37. Paranaué

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Ma tu riesci a capirmi, a togliere i filtri

Mi leggi dentro come i libri e hai le parole giuste da dirmi

Quando ti spogli, son fogli i nostri vestiti

Lasci una piega alla mia pagina prima di rivestirti

[Gaia, Tedua]

***

- Sì, la ringrazio comunque... Buona giornata! -.

Lauren attaccò senza attendere ulteriori repliche. Gettò un'occhiata a destra, e una a manca, e poi sfogò la frustrazione sul clacson. Se avesse cominciato a urlare, avrebbe sicuramente perso la voce. Non appena recuperò una certa compostezza, mentre l'affanno della collera si acquietava e la pulsazione sulle tempie si appiattiva, riportò l'automobile in carreggiata con un'inversione a U e accelerò verso Johnstown. Trattenne la furia in un angolo delle viscere fino a che non parcheggiò in garage. Allora discese, quasi inciampando per la foga che ci mise, e si affrettò sulle scale per il primo livello abitativo, intenzionata a marcire nello studio per il resto della giornata.

Non c'era sensazione peggiore di vedersi annullare un incarico prestigioso, dopo essere stata licenziata in tronco. In pochi giorni aveva perduto ogni risorsa lavorativa; e ciò instillava in lei, oltre a un greve senso di impotenza, il sospetto di essere invero una nullità, un'inetta. Una volta date in pasto alle stampe, le parole cessavano di appartenerle, evidentemente; e dunque, articolo dopo articolo, la prosciugavano di ogni forma di autorevolezza, sino a renderla un fantasma giostrabile dai più. Ah, che miseria!

- Oh, Lauren, eccoti. Non pensavo avresti fatto tanto presto -.

A interrompere il suo flusso di improperi impliciti non era stata Camila (e cioè l'unica anima di cui potesse curarsi senza riserve, in quel momento di annebbiamento), bensì una voce profonda, stentorea, che emanava una flemma in completo disaccordo con la professione per cui era adoperata. Apparteneva a suo fratello Christopher; lo scavezzacollo che a ventinove anni marciava ormai su una via oltremodo retta; retta come la legge.

- Nemmeno io, guarda - borbottò ella in risposta, mentre egli si avvicinava per abbracciarla, salvo poi cingerle le spalle affettuosamente, senza rilasciarla. In tutta sincerità, avrebbe preferito vederlo sotto circostanze meno funeste; e quella cravatta perfettamente annodata sotto il colletto della camicia non faceva che aggravarle.

In cucina, Camila stava caricando la moka del caffè. Aveva udito un rumore di automobile dal garage e ora respirava un brutto presentimento. Voltandosi, trovò la moglie e il cognato sulla soglia, l'una stretta all'altro, intenti a discutere più con gli occhi che con le parole. Da loro irradiava un'aura di lieve preoccupazione: l'udienza non rimaneva molto distante nel tempo, ma dopo il primo confronto con l'accusa nutrivano qualche speranza in più. Il fatto non sussiste, continuava a ripetere Christopher, come incoraggiamento. Se dimostriamo che non hai mai presieduto il corso pomeridiano, non possono certo incriminarti sull'attività curricolare.

- È stata una degenerazione, Laur. E tu non ne sei responsabile nemmeno come sorvegliante. È vero che il laboratorio porta il tuo nome, ma è anche vero che la tua presenza è esplicitamente non richiesta durante i lavori. Sono calunnie, insomma -. Christopher si allungò verso la tracolla che in precedenza aveva deposto su di una sedia. - Ho recuperato i documenti che lo attestano, insieme alle mail di Grant... -.

Lauren tuttavia, gli porgeva l'orecchio con mestizia. Continuava a domandarsi dove avesse sbagliato. Probabilmente non aveva la responsabilità che le accuse le attribuivano, ma di certo aveva piantato il seme del male in quei ragazzi se, alla prima occasione favorevole, avevano tralignato dal sentiero maestro.

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