capitolo 81 - Chloe

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Chloe

Chloe

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Chloe

Osservo l'auto nera con un forte turbamento, fisso l'orologio ancora al mio polso e la nausea che scombussolava il mio stomaco quasi mi provoca un conato per l'ansia.
Arrivo in salotto agitata, Sofy sta mangiando il muffin che avevo lasciato e vedendomi così, si blocca con l'ultimo boccone a mezz'aria.
« La sua auto è ancora qua sotto, cosa ci fa ancora qui alle sette e mezzo del mattino?»
Dico agitata pensando agli scenari più svariati, mentre lei mi fissa stralunata.

Inizio a gironzolare per casa mangiucchiando un'unghia, nonostante non sia solita farlo, il mio respiro è irregolare e ripenso alla nostra conversazione, ai suoi occhi sofferenti e mi si stringe il cuore perché è lo stesso dolore che sento io.

«Forse Thomas è venuto a prenderti per andare a lavoro insieme.»
Guardo stranita quella pazza e non ho davvero la pazienza per stare dietro le sue sciocchezze adesso.

«Perché metti in mezzo Thomas ora? Io sto parlando di Andrea.»
L'ansia mi sta mangiando viva, corro in camera mia alla ricerca della mia borsa ancora sul pavimento, la afferro e prendo il cellulare al suo interno, non mi ha cercata e una fitta allo stomaco si fa sentire.
Compongo il suo numero ma, purtroppo, ha il telefono spento.
Scorro la rubrica e non appena trovo il contatto di Grace, faccio subito partire la telefonata, ad ogni squillo prego che risponda e mi dica che suo fratello è lì e stia bene, ma non lo fa, non risponde.
«Accidenti.»
Urlo gettando questo aggeggio sul letto frustrata.

Porto la mano libera fra i capelli e i miei occhi sgranati incontrano quelli della mia amica in piedi a pochi passi da me.
«Non ci sto capendo niente, Chloe, che c'entra ora Andrea?»
Sofy disorientata va a sedersi sul mio letto sfatto e attende spiegazioni.

«Andrea era sotto casa ieri sera, ha voluto parlarmi, mi ha detto che mi ama...»
Quasi cade dal letto e si precipita al mio fianco, afferra le mie braccia e mi guarda sbigottita non lasciandomi terminare il mio racconto.
«Chloe, tu che hai fatto? Che cosa hai risposto?»
Scuoto solo il capo quasi impercettibilmente e bastano le lacrime che riempiono contro il mio volere i miei occhi a farle capire tutto.

Cerco di ritornare in me e non dare retta alla faccia delusa della mia amica e le spiego di essere preoccupata nel vedere quell'auto ancora lì, afferro la borsa e infilo le scarpe di corsa, acciuffo al volo il cappotto e sono già per le scale.
Il mio cuore batte forte, soprattutto quando oltrepasso il partone del mio palazzo, mi avvicino a piccoli passi all'auto nera e i miei respiri sono irregolari, l'ansia attanaglia il mio stomaco, almeno fino a quando non riesco a vedere che all'interno non c'è nessuno.

Per un attimo ho sperato di trovarlo qui, magari addormentato sul sedile, ma questa è la vita vera, non un romanzo.

Inizio a guardarmi intorno, ci sono le solite persone alla fermata dell'autobus poco distante, chi invece va di corsa da qualche parte, il classico traffico di ogni giorno, bambini che urlano, clacson, ma di lui non vi è traccia.
Provo nuovamente a chiamarlo, ma il suo telefono è ancora staccato, faccio subito partire un'altra telefonata, stavolta alla sorella e ad ogni squillo incrocio le dita, nel frattempo sto già cercando le chiavi dell'auto di Sofy.
Salgo nel piccolo abitacolo e non perdo altro tempo, metto in moto dirigendomi verso casa di Andrea.

«Pronto, Chloe, perché mi chiami così presto?»
Ho un tuffo al cuore nel sentire la voce di Grace finalmente, cresce in me la speranza che mi dia buone notizie.
«Tuo fratello è a casa? Sta bene?»
I secondi che passano prima che io riceva una risposta sembrano interminabili, ma quando finalmente lo fa, peggiora il mio stato d'animo.
«Non c'è.»

Sento proprio ciò che temevo, quella conferma aumenta l'angoscia che attagliava già i miei organi.
«Grace, è importante, devo almeno sapere se è rientrato a casa stanotte.»
Faccio inversione, anche se non potrei, rischiando che un'altra macchina mi tamponi, ma per fortuna non accade, cambio la mia direzione e sono diretta verso casa di Davide, proverò addirittura a cercarlo in tutti gli ospedali, ma non voglio pensare al peggio adesso.

