40// Sister

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🎶: The Neighbourhood- Softcore

<<Uno dei miti più famosi di Platone è quello della Biga Alata>> Luna si rotolò una ciocca di capelli biondi tra le dita mentre ripeteva la sua amata Filosofia Babbana.

<<Parlava della tripartizione dell'anima, in cui la parte razionale corrispondeva all'auriga, che cercava di governare la biga tenendo a bada i suoi due cavalli, quello nero e quello bianco>> era stranamente interessante sentire la verità su quel filosofo, non era così male come materia la filosofia a dir la verità, ma non ero concentrata ad ascoltarla, non in quel momento. I miei pensieri erano rivolti sull'incubo che avevo fatto quella notte o meglio, su un ricordo.
Non riuscivo a pensare a nient'altro.

La pelle bruciava, sentivo come se dei chiodi mi stessero conficcando ogni parte del corpo. La testa sembrava sul punto di esplodere e a malapena l'aria entrava nei miei polmoni. Ne avevo bisogno, ma preferivo non respirare che sentire la puzza del sangue e muffa della prigione in cui ero segregata da anni.
Sarei mai uscita da lì?
Mio padre era appena tornato da me, bramava il desiderio di farmi del male. Se aveva anche due minuti liberi li passava a procurarmi dolore sempre peggiore.
Che avevo fatto di così sbagliato da meritarmi ciò?
Ero un mostro come diceva lui?
Serrai gli occhi quando dopo un forte schiaffo sul viso, tanto da spaccarmi il labbro inferiore, prese il mio collo tra le sue mani. Conficcò le unghie da lupo mannaro, lasciando sicuramente dei chiari segni ben visibili. Sentivo come perforava, ma non troppo, non mi voleva uccidere, lui amava torturarmi.
Erano otto anni che faceva così, solo Ethan riusciva a salvarmi. Lui mi curava. Era diverso da tutti gli altri. Lo pensavo anche quando non sentivo più di riuscire a resistere, il suo pensiero mi aiutava a vivere.
<<Guardami, voglio vederti>> aumentò la presa e un mugolio causato dal dolore fuoriuscì dalla mia gola.
I suoi occhi erano iniettati dall'odio che provava per me, non mi aveva mai voluta e mai mi avrebbe accettata.
<<Non farlo>> riuscì a spiaccicare quelle sue parole, mentre mi dimenavo. Tenevo le mani sulle sue, provando a fargli lasciare la presa ma ero troppo piccola e indifesa per riuscirci. Lui era forte e arrabbiato, niente l'avrebbe fermato.
<<Devi soffrire, come ho fatto io a causa tua>> sbatté il mio esile corpo a terra, facendo sbattere il mio capo sul muro, incurante del sangue che iniziai a perdere da un taglio.
I miei occhi si riempirono di lacrime amare, ma non feci in tempo a buttarle giù che persi completamente i sensi, scivolando sul pavimento.
Papà perché?

Mi ero svegliata così, toccandomi dietro la testa, sentendo una vecchia cicatrice sfiorarmi i polpastrelli. Avevo pulito la mia fronte imperlata di sudore sciacquandomi la faccia in bagno e nel più totale dei silenzi ero sgattaiolata via dalle braccia di Mattheo per andare a stare con Luna nella Torre di Astronomia, dopo avergli lasciato un biglietto per avvisarlo e un tenero bacio.
Non volevo preoccuparlo, dopo che Voldemort era riuscito a prendere il comando della mia testa era diventato la mia guardia personale.
In ogni momento c'era lui con me e non mi dispiaceva, nessuno l'aveva mai fatto.

<<Alla fine il cavallo nero vince quindi?>> mi risvegliò la mia amica, soffiando sul mio volto dato che ero incantata a fissare il vuoto.

<<Mad, mi ascolti?>> ridacchiò, scuotendo la testa.

<<Che hai detto?>> corrucciai le sopracciglia, non capendo.

<<Ti ho chiesto se vince il cavallo nero>> mi mostrò i suoi appunti, per poi tirare fuori dallo zaino delle caramelle. Le portava sempre quando era con me.

<<Oh si, raggiunge il mondo fisico e la biga si incarna in un corpo>> annuii, rubandole una cioccorana.

<<Tu ci credi?>> parlò con la bocca piena, girando il viso verso l'alto, osservando il tempo. Lo stesso feci io. Quella mattina era particolarmente buia. C'era vento, non fortissimo, il sole non si era visto, al suo posto c'erano diverse nuvole grigie a ricoprire il cielo. Nell'aria si percepiva una strana sensazione, una negativa, come se stesse arrivando un forte temporale.

The true pain // Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora