5// Let go

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Un fastidioso rumore scoppiettante mi fece aprire gli occhi velocemente. Non avevo fatto nessun incubo dopo tanto tempo e non volevo svegliarmi. Nel sogno, ero a guardare le stelle sulla Torre di Astronomia ed ero insieme a qualcuno che però non avevo ancora riconosciuto. Sembrava un ragazzo, ma il buio non me l'aveva fatto vedere. Ero curiosa e nel profondo sorridevo per quel piccolo e insignificante sogno. Se solo non avessi sentito quell'assordante rumore.

Soffermai lo sguardo sopra di me, ritrovando una piccola luce rossiccia che scoppiettava. Sapevo cosa fossero, Lupin e Sirius erano dei Malandrini, amavano gli scherzi anche alla loro età. Presi la coperta, che non trovai ovviamente, coprendomi la faccia con le mani, appena quella sfera scoppiò, trasformandosi in un fuoco d'artificio rosa. Il rumore era insopportabile e stavo perdendo la pazienza.
Chi diavolo era stato?
Dalla troppa luce, non riuscii a vedere nulla e così presa dalla rabbia di essere stata svegliata in quel modo, lasciai prendere il controllo al potere.

<<Chi sei?>> urlai, alzandomi di scatto, ispezionando la stanza con gli occhi blu.

<<Hey, rilassati piccoletta. Fai tornare i tuoi occhi normali>> parlò Fred, spegnendo con un incantesimo tutti quei cosi. Ripresi il controllo, guardandoli in cagnesco. Erano stati lui e George, cosa molto scontata.
Brutti idioti.

<<Giuro che se mi sveglierete un'altra volta in questo modo diventerete cenere a causa di tutti i fulmini che vi scaglierò contro>> puntai un dito a entrambi, controllando l'orario, notando mancassero pochi minuti al suono della sveglia. Ormai ero in piedi, mi sarei preparata poco prima di sentirla suonare.

<<Davvero puoi lanciare fulmini? Ma che cavolo sei?>> chiese George curioso, sedendosi sul mio letto insieme al fratello.
No ma tranquilli mettetevi comodi.

<<Si e non ci metterò molto a uccidere qualcuno, soprattuto due carote ammuffite come voi>> aprii l'armadio, prendendo la divisa per portarla in bagno.

<<Carote ammuffite? Ma come ti vengono queste?>> rise Fred, seguito dal gemello.
Trattenni anch'io una risata, girandomi di spalle, finendo di sistemare lo zaino.

<<Guarda che lo sappiamo che stai ridendo capelli blu>> disse George, passandosi una mano tra i suoi capelli rossi, scompigliando maggiormente quel nido d'uccelli che aveva in testa.

<<Anche voi siete messi male con i soprannomi comunque>> mi girai ad osservarli, mentre erano con le braccia appoggiate al materasso, aspettando che mi preparassi.

<<Siamo bravi a fare scherzi non a trovare nomi che ci dimenticherò dopo due minuti. Vabbè dai muoviti che ti accompagnammo a fare colazione>> indicò il bagno George, anche se a parlare era stato Fred. Non esisteva l'uno senza l'altro, si completavano a vicenda, chissà come avrebbe fatto uno dei due se l'altro se ne fosse andato prima.

<<Non ho bisogno della vostra compagnia>> gridai per farmi sentire dall'interno del bagno.

<<Non ci credi nemmeno tu Madison>> mi risposero contemporaneamente, mentre io mi toglievo i vestiti per lavarmi. Dopo una doccia veloce, mi asciugai, mettendo la divisa che ancora mi faceva vomitare, sistemandomi i capelli in una coda alta, non troppo ordinata.

<<Non ci hai messo così tanto, pesavamo peggio>> mi guardò fiero George, alzandosi dal letto per uscire dalla stanza. Presi lo zaino, seguendo i gemelli, ormai era inutile dirgli di lasciarmi in pace, intanto non l'avrebbero fatto e la loro compagnia non mi dispiaceva così tanto.

Gli studenti come al solito mi fissavano e come per proteggermi, i gemelli si fermarono facendomi andare davanti a loro, circondandomi le spalle con le loro braccia.
Rischiavo di cadere a terra, ma mi sentivo bene.
Madison, spostali.

The true pain // Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora