22. I wanna be yours

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If you like your coffee hot

Let me be your coffee pot

You call the shots, babe

I just wanna be yours

Secrets I have held in my heart

Are harder to hide than I thought

[Arctic Monkeys]

***

L'aria satura di cloro le graffiò le mucose nasali, accaldandola nel maglioncino che indossava e che subito sfilò, rimanendo in una graziosa canottiera intima. Ringraziò gli strappi vistosi che decoravano i jeans, altrimenti avrebbe dovuto rimuovere anche quelli. O forse sono solo le mestruazioni, considerò, prendendo posto su di una panca a bordo piscina, tra due pilastri portanti. Scorse la cuffia fluorescente di Lauren nel mezzo delle bracciate poderose che la guidavano avanti e indietro, lungo la vasca numero sei. Era ben consapevole che, una volta terminata la sessione, non avrebbe visto il fisico di una prestante nuotatrice olimpica, però, che diamine, esteticamente ci si avvicinava molto; e poi era ormai fin troppo innamorata per poter anche solo considerare il contrario. Difatti, quando la vide fermarsi, e poi issarsi sul podio da cui si era tuffata, non provò desiderio diverso dal voler diventare i suoi aderenti shorts celesti da bagno. O infilarci una mano, meditò, insinuando la punta della lingua tra le labbra, salvo poi passarla avidamente su di esse. O anche solo scalare la tempra di quel dorso...

Riscotendosi, scattò in piedi. Ciabattò per qualche metro per attirare la sua attenzione; il pugno ben stretto intorno al tessuto del maglioncino, i denti ora serrati sull'interno guancia. La tentazione distribuiva formicolii a fior di pelle.

- Lern! - chiamò, agitando un braccio sopra la testa. Ai suoi occhi bramosi, ella parve muoversi a rallentatore. Santiddio, era appena uscita da una locandina di Baywatch o che altro? A ogni passo, i suoi quadricipiti si contraevano armonicamente, emergendo in tutto il loro tono, sopra le ginocchia. Salendo con lo sguardo, esso divenne facile preda dell'addome asciutto, a tratti scolpito, che faceva bella mostra di sé, tra il silicone del costume. Oh, avrebbe voluto inginocchiarsi ossequiosamente e deporvi, ricalcando fossetta per fossetta, la passione della propria lingua!

E che dire invece delle braccia? Candide come l'abito niveo delle Alpi, in pieno inverno, esse dovevano necessariamente derivare dalla fucina del divo Efesto, sita nelle viscere dell'Etna. Parevano saldarsi al suo torso con la vigoria dei rami di una quercia. Come adorava essere stretta amichevolmente tra di esse, così anelava di sprofondarci, un giorno.

- Ehi - salutò, deponendo un bacio sulla sua guancia umida. - Ho pensato potessimo fare colazione fuori. Che te ne pare? -.

- Sounds nice. Faccio la doccia e ci sono - confermò Lauren. Rimosse con sollievo la cuffia e ciabattò sino all'accappatoio appeso. Indossandolo, richiuse in gabbia la seducente magia nera che irradiava dal corpo.

Ingoiando a vuoto, Camila la seguì diligentemente negli spogliatoi. Camminava al suo fianco con passi speculari e intanto gongolava: aveva davvero sposato quello splendido esemplare di donna, incantevole, carismatico e degno dell'esacerbante invidia di tutte le sue pari?

- Non ti vedevo addosso questo sguardo malizioso dal liceo, sai? quando irrompevi nello spogliatoio dopo la partita perché avevi una cotta gigantesca per Vanessa... Ricordi, sì? -.

In difficoltà, Camila si umettò con noncuranza le labbra. Appoggiata al muro che confinava le docce, avrebbe voluto rispondere a tono. Avrebbe voluto confutare, correggere, dire Santo cielo, Lo, eri tu nei miei pensieri, non quella tavola da surf di Vanessa! L'apertura del getto d'acqua calda le impedì tuttavia di aprire bocca. Orbene, se la sua mandibola non fosse stata saldamente ancorata al resto del cranio, di certo l'avrebbe vista schiantarsi al suolo: cosa non sei, Lauren, a trent'anni come a diciassette?

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