36. Ecchymoses

363 10 0
                                    

C'est quoi ce froid bizarre

Ces frissons

Ces grands papillons noirs?

Ceux qui vont

Ce grand, ce grand bazar

[Louane]

***

Quell'ultima ora curricolare del venerdì, sedendo in pizzo alla cattedra, Lauren pose da parte l'antologia di brani selezionati e prese a dondolare le gambe con noncuranza fanciullesca. Percepiva una certa aria di colpevolezza e tensione, intorno a sé, che probabilmente corrispondeva alla mancata diligenza di alcuni allievi, tuttavia ella non volle preoccuparsene: la campanella sarebbe suonata tra una ventina di minuti e si sentiva piuttosto soddisfatta anche senza dedicare tempo alla revisione di alcune futili assegnazioni.

- Questa settimana ho caricato del materiale facoltativo sulla piattaforma: le Tristezze della luna, Charles Baudelaire. Qualcuno di voi ha dato un'occhiata? -.


«Ce soir, la lune rêve avec plus de paresse;

ainsi qu'une beauté, sur de nombreux coussins,

qui d'une main distraite et légère caresse

avant de s'endormir le contour de ses seins,

sur le dos satiné des molles avalanches,

mourante, elle se livre aux longues pâmoisons,

et promène ses yeux sur les visions blanches

qui montent dans l'azur comme des floraisons.

Quand parfois sur ce globe, en sa langueur oisive,

elle laisse filer une larme furtive,

un poëte pieux, ennemi du sommeil,

dans le creux de sa main prend cette larme pâle,

aux reflets irisés comme un fragment d'opale,

et la met dans son coeur loin des yeux du soleil».

«Questa sera la luna sogna più languidamente; come una bella donna che su tanti cuscini con mano distratta e leggera prima d'addormirsi carezza il contorno dei seni, e sul dorso lucido di molli valanghe, morente, si abbandona a lunghi smarrimenti, girando gli occhi sulle visioni bianche che salgono nell'azzurro come fiori in boccio. Quando, nel suo languore ozioso, ella lascia cadere su questa terra una lacrima furtiva, un pio poeta, odiatore del sonno, accoglie nel cavo della mano questa pallida lacrima dai riflessi iridati come un frammento d'opale, e la nasconde nel suo cuore agli sguardi del sole».


Quando, anche dopo aver proiettato la lirica sulla lavagna luminosa che aveva a supporto, nessuna mano, nemmeno timidamente, si era levata verso l'alto, Lauren s'incupì: l'atmosfera che la circondava persisteva a frizzare sinistramente, ma non a causa dell'approssimarsi della stagione invernale.

Spazientendosi, si mosse ad ampie falcate verso la ribalta della finestra, aperta all'inizio della nuova ora con il fine di arieggiare l'aula, e la sigillò con un movimento insolitamente autoritario.

- Nessuno? – gracchiò, accigliandosi. Speranzosa, sfarfallò in direzione di Dora Dalton e subito sbalzò sulla figura di Mars, un paio di banchi dietro. Notando però i loro occhi bassi, venne colpita dalla prima, vera delusione della propria carriera. Sentì ogni sacrificio, ogni sforzo, ogni nobile proposito venire in meno, sbriciolarsi sotto i dardi apollinei di quel silenzio assordante; compatto come il cemento. Cameratismo, borbottò tra sé e sé, prima di tornare alla carica: - Qualche coraggioso che voglia improvvisare, allora: vediamo -. Quindi pensò a Simon Grant, e si avvide di non aver segnato la sua assenza perché in principio non aveva nemmeno fatto l'appello. Tornò lentamente alla cattedra, e stavolta sedette dietro di essa. – Sappiate che questo atteggiamento da parte vostra non mi piace – rimproverò senza mescere alle parole quel disappunto tagliente che la lacerava e la accalorava. Marcò lo spazio vuoto accanto al cognome di Simon con una ics rossa, sul registro, e poi scribacchiò qualche appunto in una pagina libera dell'agenda. – Non perché sia una mancanza di rispetto nei miei confronti – proseguì, stringendosi nelle spalle. Dietro di esse, i versi di Baudelaire scomparvero. - Per quello che si sente in televisione potreste anche farmi fuori con una scarica di mitraglietta, no? - provocò. – Piuttosto, perché è sintomo di remissività, di debolezza intrinseca. Dovreste saperlo ormai: il verbo ha la forza di uno schiaffo. Se mi diceste che la lirica faceva schifo, lo accetterei senza problemi, credetemi; non perché siamo giunti a questo predicozzo ridicolo e fuori luogo, ma perché è la vostra, irremovibile opinione. E io non ci passerei sopra, cazzo! -. Battendo le palme aperte sulla cattedra, Lauren si alzò, bisognosa di un attimo di solitudine. Nell'impassibilità generale si affacciò fuori dall'aula, alla ricerca di un inserviente, o di un collega che potesse sostituirla.

The knotDove le storie prendono vita. Scoprilo ora