39. Firefly

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Teach my skin those new tricks

Warm me up with your lips

Heart to heart, melt me down

It's too cold in this town

Close your eyes, lean on me

Face to mouth, lips to cheek

Feeling numb in my feet

[Ed Sheeran]

***

Il buio pesto della notte, in quell'angolo di mondo extraurbano, incombeva sul cofano bordeaux metallico della Nissan Rogue, ma senza assegnargli alcuna minaccia concreta. La luce inquietante dei lampioni che le avevano aperto la via fuori dalla città costituiva soltanto un ricordo fragile, che non possedeva il medesimo fascino che si doveva alla loro totale assenza.

- Appena puoi, fermati -.

Sino a quel momento, Lauren aveva avuto l'impressione di rincorrere il tramonto, seguendo l'irraggiungibile linea dell'orizzonte, curva dopo curva. Quando i suoi occhi verdi individuarono uno spiazzo innevato che si immergeva nelle campagne quiescenti, rallentando, curvò dolcemente il volante in quella direzione. Accostando in sicurezza, spense il motore dell'automobile. Allora, il buio sembrò invadere l'abitacolo con piglio più autentico.

- Qualcosa non va? -.

Camila, che aveva abbassato di poco il finestrino, s'indicò un orecchio.

- Ascolta – suggerì, sprofondando nel sedile. Inspirò a pieni polmoni per prendere coscienza di ciascun arto e del resto delle membra e allentare la tensione che li aveva abitati abusivamente, nelle ultime settimane. Contemplò l'idea di fuggire con i soli averi essenziali che si ritrovava addosso e portare Lauren con sé, lontano dal rugginoso macchinario giurisdizionale dello Stato, che anziché tutelare gli innocenti, li accusava delle atrocità più inimmaginabili. Costruì, calando le palpebre, una vita in un altro continente: bastava rimettersi in viaggio verso il porto di Manhattan e salpare con il primo transatlantico disponibile.

Tendendo tutti i sensi alla notte, ignorando quali pensieri la moglie tacesse, Lauren si accigliò. Invero, non percepiva nulla che fosse degno di nota; soltanto un soffio d'aria gelida, sulle gote.

- Il silenzio dell'universo, dici? – motteggiò allora, mentre sganciava la cintura e reclinava lievemente il sedile, perché ci stesse più comodamente. Allungò una mano verso il tettuccio per tirare una delle levette che lo decoravano, in prossimità dello specchietto retrovisore. Presto, accompagnata da un leggerissimo ronzio, la finestra panoramica che offriva una suggestiva vista sul cielo, reso brillante dalla neve caduta in giornata, si svelò come la realtà schopenhaueriana. – Toh, si vede almeno un quarto di luna -. Diresse lo sguardo fulgido sulla moglie, che già reciprocava amabilmente, e soggiunse, sottovoce: - Feliz aniversario -.

Camila si sporse nella sua direzione, illuminando l'abitacolo con un sorriso radioso.

- Feliz aniversario, mi amor – ricambiò, distribuendo il velluto sulle parole e poi sulle sue labbra invitanti.

Abbandonando il sedile, pigiò per errore il tasto di accensione dell'impianto stereo. Non ricordava esattamente quale cd avesse dimenticato, l'ultima volta, ma riconoscendo l'introduzione di How you want it?, s'infiammò. I ricordi costruiti in Colombia veicolarono una vampa di sangue al bassoventre.

- Se non è destino questo – chiosò, accomodandosi sul grembo di Lauren. – Appanniamo i finestrini, huh? -.

- Sissignora -. Frattanto che sbottonava il suo cappotto vermiglio, riconoscendo il maglione traforato che indossava, la corvina si aprì in un piccolo sorriso malizioso. - È un suggerimento? – indagò, per nulla immemore.

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