capitolo 13 - Andrea

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Andrea

Credevo di accompagnarla in giro per qualche negozio del centro, invece, mi ritrovo ai grandi magazzini a gironzolare insieme a lei fra questi scaffali, tutto ciò che Chloe afferra io glielo tolgo dalle mani e lo rimetto al proprio posto ignorando le sue occhiatacce.
«Devi spiegarmi cosa non va nel mio modo di vestire, questa sono io.»
Si è un po' offesa, è palese dal suo tono e dai suoi occhi pronti alla battaglia.
«Non c'è nulla che non vada, ma a volte ammetto che noi uomini siamo degli stupidi, e da quel che ho capito con una chiacchierata, per catturare l'attenzione di Mark devi un po' osare con l'abbigliamento.»
Alzo subito le mani per discolparmi facendole capire che mi sto limitando ad esporre il pensiero del suo grande amore.
« Senza esagerare, tranquilla, sto parlando di roba innocente, qualcosa di più corto e leggermente appariscente rispetto al tuo abbigliamento sobrio.»
Lei in risposta incrocia le braccia sotto al seno, visibilmente in collera.
«Siete degli idioti, meglio non aggiungere altro perché il resto sarebbero solo parolacce.»
Continuando a borbottare fra sé e sé marcia verso i camerini.

Io mi guardo un po' intorno, prendo qualche altra gonna corta, qualche top monospalla, camicie con trasparenze, vestiti aderenti, insomma tutto ciò che vorrei vederle addosso, cioè in quanto uomo intendo, se fosse Caroline voglio dire, ma ovviamente adatto all'ufficio.
La raggiungo e le do tutta quella roba, entra nel camerino mentre io mi siedo sul divanetto di fronte, tamburello nell'attesa le dita sulla gamba, il ragazzo sul divanetto blu accanto gioca al telefono, lo so perché ha l'audio a tutto volume ed è alquanto fastidioso.
Finalmente Chloe scosta la tenda rossa e mi si presenta con una gonna nera corta e aderente, ha abbinato una camicetta con trasparente solo sulla pancia e sta benissimo, le alzo il pollice in su.
Il secondo tentativo è un abito rosso e mi fa restare a bocca aperta, non riesco a muovere un muscolo per distogliere lo sguardo, facendomi contorcere lo stomaco, ma mi riporta alla realtà qualcuno.
Mi volto subito a guardare il ragazzo che si schiarisce la voce e noto come resta anche lui a bocca aperta nel vederla con un abito con scollo dritto, lungo fino al ginocchio, aderente.
Sembra abbagliare il contrasto del vestito con i suoi colori naturali, sembra lei essere troppo bella per qualunque cosa in realtà.
« Non va bene questo per un ufficio Chloe.»

Le faccio notare con disappunto.

Ma cosa si è messa in testa questa ragazza?
Effettivamente è esagerato per un luogo di lavoro.

