27. Wicked games

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I left my girl back home

I don't love her no more

And she'll never fucking know that

These fucking eyes that I'm staring at

[The Weeknd]

***

Casa Jauregui, Miami, Florida


Clara la strinse sull'uscio con tanto affetto che quasi le fece dimenticare la disagevole situazione relazionale che viveva con la moglie. Pareva adorarla più della sua stessa primogenita: doveva essere un vizio delle madri cubane.

- Cara! Non sai come sono felice di vederti: come sta la mia nuora preferita? -.

Sui fianchi, Camila poté percepire la presa di Lauren irrigidirsi, quando la suocera la rilasciò. Perciò, - Molto bene - mentì, distendendosi in un largo sorriso. Si volse fugacemente in direzione della corvina per lanciarle un eloquente sguardo di rimprovero. Al momento (purtroppo, diremmo noi), comunicavano così, con le occhiatacce più ostili.

Il solo fatto isolato che avrebbero trascorso a Miami due giorni e due notti, vale a dire un intero fine settimana in cui avrebbero condiviso spazi più angusti, bagno, letto et cetera, preannunciava una guerra uxoricida. Nessuna di loro tuttavia, si aspettava di ottenere una vittoria schiacciante, piuttosto una doppia sconfitta. D'altronde, dato il legame viscerale che continuava ad accomunarle, l'una avrebbe accusato i colpi inferti all'altra come propri, e viceversa.

Enorme sollievo di Camila fu ricevere una provvidenziale telefonata da Dinah. Lasciò Lauren a disfare i bagagli e sgattaiolò in terrazza per godere di un prezioso attimo di solitudine, in compagnia del cielo rosato di Miami.

Era una festosa sera di primavera. Richiamava, a tratti, qualche indefinito frammento di una sacra scena mitologica; e per i cuori più eruditi risultava dunque di gran conforto.

- Ehi, Di -.

- 'sera, Mila. Tutto bene sull'aereo? -.

- Fosse stato l'aereo il problema... Comunque sì, almeno quello -.

- Percepisco un certo disappunto. Ti va di continuare a raccontarmi? Sono rimasta alla scenata che hai fatto nel ristorante... -.

- Indovina - ribatté pigramente Camila, sostenendosi contro il parapetto. Le carezze vespertine del sole la riscaldarono alquanto; magra consolazione in luogo di un abbraccio che non perveniva da più di una settimana. Calò le palpebre per figurarsi meglio il ricordo: bruciava ancora terribilmente.

- Ci sei andata a letto? Dimmi di sì, ti prego: sono tutta orecchie per i dettagli piccanti e pronta a comprare i fuochi d'artificio -.

- Purtroppo no; sarebbe stata una telenovela. Diciamo quasi -. Qui assottigliò la voce fino a un sussurro, mentre controllava nervosamente la porta a vetro della terrazza. - Se lei non si fosse fermata per dirmi che sono presuntuosa a credere che proviamo lo stesso, saremmo andate avanti tutta la notte. E ti assicuro che avrei ancora i lividi da mostrarti... -. Indi, alla suggestione, affondò i denti nel labbro inferiore.

- Oh -.

- Già -.

- Se non puoi approfondire adesso, possiamo vederci in qualche bel posticino a metà strada; ad esempio domenica per pranzo -.

- Sarebbe ottimo. Stasera mi svago un po' e per domenica sarò in gran forma, vedrai -.

- Ci conto! - ruggì Dinah, prima di salutarla affettuosamente e attaccare.

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