3. Wildflower wildfire

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I promise you, like, a million tomorrows

Here's the deal

What I can promise you is I'll lie down

Like a bed of wildflowers

And I'll always make the sheets

Smell like gardenias wild at your feet

And I nourish you hazily

[Lana Del Rey]

***

Dubitava fortemente che un soffitto potesse ricambiare attivamente gli sguardi, ma di certo quello della sua camera d'albergo sapeva alla perfezione che ella non aveva chiuso occhio per tutta la notte; una notte troppo importante per essere consegnata a Morfeo quando avrebbe voluto donarla a Lauren e a Lauren soltanto; mente, anima, corpo; volontà, non volontà e fantasie impronunciabili. Da sei mesi a quella parte, mentre era impegnata con l'organizzazione del matrimonio, ogni volta che apriva gli occhi su un mattino nuovo di zecca sperava che la successiva sarebbe stata quella buona.

Orbene, se Dinah avesse saputo la verità della faccenda non si sarebbe limitata a una premurosa consolazione (Domani è un grande giorno!), o a uno spassionato consiglio (Vai da lei, coraggio). Sarebbe senza dubbio rimasta spiazzata da tanta meschinità: incastrare una persona in una relazione romantica, pur aperta da ambo i fronti, ma unilaterale. Che robaccia da sequestratori!

- Andiamo, Mila – s'incoraggiò, stentando a disfarsi delle lenzuola. Doveva aver pur conservato un briciolo di sfacciataggine! Il discorso che aveva preparato, che era colmo di tanta adorazione che pareva tutt'altro che verace, non si sarebbe certo dichiarato in autonomia! Oh, come desiderava che nella sua voce Lauren percepisse una ferita agonizzante, ben insediata nella miniera d'oro che era il suo amore, in attesa di essere sanata!

Di malavoglia, poiché in parte si sentiva una criminale, abbandonò il letto per il bagno. Non v'era alcuna possibilità che si mostrasse in pubblico con quella cera terribile, specie nel giorno che la voleva protagonista assoluta.

***

Sebbene fosse stata Normani a costringerla a un gesto talmente premuroso e ingiustificato da apparire grottesco, quando depose i fiori di vaniglia che aveva acquistato di persona quella stessa mattina, sentì come delle palpitazioni; come un'agitazione imprevista. Bussò con frenesia alla porta e in un batter d'occhio si dileguò, rifugiandosi nella stanza da era pervenuta. Subito ebbe bisogno del sostegno della parete. La confidenza che aveva strenuamente conquistato, dai diciotto anni in poi, si era sgretolata insieme al tempo, negli ultimi mesi. Da credere era pazzesco.

- Missione compiuta? -.

- Possiamo dire di sì -. Un sospiro: il senso di colpa la divorava. - Non avrei dovuto comportarmi così, ieri sera. Insomma, non l'amerò nel modo in cui dovrei, dato che ci stiamo sposando, ma le voglio un bene viscerale. Non voglio essere la ragione della sua... -.

- Vieni qua - la interruppe Normani, tamburellando sullo schienale della sedia. – Guai a te se l'abbandoni sull'altare, ormai non si può tornare indietro -. Si armò degli strumenti del proprio mestiere, vale a dire pettine, forbici e asciugacapelli, e fu pronta a sciogliere l'imbroglio di spugna in cui l'amica aveva raccolto i capelli, dopo lo shampoo. - Ti trasformerò in una dea - ammiccò, mettendosi subito all'opera.

Insieme alla madre e alle due sorelle maggiori, Ashlee e Arielle, ella possedeva e lavorava presso un salone di bellezza di eccezionale fama e successo, sito in New York, dunque non v'era nulla che la galvanizzasse più di preparare una sposa.

***

Udendo all'improvviso quei colpi, Camila sobbalzò. Che Normani fosse già pronta ad acconciarla come promesso, da autentica regina? Che Dinah avesse inteso l'inganno alla base di quel matrimonio e volesse strigliarla a dovere? Che la sua famiglia fosse già arrivata, quando invece avevano concordato di incontrarsi per pranzo, in modo da dissolvere il più possibile la tensione prestazionale?

