si allacciava la cravatta davanti allo specchio.

«Ero con Draco».

Ron sospirò e lasciò perdere la cravatta per girarsi verso di lui per lanciargli uno di quegli sguardi che non avevano bisogno di parole per capirli.

«Harry, mi dici che diavolo state combinando?».

«Niente, Ron. Siamo amici» rispose.

«Amici che quando si ubriacano finiscono al letto insieme?».

Stavolta fu il turno del corvino di sospirare. «È successo solo una volta e per puro caso. Se fossimo stati lucidi non sarebbe successo».

«Ne sei sicuro di questo? Perché Harry, ti ha tenuto fuori tutta la notte e cavolo... stai bene. Non so se te ne rendi conto».

«Ron, basta. Non sono gay, okay? E nemmeno lui. Ti dico che non sarebbe successo se non avessimo bevuto tutti quei drink».

«Come diavolo fate a parlarne e scherzarci su come se nulla fosse? Harry, ti rendi conto di quello che è successo? Siete andati al letto insieme, avete scopato» scandì le due parole come se il corvino ne avesse bisogno, come se dovesse fargli capire il grosso danno che avevano combinato ma l'unica reazione che ottenne da Harry fu uno sguardo accigliato. Davvero non vedeva il problema, non pensava nemmeno che se ne dovesse creare uno.

«Te lo ripeto un'ultima volta, Ron: siamo amici, non c'è nulla tra noi. Adesso smettila, non sono dell'umore per parlare di queste cose» sbottò prima di uscire dalla stanza e andarsene. Non aveva voglia di sentire nient'altro che riguardasse Draco e la loro situazione. Che poi, secondo Harry, non c'era nessuna situazione. L'unica cosa che c'era tra loro era amicizia, quello che era successo alla festa era stato un incidente che non si sarebbe più ripetuto. E lo sapevano entrambi, motivo per il quale continuavano a mandare avanti il loro rapporto come se nulla fosse successo.

Dopo essersi vestito uscì dalla stanza e scese le scale fino ad arrivare alla Sala Comune. Ai piedi delle scale trovò Hermione che in viso aveva dipinta un'espressione di puro dispiacere. Aveva le mani intrecciate sul davanti e lo sguardo per metà basso. Alla vista, la riccia allargò le braccia pensando che Harry ne avesse bisogno, e anche se quest'ultimo aveva passato l'intera nottata ad essere consolato, gli abbracci della sua migliore amica sarebbero rimasti comunque gli abbracci della sua migliore amica. Non avrebbe mai potuto rinunciare a un abbraccio di Hermione, l'unica che fino a quel momento non l'aveva abbandonato nemmeno per un secondo, nemmeno per un attimo. L'unica che non aveva mai avuto dubbi su che parte stare. Poteva anche esser piombato Draco nella sua vita ma Hermione rimaneva comunque l'unica persona di cui aveva la certezza che non lo avrebbe mai lasciato solo.

Il corvino scese l'ultimo scalino e l'abbracciò. Nascose il viso nell'incavo del suo collo e si lasciò cullare dalle sue dolci carezze. La riccia alternava le carezze dalla testa alla schiena sperando potessero bastare per spazzare via il dolore. Rimasero così attimi che sembrarono infiniti, attimi in cui Harry quasi dimenticò dell'assurda nottata che aveva passato.

«Sei stato con Draco stanotte?» azzardò a chiedere la migliore amica e Harry annuì staccandosi lentamente. «Non voglio farti la predica, ma Harry... sei sicuro di quello che stai facendo?».

Il corvino si fermò un secondo a pensare prima di rispondere. Non era mai stato sicuro di niente, aveva passato quei cinque anni a pensare cosa fare ogni volta che gli si parava davanti una situazione difficile da affrontare. Al primo anno non era sicuro di quello che Hagrid gli aveva detto, del fatto di essere un mago e di esser sopravvissuto a Voldemort; al secondo anno non aveva creduto a Tom Riddle; al terzo anno non aveva creduto a Sirius pensando fosse un criminale a causa del quale i suoi genitori erano morti; al quarto anno non aveva creduto un solo secondo a tutta la situazione che si era creata, il suo nome dentro il Calice di Fuoco gli era sembrato un sogno dal quale non riusciva a svegliarsi eppure solo alla fine, solo alla morte di Cedric aveva realizzato che ciò che aveva vissuto fosse reale e non era mai stato un sogno. Ed ora, al quinto anno, non stava credendo a ciò che era successo. La morte di Sirius l'aveva destabilizzato come poche cose, l'unica persona che gli era rimasta della sua famiglia era morta e adesso non aveva più nessuno su cui contare. Harry aveva dubitato di tantissime cose eppure... eppure nemmeno per un attimo aveva dubitato di Draco. La persona su cui doveva avere più dubbi e interrogativi, in realtà era l'unica che non glie ne aveva creati.

