42. Coming home

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Baby, baby, baby

I'm coming home to your tender loving

You're my one and only woman

The world leaves a bitter taste in my mouth, girl

You're the only one that I want

[Leon Bridges]

***

Per come Camila la stringeva forte, Lauren si convinse non volesse rilasciarla mai. Adagiava il mento in cima alla sua spalla e si cullava, colma di una mancanza proporzionata alla distanza siderale interpostasi tra loro durante l'udienza. Quell'abbraccio era metafora ed essenza della liberazione; era conforto nella forma di un torace premuto sull'altro.

- Per un attimo ho temuto... -.

- Anch'io, Camz, anch'io; come sono contenta -.

Mentre si discostava gentilmente, frammise un indice, come per dirle di attendere. Quindi la condusse fuori dall'aula da un'uscita secondaria, seguendo la borsa plaudente di Christopher e il passo lesto che apriva la folla. Lasciò che egli proseguisse sino all'automobile, e sospinse da parte la compagna, appena dietro l'angolo. Affondò le mani tra i capelli, che per l'occasione si addensavano in onde ai lati del viso, e le portò sul retro del collo. Quando le ritrasse, reggevano le due estremità in oro bianco di un ciondolo: uno splendido smeraldo ovale, incastonato in una corona di dodici diamanti rotondi; e una fila di altri sei che lo congiungeva alla montatura principale.

- È di mia nonna – spiegò, aprendosi gradualmente in un sorriso che scintillava quanto il gioiello, sotto i timidi dardi solari. – O meglio era; adesso è tuo -. Lo accomodò in un palmo della cubana. Chiudendolo, vi depose le labbra a sigillo. – Camz – soggiunse, con gli occhi fulgidi e il cuore in gola. – Vorrei costruire una famiglia; crescere quei quattro, cinque – qui fece una breve pausa per gustarsi l'idea, che appariva idilliaca – bambini che nominasti, l'anno scorso. - Non c'è niente, niente che mi renderebbe più felice di quel che sono adesso; con te -.

L'espressione di pazza gioia che scolpiva i tratti botticelliani del suo volto s'ammorbidì nella sincerità dell'affezione, in placida attesa di una risposta.

Camila invece tacque. Nonostante la commozione che le bagnava le iridi, scrutava la compagna con piglio quantomai serio. Non batté ciglio, non articolò verbo. Mosse appena il capo per annuire; poi allacciò un braccio attorno alle sue spalle. Giungendosi alle sue labbra, si lasciò trasportare sino all'automobile, come se d'improvviso, a causa del sollievo, fosse divenuta di piuma.

***

Orlando, Florida

Il giorno precedente


Impaziente nell'attesa, Normani si discostò dal campanello. Affondò una mano in tasca, preda di nervosismo, e serrò l'altra attorno al singolo rametto fiorito di Garcinia sessilis che rovesciava sottosopra; la specie vegetale rappresentativa delle isole Fji, delle Salomone, delle Samoa e del Regno di Tonga, soprattutto. Certo non si poteva dire fosse giunta impreparata, ma ugualmente s'incordava, al pensiero di vedere la porta innanzi aprirsi e rivelare colei che le ispirava una tale poltiglia del cuore in un cuore già abbastanza apprensivo di per sé.

- Mani! -.

Dinah non le concesse di abbozzare una ribattuta, né, tantomeno, un timido scambio di sguardi. Agguantò il colletto discinto della sua polo a tinta unita e la trasse agilmente all'interno. Richiuse in fretta l'uscio per premerla su di esso e accoglierla con un caloroso abbraccio di labbra; fervente come una febbre virale, intenso quanto una sgroppata tachicardica del cuore, sospeso su oceano di trepidazione intento a sferzare la loro zattera di fiamme sopite con la forza. Qual rischio migliore v'era di vederla divorata dal fuoco mentre permanevano i puntelli di costruzione in corso?

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