43// Shooting star

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POV MATTHEO
Il colore grigiastro delle pareti dell'infermeria mi stava facendo girare la testa. Forse non c'era niente che me lo potesse far passare. Il malore era diventato una routine, stare appoggiato ad una sedia con solo il bacino e tutto il busto posto sopra il corpo di Madison steso su un lettino per otto fottutissimi giorni, senza chiudere un occhio, era tutto ciò che riuscivo a fare. Non mangiavo come avrei dovuto, quello era l'ultimo dei pensieri. Passavo la giornata a osservare i macchinari che erano accanto a lei. Emettevano rumori strani, incomprensibili alle volte. In uno c'erano delle righe, in cui in alcuni momenti andavano veloci ed erano alte, altri invece in cui non si vedevano nemmeno da quanto erano lente e basse.
Erano i battiti del suo cuore. La ninfa lottava per stare in vita, ma Madison non sembrava volesse reagire.
Come fosse sopravvissuta a ciò che aveva fatto nemmeno io me ne rendevo conto. Avevo speranza in lei, ma ogni giorno diminuiva. Vedevo passare le ore e lei ancora restava con gli occhi serrati, i capelli blu sparsi sul cuscino, una cannula sul braccio e il respiro lieve.

Io stavo bene, o almeno fisicamente. Non mi ero ferito in modo elevato. Oltre a qualche livido e graffio, una spalla scomposta e il sopracciglio spaccato il mio corpo era in forma, ero io che non avevo nessuna intenzione di vivere. Non senza Madison.

Ormai i professori si erano arresi a farmi tornare in camera mia o semplicemente a mangiare con gli altri nella Sala Grande che erano riusciti a sistemare dopo la guerra. Ci aveva provato persino Lupin, ma non gli avevo dato retta, io dovevo stare con lei. Erano venuti Draco, Luna e i gemelli, io non mi ero mosso dal mio posto. La bionda l'avevano dimessa da poco, era viva anche lei, grazie a Madison.  Avevamo scoperto che quando Mad le aveva bagnato il petto con le sue lacrime il suo cuore era tornato a battere. La sua ninfa aveva poteri curativi solo se la ferivano talmente tanto da distruggerle l'anima. Questo era ciò che Fenrir aveva fatto alla mia tempesta quando le stava portando via Luna.
Yin e Yang. Una completava l'altra.

Le tenevo sempre la mano, tracciavo il fulmine sul suo polso e mettevo la musica dal suo Mp3 che le avevo regalato, ponendo una cuffia a lei e a me.
Avevo imparato le sue canzoni preferite, le mettevo ogni ora, appena scoccavano gli orari doppi, mi aveva raccontato che nel mondo babbano erano chiamati numeri angelici. I numeri angelici sono dei numeri ricorrenti casuali che a volta capita di vedere. In base al numero cambia anche il significato, sono dei veri e propri messaggi che gli angeli ci inviano per comunicarci dei messaggi del divino.
Non sapevo se crederci o meno, ma ormai ero talmente andato che potevo praticare qualsiasi cosa pur mi potesse portare più vicino alla mia tempesta.

In quei giorni ad Hogwarts le nuvole ricoprivano il cielo. Era sempre scuro, i fulmini erano gli unici suoni che si udivano. Secondo me erano i mangiamorte, quelli catturati stavano patendo le pene dell'inferno ad Azkaban, il Signore Oscuro era morto.
Madison si era sacrificata per tutti noi. Lei era l'eroina della nostra storia.

<<Ciao Matt>> Bellatrix entrò dentro la stanza con un vassoio di cibo. C'era una bottiglietta d'acqua, della zuppa e una macedonia di frutta.

<<Ti ho portato qualcosa da mangiare>> appoggiò il tutto sopra una sedia che tenevo accanto. Nemmeno la stavo guardando. Il mio sguardo era fisso su Madison. Sapevo che anche Bella stava soffrendo, poteva perdere sua figlia appena ritrovata. Aveva lottato per farla vivere e non ci era riuscita. Era delusa da se stessa.

<<Non ne ho voglia>> sfiorai con i polpastrelli le nocche della sua mano fredda. Abbozzai un lieve sorriso al ricordo delle sue mani su di me. Quando desideravo potesse stringere la presa in quel momento.

<<Da quanto non mangi?>> sospirò, sentii il suo sguardo addosso che però poi si spostò sulla sua bambina inerme sul lettino.

<<Non lo so>> appoggia piano la guancia sul suo petto, ascoltando i battiti del suo cuore. Erano ridotti. Lenti.
Annusai il suo profumo, chiudendo gli occhi.

The true pain // mattheo riddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora