capitolo 76 - Andrea

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Andrea

Mille pensieri affollano la mia mente mentre questo ascensore ci porta al secondo piano dell'hotel dove avremmo dovuto cenare, gli occhi restano fissi sulla chiave magnetica che Gwenda stringe nella sua mano.
Accarezzo con la lingua le mie labbra, ho ancora il suo sapore per quel bacio forzato di poco prima, ma non sento nulla se non repulsione.

Ovviamente lei, donna decisa che sa cosa vuole e se lo prende senza chiedere, aveva già prenotato la stanza e chiesto di cenare qui, ho avuto poca voce in capitolo.
Usciamo dall'ascensore e non dobbiamo fare molta strada, la nostra stanza è praticamente di fronte, Gwenda apre subito la porta ed entra tranquilla, direi anzi, con trepidazione.
I miei passi, invece, sembrano pesare tonnellate.

La stanza è lussuosa come mi aspettavo, ha un piccolo salone che ci accoglie, due divanetti con un tavolino al centro, e un mobile con una tv.
A destra una porta scorrevole enorme dà sulla stanza da letto, che riesco ad intravedere da qui, perché io sono ancora all'ingresso.

Cazzo, mi sento così sbagliato.

Lei, a suo agio, posa la borsetta e il cappotto su uno dei divani, poi si volta verso di me, mi sorride e mi tende la mano, ma sono davvero pronto a stringerla?
Significherebbe uccidere del tutto il ricordo di Chloe, ciò che ero con lei, ciò che sento per lei, anche se non è più mia e so di averla persa.

«Gwenda, io non posso fare sesso con te.»
Mi arrendo alla luce di questo amore che non vuole affievolirsi, nonostante stia tentando in tutti i modi di soffocarla, ma forse resiste perché in realtà, non voglio spegnerla.

« Non capisco.»
La donna che ho di fronte mi osserva un po' risentita, lo noto dal viso che inizia a diventare paonazzo e dalla serietà che ha assunto ad un tratto.
Le faccio cenno di sedersi ed io mi accomodo accanto a lei.
« Ascolta, sei una donna avvenente e ricordo con piacere il nostro amplesso di due anni fa, ma, il problema è il mio cuore.»
Porto una mano al petto, sulla parte sinistra.
«Appartiene ad un'altra donna, anche se non fa più parte della mia vita a causa delle mie scelte sbagliate.»
Ammetto a lei, a me, e, vorrei dirlo anche alla diretta interessata, ma non servirebbe ormai.

«Ahia, mai innamorarsi caro Andrea, finisci a pezzi ed incapace di giocare altre partite.»
Mi indica.
«Io ho amato solo il mio primo marito, ero giovane, non farò più questo errore, ora, voglio solo il potere e qualche scappatella.»
Prende la sua borsa e ne sfila una sigaretta, la accende e butta il fumo sul mio viso, facendomi indietreggiare.
«Cosa vuoi da me?»
Come al solito va dritta al punto, capendo intelligentemente che tutto ha un prezzo.
«La tua amicizia, la tua lealtà.»
Fisso determinato i suoi occhi che si assottigliano cercando di capire cosa mi frulli in testa, mentre continua a portare quella dannata sigaretta alla bocca ricoperta di rosso.

Dopo un'ora esco da quella stanza da solo, con un peso in meno, ma mille dubbi e paure di aver mandato tutto a puttane.
Questo pensiero mi uccide perché significherebbe che ho rinunciato a Chloe per niente, senza avere in cambio la mia vendetta.

È tutto nelle mani di una donna che ho appena rifiutato, che potrebbe per vendetta smascherarmi.
Ho bisogno di bere.

Scendo al ristorante dell'hotel e mi fermo al bancone del bar, ordino un whisky, ho davvero bisogno di qualcosa di forte.
Il bicchiere non riesce ad arrivare nelle mie mani perché qualcuno lo intercetta e lo ruba, alzo lo sguardo glaciale, ma trovo un sorrisetto furbo.
«Ma tu guarda come è piccolo il mondo.»
Sorpreso sorrido e lo saluto con piacere.
«Aiden, mi fa piacere vederti, come ti vanno le cose?»
Inizia a bere dal mio bicchiere ed io ordino un altro whisky.
« Come al solito, invece tu stai uno schifo.»
Ridacchio per la sua schiettezza.
« Si vede così tanto?»
Guardo il liquido ambrato nel bicchiere che stavolta stringo e vorrei trovarvi conforto, ma non si nasconde sul fondo di questo, purtroppo non è così semplice.

