30. I love you more than you'll ever know

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I'm just trying to be somebody

You can love, trust, and understand

I know, I know, I know that I can be

A part of you that no one else could see, yeah

[Donny Hathaway]

***

Alle sue orecchie, il ticchettio dell'orologio della cucina era divenuto insopportabile: perché di Lauren non v'era nemmeno l'ombra quando l'orario di cena convenzionale era ormai superato? Insomma, gli scrutini di fine anno l'assorbivano sempre tanto a lungo?

Camila stritolò la spugna in un pugno ferreo, lasciando che gemesse la schiuma reduce sul fondo vuoto dell'acquaio. Una vaga consapevolezza, o meglio un timore sinistro, stava velocemente prendendo forma tra l'una e l'altra tempia. Quella baldracca.

- Ma non è così che avete deciso? - sussurrò debolmente, crollando contro lo stipo delle stoviglie.

Sospirò, esausta: il lavoro da solo non era mai riuscito a consumarla sino a quel punto. Lauren, vale a dire il furioso sentimento che inconsapevolmente aveva appiccato, sì. Perché aveva creduto che incastrarla in un matrimonio colmo di infedeltà sarebbe stato assai meglio che renderglielo manifesto? Stupida, si rimproverò. Ti professi tanto acuta e poi scegli spontaneamente di soffrire peggio di un cane.

Quanto tempo ancora sarebbe occorso per udire la parola divorzio rimbombare tra le mura di quella casa comune, acquistata con i proventi di quelle che avevano venduto? Quanto per cessare di stringersi nel letto, di confidarsi? Quanto perché l'interesse reciproco, pur amichevole, perisse in via definitiva?

Certo non avrebbe sopportato nulla di tutto ciò; e di lei, ancor prima che se ne accorgesse, Amore avrebbe fatto una lugubre carcassa su cui ballare.

So benissimo cosa vuoi, le suggerì una voce. Questo... questo non cambia nulla.

Dopo che ebbe riposto i guanti di gomma e disinfettato l'acquaio, il silenzio sommario che aleggiava su quel piano venne colmato prima dai suoi, assordanti pensieri, e poi da un tintinnio di chiavi. Lauren.

- Camz, sono io - si annunciò ella, entrando. Dribblò abilmente la cucina, lanciando il cappotto sullo schienale del divano, e si precipitò al piano di sopra. La fretta guizzava a fior di pelle come un'anguilla tra le alghe.

Camila, immobile con uno straccio tra le mani e una palma sulla maniglia del frigorifero, si limitò a inspirare profondamente. Basta, si disse, affrettandosi al suo seguito. Per com'era era tormentata, nemmeno l'ombra della separazione avrebbe potuto indurla a retrocedere, non dopo che si era già esposta irrimediabilmente. Che Lauren sapesse, che il loro rapporto finisse: a un fuoco unilaterale preferiva di gran lunga un cumulo di cenere; a un vaso crepato, i suoi cocci più infinitesimi. Non si trattava solo di fottere; assolutamente no.

- Hai mangiato? - esordì, affacciandosi in camera da letto, dove la corvina era intenta a cambiarsi d'abito, rimbalzando tra il bagno e l'armadio. La sua schiena sensuosa emerse integralmente agli occhi caldi e adoranti della luce artificiale.

Era tanto arduo desiderarsi, nel momento in cui si sceglieva di svestirsi in presenza dell'altra, e non soltanto vagare pudicamente su uno specchio di corpo?

- Non ti preoccupare, tanto esco subito -.

Per Camila non lo era affatto, anzi; era di una semplicità elementare sorprendersi smossa e accesa da quella visione, e poi nutrirla intenzionalmente. Così, - Esci? - ripeté, perplessa. Sarebbe stata la quinta volta nel giro di due settimane. Pacifico che non dormisse serena nemmeno in sua presenza. Il modo con cui ella la stringeva sotto le coperte aveva cambiato colore. Dal cobalto era trasmutato in cinabro, ma non a causa di un esplicito cambiamento tra loro. Doveva essere per forza intervenuta la costanza di una terza figura: non importava se una donna, un uomo, o un'anima che esulasse da questi termini. In quel momento aborriva ogni individuo capace di prendere le vesti rivali.

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