41. Gracious

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I don't want to trouble your mind with a childish design

Of how it all should go, but I love you so

When it all comes clear, when the wind, it settles

I'll be here, you know

[Ben Howard]

***

Albany, New York

Mezzogiorno decisivo


Con una gonna a matita al ginocchio di un elegante nero opaco, e un paio di occhiali scuri a proteggerla dalla pubblica ignominia (chi, d'altronde, non si era mai imbattuto in un articolo figlio del suo pugno, pubblicato su un periodico newyorkese?), Lauren discese cautamente dall'automobile e affiancò il fratello, che le aveva aperto la portiera. Per la prima volta in vita sua, non se l'era sentita di guidare; e così aveva offerto il volante a Camila.

Già, Camila.

Abbandonando l'abitacolo, ella scambiò uno sguardo d'intesa con Christopher e gli mimò il numero cinque con la ritta, inanellata dalle chiavi e dall'anello di perla.

Egli annuì, grave. Cinse brevemente la sorella per le spalle e le elargì un'occhiata profonda. Quindi allentò la cravatta attorno al colletto della camicia e recuperò la borsa di cuoio dai sedili posteriori.

- Ti aspetto dentro, uhm? – asserì, lisciandosi il pizzetto. - Rimani fiduciosa -.

Lauren assentì con un cenno del capo, poi si volse interamente alla moglie. Sollevando gli occhiali da sole per guardarla, provò il bisogno molesto di sciogliere il nodo che le attanagliava la gola, una volta per tutte. Chissà che diavolo poteva accadere, dentro quell'aula austera di tribunale.

- Camila - sussurrò, tremando nella voce e nelle ossa; fragile cristallo pronto a rompersi alla prima sferzata brusca del vento. D'improvviso parve mancarle il fiato utile a proseguire. Dentro di sé annegava in un mulinello di pensieri disparati, opprimenti, ma di vulnerabile natura. In quell'ansia, in quell'incertezza, non aveva la più pallida idea di come dovesse gestirli; di come potesse ergersi al di sopra di essi. Impotente, si limitò a sbuffare gravemente, estemporanea e paradossale vittima dell'afasia meno dantesca del caso, e poi prese a gonfiare il torace via via con più fame, come se l'aria non la saziasse mai. Allorché soggiunsero le vertigini, si aggrappò saldamente alle spalle di Camila; ed ella tramutò la placidità dell'attesa in un'apprensione severa.

- Lauren? -. Sovrappose le mani alle sue, tentando di donare loro una traccia di realtà, e di contenerne il gelo. Ma subito se ne discostò, come scottata, e si affannò di nuovo nell'automobile per cavare un sacchetto di carta, reperto archeologico delle loro cene d'asporto. Indi, riuscì a premerglielo sulla bocca e sul naso. – Va tutto bene, querida. Sono qui -.

Odiava vederla sbriciolarsi così; odiava testimoniare l'apertura della roccia per scoprire la presenza mortificata di una piantina riarsa.

Lauren calò le palpebre, rassicurata dalla mano che catturava i formicolii della sua, e accettò docilmente l'aiuto del sacchetto, gonfiandolo e svuotandolo come un palloncino. Frattanto che ritornava a respirare alla frequenza più salubre, una lacrima stillò dalle sue lunghe ciglia, e immediatamente la seguirono numerose compagne. Per la frustrazione, appena i suoi polmoni godettero di pace, liberò la bocca per parlare.

- Camz – esalò, ora frastornata dalle palpitazioni. – Ho paura -.

- Non lo dire – confutò Camila, tentando di riportare il sacchetto in posizione, ma ella si rifiutò categoricamente.

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