«Non l'ho proprio visto, ora che ci penso, ieri sera dormivo e per quanto riguarda stamattina, mi sono appena svegliata, sarà già uscito.»
Risponde tranquillamente, ignara di ciò che è successo, ignara che era con me in quel parco, dove finalmente è riuscito ad aprirmi il suo cuore, e dove io l'ho rifiutato, uccidendo le sue speranze.
Speranze che leggevo nei suoi occhi, che in realtà, nutrivo anche io, da tempo, ma la paura e la logica mi hanno spinta via.
Via da quelle braccia che mi stringevano con tanto ardore, con tanto amore.

«Perché mi chiedi se è rientrato? Non capisco, inizio a preoccuparmi.»
Chiudo la telefonata di corsa senza allarmarla più del dovuto, visto che iniziava a fare domande alle quali non volevo rispondere.
Il tormento che nutro sembra aumentare quando riconosco il palazzo dove abita Davide, mi ripeto di essere fiduciosa, che lo troverò qui, ma la paura che non sia così prende il sopravvento.
Parcheggio in doppia fila non curandomi di creare disagi o che possano rimuovere la macchina della povera Sofy, al momento non posso pensare anche a questo.

Scendo dall'auto e la chiudo in fretta, mi volto verso il palazzo davanti a me, gli occhi puntano direttamente al piccolo balcone con le persiane chiuse e l'inquietudine bussa al mio cuore.
Se non dovesse essere neanche qui, non saprei dove cercarlo.

«Chloe, che ci fai qui?»
Mi volto verso l'ingresso e Davide mi osserva curioso, non aspetto oltre e i miei passi mi portano ad un metro da quegli occhi scuri.
« Dimmi che sai dove si trova Andrea.»
Forse si evince un po' troppo dal mio tono di voce la preoccupazione e il modo in cui cerca di rincuorarmi me ne dà conferma.
«Vieni.»
Posa una mano sulla mia schiena cercando di darmi conforto e indicandomi l'androne alle sue spalle.
La rampa di scale che ci separa da casa sua la salgo con il cuore in gola, persino quando, davanti la porta del suo appartamento, lui infila la chiave nella serratura e la apre, trattengo il respiro.

Mi fa cenno col capo di entrare, non attendo oltre, scruto l'ingresso, faccio due passi avanti nel tentativo di riuscire a vedere il salotto, ma il divano è vuoto.
«Chloe, non chiudere il tuo cuore a causa della paura di soffrire e, ricorda che lui ha sempre avuto paura di amare, ma tu sei la sua eccezione.»
Detto questo, richiude la porta e scompare, lasciandomi sola, costringendomi a riflettere sulle sue parole, obbligandomi a scendere a patti con me stessa, con le mie paure, con l'amore che sento.

Mi guardo intorno e mi incammino verso le due stanze da letto e il bagno alla ricerca di Andrea, con uno stato d'animo diverso.
Apro la prima porta e davanti a me trovo solo un letto vuoto, rifatto alla perfezione, un ordine impeccabile e quasi mi vergogno di me stessa per come lascio in genere la mia stanza, dato che sto osservando la casa di un uomo single.
La porta del bagno è spalancata e quindi non rimane che l'ultima porta sulla sinistra, la mano trema quando si posa sulla maniglia e istintivamente trattengo il respiro.

Apro questa porta e lo vedo finalmente, Andrea è lì, che dorme beato sul letto, ancora con tutti i vestiti, perfino con il cappotto addosso e le scarpe.
Una bottiglia di whisky vuota abbandonata sul tappeto, ai piedi del comodino, mi fa capire che ha passato una pessima nottata.

Inizialmente mi si stringe il cuore nel saperlo a bere e sfogarsi con il suo amico, e mi chiedo come sia arrivato fino a qui senza la sua auto, quanto stia soffrendo, ma poi, ricordo anche quanto abbia sofferto io, ricordo che tutto questo dolore è solo per causa sua.

La rabbia prende il sopravvento, vado in salotto, tolgo il cappotto e lo butto insieme alla borsa sul divano, le mie belle corna rosse da diavolo spuntano come per magia fra i miei capelli e, ho intenzione di svegliare quell'idiota patentato dolcemente.
Pochi passi e sono in cucina, afferro un bicchiere dalla credenza e lo riempio d'acqua, con passo leggiadro, in un batter d'occhio sono già davanti il letto.
Per sbaglio il polso della mano che stringe questo bicchiere si rivolta e, sempre per sbaglio, l'acqua cade in faccia al bell'addormentato.

Nelle favole questo è il momento in cui lui risveglia lei con un bacio, ma nella realtà, io, che ho corna appuntite e una coda rossa, riscrivo la scena a modo mio, un tantino diversa.

Ops.

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