34. Conversations in the dark

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On Sundays mornings we sleep 'til noon

Oh, I could sleep forever next to you, next to you

And we, we got places we both gotta be

But there ain't nothing I would rather do

Than blow off all my plans for you

[John Legend]

***

Tre mesi dopo all'incirca


«All these things inclined her, step by step, to submit to the new discovery, whether Queen Victoria's or another's, that each man and each woman has another allotted to it for life, whom it supports, by whom it is supported, till death them do parrt. It would be a comfort, she felt, to lean; to sit down; yes, to lie down; never, never, never to get up again».

«Tutte queste cose la resero proclive a riconoscere, a poco a poco, la nuova scoperta, sia che provenisse dalla regina Vittoria o da qualcun altro; cioè, che ogni uomo, ogni donna ha un compagno nella vita, il quale gli è predestinato, che protegge o da cui è protetto, sino all'istante in cui la morte li separerà. E sentiva che sarebbe stato gran conforto potersi appoggiare; sedersi; anzi, coricarsi; e non levarsi mai, mai, mai più».

[Virginia Woolf, da Orlando]

Il buio riciclava i colori sottratti alla stanza per dipingere tele e tele di pensieri che le trovavano tanto discordi quanto concordi, lì, distese l'una accanto all'altra, in una placidità di corpi che era figlia legittima della bonaccia sanguigna che fluiva nelle loro arterie.

Si scrutavano con estrema dolcezza, ormai svuotate dall'impeto passionale, pur senza vedersi chiaramente. Entrambe possedevano, circa i luoghi fisici e metafisici della compagna, una memoria infallibile. Erano divenute reciproca estensione sensoriale, in una certa misura, dell'imperfetto riflesso che avevano costituito per l'addietro.

Tosto che il sole settembrino cominciò ad arrampicarsi sulla persiana serrata con cura soltanto nella metà inferiore, e che si insinuò lentamente nella regione bucherellata, la sua luce lusingò prima la spalla destra di Lauren, che sbucava dal candore del lenzuolo, e poi la relativa clavicola, che invece godeva già di un calore consolidato. Intrattenuta dalle dita con cui la ripassava, Camila distese le labbra in un sorriso sghembo. Puntellò il gomito libero sul guanciale per sopraelevarsi un poco, e proseguì pacificamente nel disegno immaginario che ancora andava definendo.

- È proprio vero che il sole bacia i belli, huh? – chiosò, con i riccioli che le scendevano sulle guance e sul petto; la bocca di un invitante rosso ciliegia, il viso pallido, a confronto, e una gioventù rinnovata che lo cavalcava, seguendo lo spartito patetico dell'amore, in chiave di Sol minore: L'estate.

In forza della necessità efferata che montava loro in corpo e pulsava nel sangue trasportato dai vasi, e le rapiva nella contemplazione, non avevano quasi mai chiuso occhio: forse solo intorno alle due, per un fugace pisolino, poi avevano proseguito strenuamente la veglia.

Allorché quella carezza divenne solletico, Lauren ridacchiò, spensierata, e intrappolò la mano che la vellicava nella propria. Scrutò Camila di sottecchi, ma con attenzione vivace, frattanto che la luce si rovesciava su di un'area via via maggiore. Quindi posò le labbra all'interno del suo polso, lì dove poteva percepire il battito senza sforzo. Piuttosto, - All the letters I can write – soffiò con voce bassa, suadente, misurata in un cucchiaino di zucchero, come se dovesse imboccarle l'ultima briciola di una leccornia – are not fair as this / Syllables of Velvet / Sentences of Plush, / Depths of Ruby, undrained, / Hid, Lip, for Thee / Play it were a Humming Bird / And just sipped / me -.

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