10// We're the same

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Non mi ero mai svegliata con il sorriso, nemmeno quando ero piccola, la poca felicità che avevo veniva distrutta da mio padre che veniva a torturarmi, ma tra le braccia di quell'idiota riccio riuscivo a stare bene. Perché mi sentivo così?

Quella notte non mi aveva lasciata un secondo, stringeva il mio corpo come se volesse proteggerlo da ogni minima cosa, lui riusciva a rendere tutto più facile.

Mi voltai per osservarlo, ma nella sua mente contorta pensò che mi stessi allontanando, infatti appena mi girai, si mise letteralmente sopra di me, appoggiando la testa sul mio petto. Purtroppo per il mio povero cuore, non avevo intenzione di lasciarlo.
Invece dovresti farlo.

<<Non andartene>> sussurrò, intrecciando le nostre dita, alzando di poco la testa per guardarmi.

<<Non darmi motivo per farlo>> misi una mano tra i suoi capelli, giocandoci.

<<Guarda che vale lo stesso per me Lestrange>> si spostò da quella posizione, mettendo le braccia ai lati della mia testa, per non schiacciarmi con il suo corpo possente.

<<Io almeno non cambio umore ogni minuto>> lo guardai dall'alto in basso, mordendomi il labbro per non scoppiare a ridere.

<<Tu però sei una stronza, quindi non lamentarti>> lui al contrario non si trattenne e rise per la mia espressione offesa.

<<Oggi ti sei svegliato simpatico Riddle?>> chiesi, ignorando i brividi che le sue carezze sul mio fianco mi provocavano. Da sotto la maglia disegnava dei piccoli cerchi immaginari.
Ti prego non toccare le cicatrici.
Scapperà appena le vedrà Madison.

<<Tu oggi sei dolce vero?>> alzò gli occhi al cielo, facendo un ghigno avvicinandosi al mio viso.

<<Aspetta, che giorno è?>> proprio quando stava per baciarmi lo interruppi, sperando che non fosse il giorno che tanto odiavo.

<<Ma che cazzo ne so, giovedì credo>> era il mio compleanno. Mio padre mi torturava ancora di più, non solo provocandomi delle ferite sul corpo, ma anche interne, nel cuore. Diceva che la mia nascita era stato solo uno stupido errore, che mia madre avrebbe dovuto abortire. Io per lui, e forse non solo, ero un errore.

<<Ora sei tu quella che cambia umore>> mi risvegliò dai miei pensieri la voce di Mattheo, che mise due dita sotto il mio mento per farmi alzare lo sguardo, incrociando i suoi occhi con i miei.
Salvami.
Non lo farà.

<<Troppi pensieri>> sorrisi in modo forzato, rivedendo nella mia testa le immagini del mio sangue sparso a terra, delle grida mie e di mio fratello..

<<Non ascoltarli>> sembrava una preghiera la sua. Purtroppo non era così facile, loro vincevano sempre, come un qualcosa di obbligatorio.

<<Fidati di me>> le nostre labbra erano a un soffio dal toccarsi, bastava così poco. Se ci fossimo avvicinati un solo millimetro in più, ci saremmo baciati. Non avevo mai baciato qualcuno, nessuno mi aveva fatto provare quello che io sentivo per lui. Era un qualcosa di strano, di anomalo per il mio corpo. Faceva quasi male da quanto era forte.

<<Madison, possiamo entrare?>> gridarono contemporaneamente i gemelli, facendomi spalancare gli occhi che tenevo chiusi pronta a baciarlo. Per la prima volta che mi ero lasciata andare.

<<Non ci provate>> urlai, spingendo Mattheo per le spalle, spostandolo da me, mentre mi alzavo di scatto.

<<Falli entrare, abbiamo solo dormito insieme a me non frega un cazzo se mi vedono>> si mise seduto, mettendosi la maglietta.

The true pain // Mattheo RiddleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora