32. Don't go yet

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We'd find a corner, then your hands in my hair

Finally we're here, so, why sayin' you got a flight, need an early night?

[...] Baby, don't go yet, 'cause I wore this dress for a lil' drama

And I bet, I bet that you think that you know, but you don't

Baby, come to mama

[Camila Cabello]

***

Qualche tempo dopo (vale a dire la manciata di giorni in cui la pazza sinusoide delle loro vite congiunte aveva gradualmente ridotto la propria ampiezza, quasi degenerando sull'asse delle ascisse), avevano deciso, per la prima volta dopo il viaggio di nozze, di concedersi una cena fuori. Sarebbe stato come inaugurare la seconda luna di miele, stavolta autentica, a cinque mesi di distanza.

Nel ristorante italiano in cui avevano tentato la fortuna, poiché sprovviste di prenotazione, trattandosi di una improvvisata, una limpida luce bianca diffondeva con determinazione su una distesa alternata di rosso Borgogna e candido panna, con cui erano agghindati i tavoli, e il caldo mattone di cui invece era composto il pavimento. Una delicata sinfonia di stoviglie, tra le cucine e la sala principale, costituiva un sottofondo classico, che richiamava L'autunno vivaldiano.

- Ci sarebbe una cosa che voglio chiederti da quando... insomma, da quando... -.

- ...da quando abbiamo testato le molle del letto? Era anche ora, direi, con quello che ci è costato -.

Lauren sorrise con leggero imbarazzo e abbassò lo sguardo sulle trame compatte della tovaglia. Non provava alcuna verecondia a riguardo, era solo un evento che ancora esulava dall'ordinario, ecco. Insomma, trasformare di colpo un'amicizia di quella longevità in un focoso rapporto coniugale sarebbe stato un cambiamento radicale per qualunque coppia. Certo, avrebbero forse dovuto azzardarlo tempo prima.

- Sì, esatto - ammise, giochicchiando distrattamente con l'anello che recava il nome di Camila.

- Chiedi, allora -.

A quell'invito esplicito, si costrinse a gettare fuori di sé un piccolo buffo d'aria: erano le circostanze più adatte per risolvere quel dubbio tormentatore?

- Una domenica di un qualche tempo fa, in cui indossavi solo un crop top perché vedessi bene il tanga nuovo era... era un modo per provocarmi? -.

La cubana strabuzzò lo sguardo, preda di una sorpresa sincera, e quasi si strozzò con il vino che sorseggiava. Certo che ricordava le occhiate penetranti che aveva ottenuto, per come si era abbigliata, o meglio svestita, ma mai si sarebbe aspettata una domanda a proposito! Ritrovò un buon contegno solo dopo aver chiesto a un cameriere di passaggio una bottiglia d'acqua a temperatura ambiente. Quindi, - Sì - rispose, allungando una mano oltre la rosa che fungeva da centrotavola per cercare un contatto con quella di Lauren. Appena lo trovò, strinse. - Ero disperata, amore - spiegò. - Disperata -. Rialzò lo sguardo, incrociando il suo, ora più che mai in fiamme. - Non sapevo per quanto ancora mi sarei contenuta. Speravo caldamente che un giorno tu potessi considerarmi di più, cambiassi modo di guardarmi come... - ammutolì, ricercando una conferma che valesse quel come mi guardi ora che aveva evitato di articolare.

Lauren inclinò lievemente il capo, in apparenza imperturbabile. In realtà impazzava e impazziva. Smontò dalle décolleté semplici che portava e con il piede destro dribblò l'unica gamba del tavolo per sfiorare la caviglia nuda della moglie. Al suo leggero sussulto, sorrise.

- Se, per caso, - abbozzò, sfoggiando un tono caldo e suadente in un'aria disinteressata e una finta disinvoltura - quella mattina avessi provato a, diciamo, sedurti... -.

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