15. Chance

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Does she feel the energy the way that I do?

In the air whenever we get in the same room?

'cause I don't know how to read her mind

And I don't wanna cross the line

Does she know I'm thinking 'bout her plenty?

[Hayley Kiyoko]

***

Quel venerdì di febbraio, Lauren si presentò innanzi alla biblioteca pubblica di Pine Hills alle due in punto. Aveva da poco terminato le lezioni a scuola e, dal momento che lavorava a un paio di isolati di distanza, aveva ben ritenuto di riuscire per tempo in quella sorpresa.

Parcheggiò in retromarcia la Nissan Rogue di terza generazione di cui era gelosa come avrebbe potuto esserlo solo della propria moglie (chissà!) o di un volume ottocentesco in copia originale, e discese agilmente. Poiché trasportava un frappè alla banana in una mano e un sacchetto contenente donuts glassati nell'altra, richiuse la portiera con l'ausilio del gomito e solo l'universo seppe come riuscì a pigiare sul telecomando il tasto atto a bloccarla.

Si appostò contro il cofano dal lato del passeggero e attese pazientemente che Camila uscisse dall'edificio. Per lei aveva in serbo una novità che sperava gradita: non solo quella di andare anche a prenderla. Insomma, la voce dei doveri coniugali era ormai troppo forte per non essere ascoltata dal suo senso di colpa.

Uscendo, Camila timbrò il cartellino solo qualche minuto dopo la conclusione dell'orario lavorativo ufficiale. Era impegnata in una telefonata con Dinah già un abbondante quarto d'ora, ovvero da quando Allyson le aveva dato il cambio.

- Potrebbe andare meglio, sì, ma sono determinata a trovare un compromesso con cui risolvere le incomprensioni. È strano, sai? Litigare così di frequente... -. Quando notò Lauren venirle incontro a grandi falcate, con in viso dipinto un sorriso raggiante, ammutolì. Oh, era tempo che non gliene rivolgeva uno simile! - Cheechee? Perdonami, ti devo lasciare. Ti richiamo più tardi, d'accordo? -.

Spinse il maniglione rosso della porta a vetrate che costituiva l'accesso secondario alla biblioteca e, non seppe dire né perché, né come, si ritrovò con la tempia premuta contro le labbra di Lauren, mentre ella la stringeva contro l'elegante cappotto lungo.

- Sorpresa - udì, oltre la lana che le pigiava la frangetta sulla fronte.

- Ehi, Lo - ricambiò timidamente. Quel calore tentatore che spesso la vessava nei sogni più reconditi pareva ora una necessità quantomai urgente. - Stavo giusto per prendere l'autobus -.

- Mica ti dispiace un cambio di piano? -. Lasciandola andare, Lauren le allungò il frappè e i donuts. - Ho pensato potesse farti piacere, il dessert - spiegò, senza tuttavia incrociare il suo sguardo colmo di tenerezza. - Insomma, sono consapevole che avrai già mangiato e tutto, ma... -.

- Andiamo allora - la interruppe Camila, prima di chiudere la bocca sulla cannuccia e aspirare un sorso. Con la coda dell'occhio sbirciò furtivamente nel sacchetto di carta: oh, come la conosceva bene! Preda della golosità e di un piacevole imbarazzo, si morse l'interno guancia. Levò lo sguardo su quello di Lauren e - Lo apprezzo - ringraziò. S'approssimò per vellicarle la gota infreddolita con un bacio. - Molto - addusse.

***

Sebbene la strada fosse stata perfettamente ripulita il giorno precedente, una spolverata di neve fresca giaceva indisturbata sull'asfalto su cui il SUV avanzava con cautela. Camila guidava gli occhi oltre il finestrino del passeggero, lì dove per miglia e miglia non si distingueva altro colore oltre al bianco candido. Osservarlo donava quasi una sensazione di dolore fisico.

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