12. The scientist

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Come up to meet you, tell you I'm sorry

You don't know how lovely you are

I had to find you, tell you I need you

Tell you I set you apart

[Coldplay]

***

Rientrando in aula dopo l'intervallo, Lauren depose la tracolla sulla cattedra e attese pazientemente che l'ambiente si gremisse di studenti, in un inintelligibile sottofondo di chiacchiere, passi strascinati e materiale da cancelleria che si riversava sui banchi. Soltanto un quarto di loro, in realtà, seguiva il corso di letteratura con vivo interesse (o vivissimo, nel caso di Dora Dalton). Il resto lo aveva inserito nel monte ore con l'unico scopo di raggiungere i crediti per accedere agli esami finali ed evitarsi un qualsiasi altro impegno più gravoso, poiché era ben noto a tutti che Ms. Jauregui, a differenza degli altri docenti, fosse assai più clemente ed elastica nell'assegnazione dei compiti. Tuttavia questo non riguardava la situazione presente, perché coinvolgeva decine e decine di elaborati scritti a carico delle festività.

- Buongiorno a tutti, e bentornati -.

Il brusio cessò di colpo, alla limpidezza stentorea della sua voce, e venne rimpiazzato da un ruggito collettivo: - Buongiorno, Ms. Jauregui! -.

- Trascorse delle buone vacanze? ...Bene -. Lauren annuì più volte, nel constatare numerosi sorrisi riposati. Potessi dire lo stesso, meditava nel frattempo. – Spero abbiate ricevuto la correzione degli elaborati. In caso contrario fatemelo sapere -. Cavò un gessetto dal secondo cassetto della cattedra e sulla lavagna d'ardesia scrisse, in caratteri cubitali, DE PROFUNDIS. – Devo dire che ho apprezzato molto i lavori di Mars e di Dalton... -.

Ovviamente, pensò il resto della classe, senza però provare invidia o fastidio al confronto. Nessuno, difatti, aveva rimediato un'insufficienza per la quale attaccare battaglia.

Una mano scattò con impertinenza verso l'alto.

- Sì, Hudgens? -.

- Che mi venga un colpo, professoressa: è un diamante, quello? -.

Lauren adocchiò distrattamente l'anello nuziale che faceva bella mostra di sé sulla sua mano sinistra. Non aveva idea di quando o come l'avesse rindossato. Non se n'era proprio resa conto. Certo, era un gran gioiello: una fede in oro bianco esternamente, e rosso internamente, che si scioglieva in due sinuose linee, per poi abbracciare un diamante ovale di mezzo centimetro. Era in ogni parte identico a quello di Camila (la quale quasi ci dormiva anche), eccetto che per il nome che recava inciso all'interno.

Sfarfallando con lo sguardo sulla trepidante alunna (che in verità spasimava tanto per il pettegolezzo quanto per il suo magnetico fascino), la corvina volle infrangere qualsiasi incantesimo l'avesse distratta.

- Non credo sia un argomento pertinente al corso – tagliò corto. - Ora, tornando a Wilde: chi pensa di aver colto l'essenza della lettera? Sì, Dalton? -.

- A giudicare dall'importante differenza d'età tra l'autore e il destinatario, direi che innanzitutto vi è un intento pedagogico... -. Dora s'impettì, puntellando i gomiti sul banco. - Di certo erano abbastanza in confidenza, come rivela il tono colloquiale adottato sin da principio -.

- Cosa accumuna quest'opera al resto della produzione? E cosa, invece, costituisce una differenza? - incalzò Lauren, tentando di accendere una conversazione collettiva, senza accontentarsi della solita ricapitolazione saccente.

Allora intervenne Clarkson: - Lo stile è il medesimo, arguto e ben soppesato come in The importance of being Earnest; e non mancano nemmeno gli aforismi, che sono un po' il suo marchio di fabbrica. Il vizio supremo è la superficialità. Ruota tutto intorno a questo, alla mancanza di tatto, di sentimenti umili e genuini. Per come lo descrive Wilde, Douglas è una specie di maniaco del materialismo... -.

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