«Sì, Hermione. Per una volta so quello che sto facendo e credimi... è bellissimo».

La ragazza gli dedicò un mezzo sorriso e gli diede un ultimo abbraccio veloce prima di allontanarsi di qualche passo, giusto il tempo di vedere scendere Ron con la cartella in spalla. Erano pronti ad andare a lezione nonostante tutto.

Tutti e tre uscirono del Buco del Ritratto ma ciò che trovarono lì fuori, non se lo aspettavano. Soprattutto Harry.

«Potter» ringhiò la voce e Harry aggrottò le sopracciglia. Che diavolo ci faceva lì Draco Malfoy? E perché era così tanto arrabbiato?

«Ma che diavolo... ahia! Ma sei impazzito?» sbottò il corvino appena la sua schiena sbatté prepotentemente contro il muro. Draco l'aveva preso e l'aveva sbattuto con forza contro la parete. Doveva essere impazzito, davvero.

«Hai spedito mio padre ad Azkaban. Tu e la tua fottuta testa calda dovete darvi una controllata. Non me ne frega un cazzo se fai danni che riguardano te e ciò che rimane della tua merda di famiglia, ma se devi mettere in mezzo la mia, Potter, allora è meglio che mi stai alla larga. Ti è chiaro?» era rosso dalla rabbia e quasi urlava. Harry era sicuro di non averlo mai visto così.

«Ma che cazzo stai dicendo?» lo spinse lontano da sé. Stavolta era il suo turno di urlare. «Ma ti senti quando parli? Tuo padre è stato spedito ad Azkaban perché se lo meritava, e tu questo lo sai. È Mangiamorte da quando è nato, che ti aspettavi? Che l'avrebbe passata liscia?» sputò nervoso. «Non puoi scaricare la colpa a me per la merda che fa la tua famiglia. Non osare Malfoy, non te lo permetto!».

«Mio padre è stato spedito ad Azkaban perché tu non ti sei fatto i cazzi tuoi» ringhiò. «Come sempre d'altronde. Tutti quelli che ti circondano sono morti per lo stesso motivo. Hai ragione, che mi aspettavo?» disse con un tale disprezzo che Harry giurò di aver sentito dei brividi di disgusto salirgli per la spina dorsale.

«Vai a farti fottere, Malfoy» gli disse utilizzando lo stesso tono. Lo superò dandogli una spallata e invitò Ron e Hermione a seguirlo, cosa che i due fecero solo dopo essersi lanciati un'occhiata sospetta.

E poi accadde l'ultima cosa che Harry aveva sperato non accadesse. Ron si fermò davanti a Draco e gli tirò un pugno sullo zigomo facendolo cadere a terra.
Il corvino si girò di scatto e lo fece anche la riccia. Sgranarono gli occhi. Cazzo.

«Sciacquati la bocca quando parli delle famiglie degli altri, Malfoy. Pensa prima alla tua» sputò nervoso. Draco, a quel punto, si alzò e si scagliò contro il rosso con l'intenzione di ricambiare il pugno. E ci riuscì.

«Draco!»

«Ron!»

Harry corse verso il biondo e lo prese per la divisa togliendolo da sopra il migliore amico mentre Hermione andò dal rosso per tenerlo fermo.

«Ma che diavolo vi ha preso? Siete per caso impazziti?» urlò il corvino.

«Lasciami» ringhiò il biondo cercando di divincolarsi dalla presa ma Harry continuava a tenerlo fermo. Voleva evitare che si scagliasse contro Ron ancora una volta. «Ti ammazzo Weasley, lo giuro che ti ammazzo!».

«Che cosa sta succedendo qui?» una voce alle loro spalle. La McGranitt.

Ora erano nei guai. Lo erano sul serio.

Eclissi di Luna - DrarryDove le storie prendono vita. Scoprilo ora