«Ma se lo hai scelto tu!»
Mi guarda sconcertata e quasi con la bocca aperta.
Mi alzo e richiudo la tenda infastidito, i miei occhi fissano severi quel ficcanaso che osa accarezzare avido il corpo di Chloe, ma che si ricompone dopo aver incontrato il mio volto livido, riportando l'attenzione sul suo telefono finalmente.
Sono ancora di spalle, posto davanti il camerino come un bodygard, quando questo si riapre, mi volto e davanti ho una visione, il top monospalla bianco risalta sulla sua pelle olivastra, i capelli cioccolato ricadono sulle sue spalle e ha abbinato una stretta gonna di jeans a vita alta.
« Pollice in su?»
Faccio un cenno con la testa alla sua domanda, pur restando immobile ad ammirarla e a cercare di coprirla con la mia altezza da occhi indiscreti e richiudo la tenda appena i miei neuroni riescono a fare contatto fra loro.
« Anche la mia ragazza mi fa aspettare sempre.»
Il guardone cerca di intavolare un discorso, lo guardo sospettoso ma non rispondo.
«Perché lei è la tua ragazza, giusto?»
Non ci posso credere che me lo abbia chiesto davvero.
« No.»
Infastidito metto le mani in tasca prima di strozzare questo cretino.
« Per caso proverà anche biancheria?»
Lo sconcerto è palese sulla mia faccia, ma fa spazio alla rabbia, faccio un passo minaccioso verso di lui con occhi di fuoco.
« Ti consiglio di sparire.»
Gli intimo a denti stretti, il tizio scappa con la coda fra le gambe senza controbattere nulla e lasciando la madre da sola nel camerino opposto, ed è la scelta più sensata.
Chloe esce entusiasta con un vestito scelto da lei, ed è semplicemente un incanto nella sua semplicità, azzurro con stelline argento lungo fin sopra il ginocchio con spalline sottili.
« Che ne pensi? Lo adoro.»
Continua a roteare su sé stessa e guardarsi allo specchio chiedendomi un parere, ma non ho ancora spiaccicato parola come uno sciocco, la guardo e basta.
« Mi piace troppo, lo prendo, qualunque sia il tuo verdetto.»
Rientra nel camerino lasciandomi lì, ancora a fissare quel punto dove era la sua figura, e non trovo un senso a questo mio bizzarro comportamento, a queste sensazioni assurde alla bocca dello stomaco.
Lei è solo una collega, anche un po' pazza a dirla tutta, con la quale ho architettato questo piano per conquistare Caroline, quindi non capisco cosa cavolo significhi tutto questo.
Mentre ad occhi bassi rimugino sulla mia pazzia, una voce familiare mi fa andare nel panico, mi fiondo all'interno del camerino di Chloe trovandola per fortuna ancora vestita.
« Che diavolo stai facendo, sei forse impazzito?»
Quasi urla per lo spavento.
I nostri occhi si incontrano attraverso lo specchio di fronte, nei suoi leggo confusione, ma non posso permettere che ci faccia scoprire, istintivamente le tappo la bocca con la mano.
« Schh, c'è Caroline, non deve vederci insieme fuori dall'ufficio, soprattutto in una situazione intima come fare shopping, potrebbe credere che ci sia del tenero.»
Sentiamo la voce della mia futura moglie parlare con la commessa proprio davanti al nostro camerino, lei sta provando qualcosa in quello accanto.
Che situazione assurda, siamo intrappolati in questo minuscolo spazio che costringe i nostri corpi a sfiorarsi continuamente, il suo profumo entra nelle mie narici e vorrei tanto chiederle che fiore sia, perché me lo chiedo dal nostro primo incontro su quell'aereo.
La spallina sinistra del vestito ricade sulla spalla e come se non avessi padronanza delle mie azioni, la mano si muove da sola, la rimetto al giusto posto sfiorando la sua pelle.
Forse anche noi siamo nel posto giusto così vicini.
I nostri sguardi si incontrano ancora attraverso il grande specchio e i suoi occhi scuri mi sembrano così grandi, così luminosi, sembrano quasi tremare.

Possibile sia per la mia vicinanza?
Oppure sono io a tremare?

Scuoto la testa per allontanare questi sciocchi pensieri e non appena sentiamo nuovamente la voce di Caroline andare via, mentre discute sul suo acquisto con la commessa, sbirciamo entrambi scostando di poco la tenda rossa del camerino.
Il pericolo sembra scampato, oppure non lo è per niente, perché forse in realtà il pericolo per me è proprio la ragazza che è qui accanto a me, colei che non avrei mai immaginato, una pazza italiana che in un giorno qualunque mi ha travolto entrando nella mia vita.
« Ok, esci così mi cambio.»
Sussurra ad occhi bassi Chloe, e ritornando in me, senza dire una parola, è ciò che faccio.
Quasi mi metto a ridere da solo per le sciocchezze che ho pensando, tutto questo è assolutamente assurdo, io sono pazzo di Caroline da mesi, lei è la mia donna ideale, l'ho sempre pensato, ed ora, ho tutte le intenzioni di avere una chance con lei e Chloe mi aiuterà.
Avvicinandoci alle casse la mora non fa altro che fantasticare sulla probabile reazione di Mark nel vederla con quei nuovi vestiti, e tutto questo non so perché ma mi rende nervoso.
Lei è davvero una bella persona, è davvero una bella ragazza, soprattutto nella sua semplicità, ed è in gamba, come fa a non averla ancora notata come donna quell'idiota del mio collega.
Ma soprattutto, cosa mi importa?
Perché mi infastidisco?
Usciti dai grandi magazzini mi sembra di non respirare accanto a lei, come se i suoi sorrisi risucchiassero tutta l'aria dal pianeta, con una scusa vado via, stare troppo con lei non mi fa bene.
Temo all'improvviso che tutta questa storia finirà per ritorcermi contro e non posso permetterlo, devo ritornare in me.

Temo all'improvviso che tutta questa storia finirà per ritorcermi contro e non posso permetterlo, devo ritornare in me

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