Stravolgi Tutti I Miei Piani

capitolo 22 - Andrea

Andrea

Il bagliore dei raggi della luna che entrano dal lucernario illuminano la dea che è ad un passo da me, i suoi occhi scuri risplendono di luce propria, e spero sia per le stesse emozioni che sto provando io.
Sensazioni suscitate da qualcosa nel profondo al quale adesso non so dare un nome, non voglio dare un nome, sarebbe affrettato, sarebbe stupido.

Forse, invece, è proprio idiota da parte mia l'opposto, rinnegare una semplice parola che può racchiudere ciò che mi sta scoppiando nel profondo, liberandomi dalla gabbia invisibile nella quale sono intrappolato da troppo.

Chloe sembra quasi tremare, posso percepire i brividi sulla sua pelle, e se mi toccasse, si renderebbe conto che sono gli stessi che provo io.

È bastato così poco a far crollare il mio mondo?
Un semplice bacio?

Assurdo come questa ragazza mi stia trasformando, sgretolando lo scudo di ghiaccio intorno al mio cuore.
Almeno è così che tutte le mie ex hanno definito ciò che racchiudo nel petto, la principale causa dei molteplici rapporti falliti che ho alle spalle.
Ma solo ora mi sembra di capire quelle accuse, perché nessuna è stata in grado di far tremare la terra sotto i miei piedi poggiando dolcemente le proprie labbra sulle mie, e questo è sconclusionato, questo fa paura perché è totalmente illogico.

So solo che ho bisogno di saziare questo desiderio improvviso, la fame irrazionale di quelle labbra come se fossero le uniche in grado di sfamarmi.
Questa irrefrenabile voglia di toccarla, di stringerla, di rendermi conto che tutte queste emozioni siano vere.

Dal momento in cui le nostre labbra si sono sfiorate mi sembra di non poterne fare a meno, come respirare, un gesto istintivo e vitale, ed io, devo assaporare ogni centimetro di questa donna o potrei impazzire.

Sento come un dolore all'interno del mio corpo che mi contorce nel profondo, sono sofferente.
L'unica cura?
Le sue labbra, assaporarla, la sua lingua contro la mia, il suo corpo sul mio, le mie mani fra i suoi capelli morbidi.
Ed è questo ciò che voglio, è questo quello che pretendo.

Pronto a terminare questo supplizio accorcio le brevi distanze, i nostri visi sono così vicini da sentire il suo respiro accelerato sulla mia guancia, anche lei non vede l'ora di riprendere il discorso di poco fa, me lo confermano le sue mani strette sui miei fianchi che mi tirano a sé.
Vorrei divorarla, farla mia, ma cerco di tenere a bada gli istinti rispettando la donna che sto stringendo, rispettando questo battito nuovo che mi sconvolge per la prima volta, anche se è davvero difficile trattenersi.

Le mie mani vorrebbero viaggiare lungo il suo corpo e scoprire ogni centimetro di lei, vorrei baciare e assaggiare ogni lembo di pelle, strapparle questo vestito rosso che mi ha fatto perdere la testa creando delle fantasie già quel giorno al negozio, ma devono attendere.
Poso una mano sulla sua schiena e spingo il suo corpo addosso al mio, voglio sentire un contatto fra noi, l'altra la immergo fra i capelli setosi e mentre i nostri nasi si toccano e le nostre labbra si sfiorano nuovamente, spezzando il respiro, qualcosa va storto.

Una luce abbagliante ci acceca costringendoci a separarci d'istinto e portare entrambi le mani agli occhi per proteggerci, ormai ci eravamo abituati a quell'atmosfera così intima della penombra, la porta accanto a noi è aperta e dinnanzi un membro dello staff del teatro.

« Che ci fate qui dentro, qui è vietato entrare, volevate rubare?»

Il suo tono allarmato e acuto richiama l'attenzione della guardia all'ingresso, a pochi metri, che sbuca dopo qualche secondo, nonostante io tenti di dire a quell'idiota che non volevamo rubare nulla, tra l'altro in una stanzetta vuota, ma lui non sente neanche mezza parola e continua ad inveirci contro.