Si asciugò frettolosamente le mani e si precipitò in direzione della porta. In verità non trovò nessuno, e perciò rimase assai delusa: il bisogno di rivedere Lauren diveniva sempre più prepotente e al contempo terrificante. Tutta la mancanza accumulata negli anni dell'età adulta apriva nel suo petto uno squarcio irregolare, in apparenza incolmabile, che poteva tranquillamente competere con le profondità del Grand Canyon, in Arizona.

Volgendo lo sguardo a terra, si accorse del mazzolino floreale che giaceva inerme sulla moquette granata. Non aveva certezza circa chi potesse averlo deposto lì, ma solo una suggestione irrealistica che le provocava un sussulto al cuore: sempre lei, Lauren.

Lo raccolse con le mani tremanti. Lo avvicinò alle narici per odorarne l'essenza: vaniglia. Oltre le due incantevoli orchidee, che al tatto parevano fragili come un cristallo di Swarovski, e cioè erano di fattura pregiatissima (probabilmente provenivano dall'isola francese della Riunione, e perciò erano di varietà Bourbon), arrotolato con minuzia intorno ai sottili baccelli, stava un messaggio.

Ti devo delle scuse, diceva. Per favore, continua a considerarmi una buona custode dei tuoi giorni, perché i miei saranno presto tuoi.

Dovette rileggerlo più e più volte per convincersi di ciò che effettivamente comunicava: i miei saranno presto tuoi. Diamine, a quella donna riusciva così semplice alimentare il fuoco del suo sentimento! Come poteva credere che non ne avesse il menomo sospetto, ma producesse comunque tali tenerezze?

Misteri del cuore, avrebbe chiosato il Verga.

Camila rientrò in stanza con le ginocchia tremolanti e il cuore che minacciava di uscirle dal petto. La testa era un'unica, veemente vertigine; il corpo una fornace. Nemmeno in un universo parallelo avrebbe saputo immaginarsi quel gesto provenire da lei, quando le aveva chiarificato che no, non l'amava.

- Che guaio – sospirò, lasciandosi cadere sul letto.

Non trascorse più di qualche minuto prima che venisse illuminata da un'idea poco raccomandabile ma necessariamente romantica. Insomma, come poteva mai rispondere a un'opponente così contradditoria nelle scelte se non atttuando un rimescolamento furioso delle carte?

Girò il messaggio e scrisse: Sei perdonata. Non posso prometterti che sarà un percorso agevole, ma mi impegnerò affinché lo diventi.

Uscì cautamente. Per come si rigirava nervosamente il foglietto ripiegato tra le dita, le sue palme avevano cominciato a sudare. Era così indecisa tra il farlo scivolare sotto la porta e il consegnarlo invece di persona, che non si accorse, tanto era sovrappensiero, dell'ostacolo contro cui andò a sbattere: un pilastro portante.

Massaggiandosi il naso mentre si malediceva e imprecava contro la propria goffaggine, bussò finalmente alla stanza incriminata. Si sarebbe sentita terribilmente in imbarazzo se avesse dovuto affrontare Lauren in carne e ossa, dopo il lungo silenzio.

Per sua fortuna, venne Normani ad aprirle.

- Oh no, no, no! – esclamò, vedendola. Uscì come un turbine e si chiuse la porta alle spalle. – La scaramanzia, Camila, accidenti! – la rimproverò. Da ogni parte della sua figura slanciata ed energica pendevano mollette e mollettine di ogni colore, bigodini, elastici, forbici, una boccetta di soluzione nebulizzata e persino una piastra lisciante!

- Sì, lo so – farfugliò Camila. Si conoscevano da poche settimane e il disagio dovuto all'estraneità era ancora lievemente tangibile. – Puoi solo recapitare questo a Lauren? – domandò con gentilezza. – E anche dirle che è tutto a posto? -.

Nel mentre, il suo sguardo si infiammava languidamente, al pensiero di quanto dovesse essere bella, la sua Lauren.

The knotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora