capitolo 71 - Andrea

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Andrea

Andrea

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Andrea

Non riesco a far finta di niente, ad essere disinvolto quando Gwenda tenta un approccio fisico, che per quanto possa sembrare innocente agli occhi degli altri, io so perfettamente dove vuole che ci porti.
È davvero una bella donna, riesce ad ammaliarti con i suoi atteggiamenti decisi, trasuda sensualità e classe in ogni gesto.
Ride ad una mia sciocca battuta, posa la mano sul mio braccio mentre l'altra si protende verso il calice di vino rosso, un'ottima annata che costa quasi quanto l'intero stipendio di un anno del cameriere che ce lo ha versato.
Lo vedo quel luccichio lussurioso nei suoi occhi, noto come umetta le labbra guardando le mie e, so che ha proposto questo ristorante in questo hotel, appunto perché potremmo avere l'opportunità di concludere la serata in grande stile.
È il secondo appuntamento, stavolta ha scelto lei dove cenare e conoscendola so che è un invito a mangiare il dessert in camera su lenzuola di seta.
Non capisco che problemi io abbia, ma al solo pensiero voglio scappare via come un ragazzino vergine di dieci anni che assiste all'amplesso dei propri genitori e ne resta scioccato.

Sono già andato a letto con questa donna due anni fa, prima che sapessi che in realtà potesse essere il mio asso nella manica per distruggere mio padre, prima di sapere che era la sua socia maggioritaria.
Una sera, ad una noiosa festa aziendale, due occhi scuri continuavano a fissarmi stuzzicando alcune mie fantasie, una donna così avvenente, con almeno dieci anni in più che ti mangia letteralmente, è il sogno di ogni giovane uomo, almeno una volta nella vita.
Solo dopo il nostro incontro, nella toilette delle signore, ho saputo che aveva in realtà quindici anni in più, e soprattutto il suo nome, per non parlare dei suoi affari.
Da quel momento lei è entrata a far parte del mio piano di vendetta, ed ora sono così vicino da non poter permettere a degli sciocchi sentimenti di mandare tutto a puttane.

«Potremmo prendere il dessert in una camera.»
I suoi occhi scuri brillano, e non è di certo per il vino, sta già assaporando il mio corpo sul suo, vorrei dare seguito a queste fantasie che stanno stuzzicando la sua mente e che gli si leggono in faccia, ma stasera non mi sento in me.
Ho davanti una bella donna che vuole fare sesso, ed io continuo a pensare a Chloe.

Forse avrei solo bisogno di sradicare il suo ricordo proprio così, facendo sesso con un'altra donna, che tra l'altro non posso permettermi di perdere al momento.
Il piano è sempre stato questo, conquistarla, sfruttando questa attrazione che ha sempre avuto per il sottoscritto, perché una volta che avrò lei, avrò anche le sue azioni della Milani Corporation e potrò passare alla parte finale del mio piano di vendetta.
È per questo che non avrei dovuto legarmi inutilmente a Chloe, soprattutto per il suo bene, perché era già tutto programmato, questo momento lo era, ed io non potevo avere una storia, perché sarebbe stata di intralcio arrivato a questo punto del mio piano.
Invece mi sono lasciato trasportare, ho deciso di rischiare e l'ho fatta entrare nella mia vita a tal punto da innamorarmene, ed ora, che mi ritrovo qui, dove sarei sempre dovuto essere, sono bloccato, intrappolato dai ricordi di ciò che ho perso e non avrei mai dovuto avere, ma che il mio cuore grida di volere disperatamente.

Il ristorante di lusso ci dà la possibilità di cenare su divanetti circolari color champagne, l'atmosfera è abbastanza intima e le luci soffuse, la musica di sottofondo rende tutto piacevole, ed io vorrei far finta che questi capelli scuri siano di qualcunaltro.

Maledizione.

Gwenda si fa sempre più vicina, non curante del fatto che chiunque ci stia guardando possa sparlare di noi, riportare la notizia magari a giornalisti, noncurante del fatto che io sia il figlio del suo socio in affari, lei è così, vuole una cosa e la prende.
Mi ha sempre affascinato questo suo lato e, lo sarei ancora, se una mora italiana cocciuta non mi avesse fottuto il cuore.