«Chloe?»
Chiede diretto, ma io non rispondo, non muovo un muscolo, bevo semplicemente d'un fiato il mio whisky.

«Dai, andiamo a farci una birra insieme da un'altra parte, ti porto al club del mio amico Brian, nessuno meglio di noi due può capire il mal di cuore. Fidati.»
Mi da una pacca sulla spalla e si incammina verso l'uscita, io mi affretto a pagare il barman e lo raggiungo.
Ognuno di noi sale sulla propria auto e gli vado dietro, appena vedo che parcheggia davanti al famoso Lost Soul Club non credo ai miei occhi.
Scendo dall'auto e mi guardo intorno, c'è una fila enorme, mi chiedo quale sia la serata questa sera, un gruppo locale, o famoso, oppure karaoke, magari dragqueen, il proprietario organizzata diverse serate dando visibilità a tutti.
È stato un trampolino di lancio per molti questo posto, che io sappia.

Con mio enorme piacere saltiamo la fila e andiamo diretti dal buttafuori, un ragazzone di nome Mike, alto due metri con spalle larghe quanto un armadio.
Non sono mai stato qui, in realtà non sono tipo da vita mondana, però entrando non posso non ammirare il locale.
Ci sediamo subito al bancone, caratteristico, quadrato al centro della sala, geniale direi, all'interno c'è Brian.
«Ehy, amico, ti presento Andrea.»
Ci salutiamo con una stretta di mano.
«Subito due birre, il ragazzone qui deve riprendersi dal mal d'amore.»
Guardo male quel cretino seduto alla mia sinistra, non credevo mi sputtanasse così facilmente.
« Non ci si riprende, l'unica cosa che puoi fare è chiudere i ricordi e il cuore in una cassaforte e seppellirli.»
Mi volto a fissare sbigottito Brian, la sua espressione è gelida, sembra non provare nulla, il suo tono serio, continua a lucidare qualche bicchiere con il suo tovagliolo bianco e blu e riporli al posto giusto.
«Corri il più lontano possibile dall'amore, dal suo ricordo, serve solo a farti perdere l'anima, meglio trovare altro per cui vivere, come un locale da gestire che ti tiene occupato tanto da non darti il tempo per pensare.»
Poi si allontana e ne approfitto per chiedere ad Aiden che diavolo possa essere capitato a questo ragazzo per essere così duro.
«Lo hai sentito, ha perso davvero la sua anima da quando non ha più la donna che amava, ecco perché questo posto si chiama così, è tutto ciò che gli resta.»
Gli occhi di Aiden si perdono nel bicchiere davanti a sé.
«A me resta la fotografia, ognuno di noi ha un fantasma da combattere o da cui scappare.»
Beve d'un fiato.

Ed io che pensavo di essere messo male.

Ognuno di noi ha una storia che custodisce nel profondo e che lo ha segnato in qualche modo, che lo ha reso ciò che è oggi, e cerchiamo disperatamente di restare a galla con le nostre debolezze, combattendo i nostri demoni, da soli.
Nessuno può giudicare le nostre battaglie sminuendole, credendo di poter fare meglio al nostro posto, perché nessuno è al nostro posto.
Cerchiamo un appiglio per andare avanti, per stare meglio, per sopravvivere, io lo avevo trovato.

« Ehy ragazzi, abbiamo riunito il trio.»
Mi volto quando Brian, stranamente sorridente, torna pronunciando questa frase e indicando dietro di sé.
Mi scorgo appena e mai avrei creduto che questa serata potesse evolversi così.
Chloe è qui, a pochi passi da me, a sua volta si blocca nel vedermi ed io istintivamente mi alzo da questo sgabello facendo un passo nella sua direzione, ma i miei passi vengono fermati non appena nella mia visuale entra un ragazzo che solo ora riesco a ricordare.
Il ragazzo sorridente che viene verso il bancone, accanto a lei, è lo stesso che ho visto qualche sera fa in macchina al suo fianco, fermi a quel maledetto semaforo.

Perché sono insieme? Chi è?
Chloe, mi hai dimenticato?

Perché sono insieme? Chi è? Chloe, mi hai dimenticato?

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