capitolo 96 - Andrea

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Andrea

La donna seduta davanti a me, porta una sigaretta alle labbra tinte di un rosso molto acceso, inspira e poi butta il fumo verso la mia direzione, i suoi occhi scuri, come al solito, mi fissano come se fossi un pasto succulento in attesa di essere divorato.
« Peccato che il pacchetto non includa anche te.»
Come sempre è diretta, ma lo sono anche io.
«Accontentati delle azioni che riuscirai ad avere, se dovessimo farcela, io ormai, sono off-limits.»

Niva, per l'ennesima volta alza gli occhi al cielo per poi fissare il suo telefono in evidente ansia, in attesa di buone notizie, ma non dovremo attendere molto.
«Ci siamo, la commissione ha fissato l'assemblea per domani.»
I suoi occhi scattano nei miei ed entrambi abbiamo un sussulto.

Non credevo che questo giorno potesse arrivare, invece eccoci qui.
Ho atteso così tanto questo momento, ma non immaginavo di avere ripensamenti in merito, dovrei solo assaporare il gusto succulento della vendetta, della nostra vittoria, ma qualcosa stona in questo quadro.
Mi stuzzica molto l'idea di vedere la sua faccia sconcertata, in preda alla disperazione, ma, non so perché, ora che sono così vicino a soddisfare questa sete di vendetta, sento in bocca un sapore amaro.

Domani Chloe partirà, un moto di tristezza mi assale ogni volta che ci penso, mi sono ripromesso di farle una sorpresa e passare una serata indimenticabile, quindi afferro il telefono, le chiavi e il cappotto, ed esco di lì in grande fretta.
Raggiungo l'azienda dove ho lavorato per tre lunghi anni, dove ho imparato molto e soprattutto avuto un'opportunità, alzo la testa ed osservo questo palazzo di cinque piani, i ricordi del tempo trascorso qui fanno nascere un po' di malinconia.
Entro dall'entrata principale, saluto la guardia e Rose alla reception, faccio presente di avere appuntamento con John, che conferma e, mi avvio verso l'ascensore.

Arrivato al quinto piano vado dritto verso il suo ufficio, salutando frettolosamente alcuni colleghi lungo il percorso.
La porta del mio vecchio ufficio è socchiusa e non riesco a resistere, poggio la mano su di questa e la spingo leggermente, quello a cui assisto mi lascia a bocca aperta, Mark e Caroline avvinghiati l'uno all'altro.
Tento di chiudere la mascella spalancata e quatto quatto procedo lungo il corridoio senza disturbarli.

Non posso non ricordare quando, fino a circa sei mesi fa, ero invaghito di lei e Chloe sbavava per Mark, ora quei giorni, quei sentimenti acerbi, mi sembrano così lontani ed effimeri.
Come tutte le storielle in cui mi sono buttato, senza sentimento, ora riesco a capire perché poi venivo puntualmente lasciato, accusato di non metterci l'anima, non ne ero capace, perché solo lei è riuscita a vedere oltre il buio che nascondevo.

Ma soprattutto, a portare luce.

Busso alla porta aperta di John, che mi accoglie con un sorriso, ci salutiamo e mi accomodo.
«Allora, a cosa devo la visita del vicedirettore della Milani.»
Ridacchia vedendomi sbuffare.
« Aspetta, aspetta, forse ha a che fare con una morettina Italiana che lavora in fondo al corridoio?»
Accenno un sorrisetto e gli chiedo di poter fare uscire la mia ragazza da lavoro, ho intenzione di rapirla, poi gli accenno altro.
« Dopo le feste dovremmo fare due chiacchiere, ho una proposta da farti.»
Il suo sguardo diventa subito serio e interessato alle mie parole.
«Ok, ora va a prenderti la tua Chloe, si è dimostrata niente male questa novellina, vero?»
Mi prende in giro ricordando il nostro primo incontro, proprio in questo ufficio, e come la denifii.
Lo saluto con la promessa di inviargli, come ad ogni Natale, la solita scatola di sigari cubani.

Raggiungo l'ultimo ufficio in fondo al corridoio, la porta è aperta e sento la voce della mia ragazza, parla di lavoro e poi Erik fa una delle sue solite considerazioni senza senso, sto per farmi vedere, quando un'altra voce, profonda, ferma i miei passi.
«Sei fantastica, hai sempre idee geniali.»
Mi affaccio con cautela e vedo Erik con la testa infilata nell'armadietto alla ricerca di qualche documento, Chloe in piedi, curva sulla propria scrivania, mentre analizza alcune gigantografie di qualcosa, sicuramente manifesti per la campagna a cui sta lavorando.
Il problema è l'uomo che le sta, letteralmente appiccicato, guardandola con occhi a cuoricino.
Loro due mi danno le spalle quindi non si sono accorti della mia presenza, e questo mi dà qualche istante in più per potermi calmare ed evitare di andare lì dentro e spaccare la faccia a quel Thomas.

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