21. Tear in my heart

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You fell asleep in my car, I drove the whole time

But that's okay, I'll just avoid the holes so you sleep fine

I'm driving here I sit, cursing my government

For not using my taxes to fill holes with more cement

[Twenty One Pilots]

***

Mantenendo un equilibrio a dir poco miracoloso, data la pila di scatole che sorreggeva con il braccio debole, Lauren riuscì a estrarre il mazzo di chiavi con cui sigillare definitivamente l'appartamento di Albany, in attesa di affittarlo o, meglio ancora, di venderlo. Scansato l'ascensore, si affrettò sulle rampe di scale che conducevano al pian terreno. Aprì il bagagliaio della Nissan e vi depose gli ultimi effetti personali da portare nella nuova abitazione.

- Camz, abbiamo finito - avvisò distrattamente. - Ora ce ne andiamo a casa, okay? -. Salendo a bordo, scoprì Camila addormentata sul sedile del passeggero; la cintura salda sui fianchi, la frangetta da accorciare che raggiungeva le ciglia brune, le guance rilassate nel sonno, la bocca appena schiusa, così che producesse un leggero suono di appagamento, nel respiro. Più Lauren la osservava e più ne subiva l'incanto. In un moto di zelo eccessivo, controllò che la cintura fosse effettivamente ben agganciata. Poi recuperò il plaid ripiegato sui sedili posteriori e glielo adagiò addosso, rimboccandolo all'altezza delle spalle. Solo allora ripartì.

Per certi versi (dove con certi ci riferiamo al silenzio prodotto dall'incoscienza di Camila), il viaggio fu tanto noioso che minacciò di far assopire anche lei. Difatti fu immensamente sollevata di pigiare il comando automatizzato del cancello d'ingresso e poi quello del garage. Spento il motore, si affacciò alla portiera del passeggero.

- Camz, nena, sveglia - insistette più volte, finché non colse un battito di ciglia e un grugnito di disappunto.

- Portami in braccio - mugugnò ella, ricercando alla cieca un punto di ancoraggio poiché non osava schiudere le palpebre. Fu allora che si accorse del plaid a motivi scozzesi che le teneva caldo. Realizzando la premura, subì un tuffo al cuore.

- Quanti vizi... -.

Lauren si sporse a sganciare la cintura. Poi la avvolse con accortezza nella coperta e la prese in collo, trovando tutta la sua collaborazione. Aprì la porta del garage che conduceva in soggiorno con il gomito e in pochi passi fu sulle scale per il piano di sopra.

- Diverte anche te, vero? -.

- Tantissimo, finché non mi viene un colpo della strega -.

Camila ridacchiò di gusto, ora immergendosi più a fondo nel suo familiare sentore. A malincuore, quando giunsero in camera da letto, dovette distaccarsene.

- Ora mi sento in colpa -.

Lauren dissentì con un cenno del capo.

- Tu mettiti pure a dormire, alle scatole ci penso io. Non che debba farci molto, più di portarle in soggiorno. Alright? -.

***

Quando, terminata la doccia, si accomodò sotto le coperte, Camila gettò da parte Virginia Woolf e si avviluppò strettamente al suo omero, facendo altrettanto con le gambe.

- Che smanetti a quest'ora? - domandò, gettando un'occhiata curiosa allo schermo del suo portatile.

- Scuola - borbottò ella, spingendo la punta della lingua oltre le arcate dei denti per concentrarsi. Assottigliò d'improvviso lo sguardo, oltre le lenti degli occhiali, come se avesse appena colto un nodo nell'ordito della trama di lettere. - Sai, - riprese - di solito tutte e quattro le tracce che propongo vengono egualmente gettonate, invece stavolta che ne ho messa una molto difficile, perché altro non è che un incarico per il Times... -.

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