capitolo 33 - Andrea

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Andrea

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Andrea

Serro la mascella e metto le mani in tasca per cercare di avere un minimo di controllo, i suoi occhi mi scrutano come se volessero scavare fin dentro la mia anima, il più in profondità possibile, in cerca di una risposta, in cerca di una verità che mi fa paura.

Il problema, è che bisogna aver più coraggio a restare e scoprire le proprie carte, dire all'altro 'eccomi, sono un disastro ma amami', avere il fegato di mettere la propria felicità nelle mani di un'altra persona e sperare che lui, o lei, non ti faccia a pezzi.
L'amore può distruggerti e poi, chi mi garantisce che avrò la forza di rialzarmi e andare avanti?

Io non ho l'ottimismo e la forza d'animo di mia madre, che ha sofferto a causa sua, eppure, non ha mai perso il sorriso, la speranza di poter essere felice di nuovo un giorno.
Anche se quel giorno, non lo ha mai vissuto.

« Non ottengo mai nessuna risposta da te.»
Porta entrambe le mani sul viso coprendosi, scuote la testa, ne segue un sospiro frustrato e quando mi fissa, nei suoi occhi mi sembra di scorgere fuoco.
«Pretendo una risposta una volta tanto perché sono stanca, oppure pretendo che tu mi stia lontano, che la smetta di guardarmi, che la smetta di seguirmi preoccupato fuori da un ristorante.»
Chloe inizia ad avvicinarsi e colpire il mio braccio spintonandomi, ma io resto immobile non facendo neanche un passo indietro.
La rabbia che scarica e le sue parole mi fanno stringere i pugni, ancora intrappolati nel tessuto delle tasche dei miei pantaloni, volutamente, per evitare qualunque sciocchezza.
«Sei incoerente, devi lasciarmi in pace, tu vuoi un'altra ed io ...»

Non le faccio terminare la frase, perché odierei sentirle dire che vuole quel cretino, afferro la sua mano pronta a colpire la mia spalla per l'ennesima volta e facendo questo, per fortuna, si zittisce.
« Vuoi che sia sincero? Sei sicura di riuscire a reggere il peso della cruda verità?»
Sembra lo stia chiedendo a lei, ma in realtà è una domanda che pongo anche a me stesso, l'ho fatto spesso ultimamente e la risposta è sempre stata negativa, era più semplice scappare, lo è sempre, ma ora basta.

«Mi fa impazzire starti vicino, ma non riesco ad allontanarmi da te per quanto io ci provi, perché sei nella mia testa e non so come farti uscire da qui dentro.»
Picchietto la tempia con la mano libera.
«Hai ragione, scappo, ma la verità è che ogni istinto è fuori controllo quando si tratta di te e non capisco questi sentimenti.»
Avvicino sempre di più il mio viso al suo e per un attimo potrei giurare di sentirla tremare.
«Io non vorrei guardarti, ma sono catturato dalle tue iridi nocciola che se illuminate dal sole diventano quasi dorate.»
Con il dorso dell'indice e del medio accarezzo una ciocca dei suoi capelli che ricade lungo la curva del suo zigomo.
«Le mani vorrebbero muoversi verso i tuoi capelli cioccolato e accarezzarli quando sei giù di morale, le mie braccia vorrebbero stringerti ogni volta che ti vedo.»
E sto quasi per farlo, ma ad occhi chiusi, con una forza che non sapevo di avere, ripongo le mani nelle tasche dei miei pantaloni allontanarmi.
«Ma non posso.»
È quasi un sussurro sofferto il mio.

«Perché?»
La sua domanda mi fa riaprire le palpebre, trovo davanti a me una donna ostinata a non arrendersi, ed io ne sono sorpreso, mi chiedo perché dovrebbe farlo per me.

Ancora una volta decido di essere trasparente, ormai stiamo giocando al gioco della verità e per una volta tanto mi sta bene, serve anche a me forse come terapia d'urto.
«Perché dopo quel bacio ho capito che sei pericolosa, questa è la verità, e se ti baciassi ancora, davvero, gustando il tuo sapore, per me, sarebbe la fine, non potrei più tornare indietro e rinunciare a te.»
Le sue labbra carnose si aprono stupite per la mia confessione, forse un po' lo sono anche io di me stesso, non mi sono mai esposto così tanto con una donna, ma sono stanco di giochetti.

«Non capisco.»
La sua fronte si aggrotta creando una linea al centro, temo di averla confusa più di prima.

«Farei del male ad entrambi Chloe iniziando qualcosa fra noi, perché io ho dei piani che devo portare a termine, e non prevedono l'amore.»
Non posso essere più specifico di così, quindi dovrà farselo bastare.

«Caroline allora, è un gioco?»
La vedo rimuginare fissando il vuoto davanti a sé, in realtà non so se questa domanda fosse rivolta al sottoscritto o solo una sua supposizione ad alta voce.
«Io non prendo in giro nessuno, ma non puoi paragonare te a lei.»
Avrei dovuto fare silenzio, non c'era bisogno di ulteriori risposte, di questa precisazione che le fa spalancare gli occhi, ma la lingua è stata più veloce del cervello.

Fa un passo avanti ed io mi costringo a farne uno indietro, leggo tutta la delusione nei suoi occhi in questo momento.
« Non voglio farti del male, credimi se ti dico che starmi lontano è meglio per te.»
Faccio un grosso respiro e mi volto verso il ristorante lasciandola alle mie spalle e ad ogni passo sento spezzarsi qualcosa in me, e un peso sul petto farsi sempre più pesante, tanto da non farmi respirare.
L'ultima cosa che vorrei fare ora è entrare in questo ristorante e far finta di niente, ma purtroppo è ciò che dovrò fare, indossare una maschera.

Torno al nostro tavolo e noto come Mark e Caroline chiacchierano amabilmente, è probabile che non si siano affatto accorti della nostra assenza, lei mi sorride e posa la mano sulla mia, ma io, non sento nulla.
Nessun battito impazzito, nessuna stretta allo stomaco, nessun senso di gioia.
Ok, sono uno sciocco, sto esagerando, mi ha solo preso la mano, ma la verità è che sono emozioni che provo per un semplice sorriso con... ma stavo aspettando da tempo una possibilità con Caroline, e visto che sto riponendo tutte le mie speranze in lei per togliermi Chloe dalla testa, speravo almeno in qualcosa.
Forse le proverò quando ci baceremo a fine serata, anche se devo ammettere che non ne ho nessuna voglia e non so se andrò fino in fondo.

Quella mora mi ha davvero stregato, forse dovrei cercare su Google se a New York c'è ancora qualcuno che si occupi di togliere il malocchio, una fattura, o che ne so, roba simile.
Cerco di ricordare se mi abbia fatto bere qualche intruglio o una bevanda che sembrasse normale ma che in realtà poi avesse un sapore strano, ma non mi sovviene nulla, quindi forse non è stato un filtro d'amore.
Oggi riesci a trovare tutorial per qualsiasi cosa su YouTube.

Chloe rientra e si siede al suo posto, ovvero di fronte a me, d'istinto sposto la mano per non farle vedere un contatto intimo fra me e Caroline non badando a quest'ultima.
Mark subito non perde tempo e cerca un contatto con la propria dama accarezzandole il braccio nudo per chiederle se abbia freddo, un moto di gelosia vedendo quel tocco si incendia nel mio petto facendomi stridere i piedi della sedia, alzarmi e andare in bagno.
Varco la soglia con un tonfo della porta, per fortuna non c'è nessuno, sospiro più volte profondamente per cercare di ritrovare il senno perché meno di cinque minuti fa le ho detto di andare avanti con la sua vita.

Poggio entrambe le mani sul marmo lucido ai lati del lavandino, fisso la mia immagine all'enorme specchio davanti a me, il ragazzo che ho di fronte mi fissa severo.

«Posso sopportare che sia di un altro?
Posso desiderare io stesso un'altra?»
Mi pongo queste domande fondamentali ad alta voce, come se mi aspettassi che quell'uomo mi rispondesse magicamente, perché io, sono troppo codardo per farlo, ma la verità è che sto sbagliando tutto.

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