Le sue labbra sono sempre più vicine e i suoi occhi da gattina vorrebbero incantarmi, ma in quelle iridi nocciola non riesco proprio a perdermi nemmeno per una sera, non riesco a vedere niente se non del buon sesso che per una volta, non riesce a farmi gola.
Sono consapevole che lei è sempre stata questo, ma ad un tratto, mi sembra di desiderare altro.

Mi scanso dalle sue labbra puntando al suo collo, inspiro a pieni polmoni, ma sento fastidio, un profumo così forte e di sicuro costoso, che quasi mi viene da tossire e riesco a non farlo per poco.
Poso una scia di baci sulla sua pelle sentendola gemere leggermente e, quasi mi faccio ribrezzo nel pensare che la stia sfruttando per i miei scopi, nonostante sappia che anche per lei io non sia nulla più che un gioco.
Ma soprattutto mi sembra quasi di provare repulsione verso un'altra donna che non sia Chloe, e non lo capisco, non è ragionevole.

Mi allontano da lei come una molla fingendo che il telefono vibri in tasca ripetutamente, mi scuso ed esco fuori dal ristorante a prendere un po' d'aria, spingo con vigore la porta e il gelo delle sere di inizio Dicembre quasi mi spezzano il respiro, ma a non farmi respirare è ben altro.
Un'auto nera ferma al semaforo a pochi metri da me, lei è seduta al posto del passeggero e sta guidando un ragazzo che non riesco a vedere bene da questa posizione.
Ma riesco a distinguere quasi il suono della sua risata da qui, posso intravedere quella piccola fossetta sulla guancia destra e sono quasi in grado di scrutare le sue iridi spegnersi quando incrociano le mie, pochi attimi prima che il semaforo diventi verde e l'auto riparta.

Il mio cuore si è spezzato, o è tornato a battere per qualche istante per fermarsi ancora, non sono in grado di dirlo, so solo che ora che è lontana, non lo sento più in questo petto.

Non posso lamentarmene, è tutta colpa mia, e Gwenda che esce dal ristorante a cercarmi mi ricorda il perché delle mie decisioni.

«Tutto bene caro?»
Prendo un grosso respiro e torno nei panni che devo vestire.
«Certo, solo che devo andare purtroppo, ma prometto che ci rifaremo.»
Non le do modo di chiedermi qualcosa perché non ho la mente abbastanza lucida da inventare scuse esaustive, le poso un bacio sulla guancia e scappo via.
Salgo in auto e guido come un matto, non vedo la strada o le altre macchine, i semafori, i segnali, vedo solo Chloe con un altro, mi chiedo solo chi cazzo sia, come abbia fatto a dimenticarmi dopo un solo mese.

Parcheggio sotto casa di Davide, ho bisogno di sfogarmi, per fortuna vedo la luce del salone accesa da qui, suono il citofono ma devo ritentare una seconda volta e una terza prima che venga a rispondere.
Finalmente mi apre e salgo in fretta queste scale, anche se, essendo al primo piano potrei quasi scalare il balconcino.
Busso con foga alla porta ma non avrei mai immaginato di vedere lei qui.
«Grace? Che ci fai qui?»
Mi accoglie mia sorella ed io sono confuso più che mai.

« Sono passata a salutare Davide, visto che ero nei paraggi, e abbiamo deciso di mangiare insieme qualcosa qui, ma stavo per chiamare un Uber.»
Entro in casa e trovo il mio amico seduto comodamente sul divano che mi fa un cenno col capo per salutarmi.
« Prendi la mia auto, poi tornerò io in taxi o in altro modo.»
Afferro le chiavi dalla tasca dei pantaloni e glieli porgo, non voglio cacciarla ma ho bisogno di sfogarmi con il mio amico.
Mia sorella saluta e va via, Davide stranamente non si è mosso dalla sua postazione ed io, appena sento il tonfo della porta chiudersi parto a raffica.
« Ho rivisto Chloe.»
Gli occhi scuri del mio migliore amico saettano nei miei e intravedo speranza, una luce che si spegne non appena continuo la frase.
« Era in macchina con un altro, mi ha dimenticato.»
Pronuncio quelle parole come fossero la sentenza del mio destino amaro.

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