capitolo 51 - Chloe

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Chloe

Esco dalla sala riunioni come una furia, per fortuna è quasi ora di pranzo e con la scusa afferro il telefono e invio un messaggio a Sofy per incontrarci, non mi importa dove, ma devo uscire di qui, prima che strozzi Andrea e mi arrestino per omicidio.

Ma come si permette di stabilire cosa io voglia fare o meno?
Io, decido per me!

Non si è minimamente interessato di cosa io ne pensassi e questa, è stata la goccia che ha fatto traboccare il mio ego, mi sono ritrovata ad accettare senza rendermene conto l'offerta e, come al solito, ora sono nei guai.

Vado nel mio ufficio e apro la porta con troppa foga, il naso di Erik, che era infilato in una pila di scartoffie, si alza nella mia direzione, aggrotta la fronte inizialmente, ma non osa chiedere, credo si stia abituando alle mie stranezze.
Borbottando afferro la borsa e il cappotto e vado via, esco dall'azienda a passo spedito, ho una tale rabbia che ho voglia di prendere a pugni qualcosa o qualcuno e ci va di mezzo la mia borsetta nuova di stoffa lilla che mi ha regalato la mia amica.

Sono senza auto quindi ho dato appuntamento a Sofy in una tavola calda qui vicino, decido di aspettarla già al tavolo così potrò ordinare qualcosa, ogni volta che sono nervosa ho bisogno di sgranocchiare.
Purtroppo è l'ora di punta quindi mi ritrovo ad aspettare sola più di quanto mi aspettassi, il mio telefono suona per la seconda volta ma non intendo rispondere a quel cavernicolo di Andrea, anzi, decido di spegnerlo.

Alzo lo sguardo e intravedo finalmente Sofy guardarsi intorno, le faccio segno con la mano e non appena mi nota si precipita da me.
« È stato un delirio raggiungerti, che cosa è successo di così urgente.»
Chiede mentre si siede ancora con il fiatone.

« Sarò la modella della nuova campagna pubblicitaria che sto organizzando.»
Dico portando istintivamente le mani al viso e solo ora mi rendo davvero conto della cavolata che ho combinato.
Sofy resta in silenzio, con occhio sospettoso continua a fissarmi, almeno fino a quando non capisce che è tutto vero, e in quel momento scoppia a ridere.

«Come diavolo hai fatto a ficcarti in una situazione simile? Tu odi stare al centro dell'attenzione.»
Gira il coltello nella piaga ancora sanguinante.
«Già mi immagino andare in giro per la città e vederti ovunque, griderò alla gente che ti conosco, farò un figurone.»
Sbarro gli occhi impaurita, si palesano nella mia mente delle gigantografie della sottoscritta su cartelloni pubblicitari e su palazzi, sulle fiancate degli autobus e sulle copertine delle riviste, ed inizio a scuotere la testa rassegnata.
« Povera me, che cosa ho combinato, ma come ho fatto a cacciarmi in questo guaio, è tutta colpa di Andrea.»

Poggio la testa al tavolo sconsolata, sapendo che ormai non posso più tirarmi indietro.
Ho dato la mia parola ad Aiden, per non parlare del nostro cliente, tornare sui miei passi denoterebbe poca professionalità da parte dell'agenzia e da parte di John, che conta su di me, inoltre non dimostrerei serietà nemmeno io.
Ma soprattutto non mi tirerei indietro per niente al mondo così da dimostrare ad Andrea che non è lui che può decidere per me.

Finito il pranzo ho il pomeriggio libero e ne approfitto per andare ad aiutare Sofy alla caffetteria di sua zia, nelle ultime settimane sono stata molto presa dal lavoro e sono stata poco presente.
Indosso il mio grembiule marrone e la t-shirt con il nome dell'attività, 'Caffe Original', saluto Miguel, il ragazzo spagnolo che si occupa di sfornare tutte le delizie che si vendono qui e grazie a lui ora so fare dei muffin con i fiocchi.
La chicca di questa caffetteria, oltre alle prelibatezze di Miguel e dello zio della mia amica, sono le varietà di caffè che si possono trovare qui.
Caffè da ogni zona del pianeta, e grazie a me, nell'elenco è entrato a far parte anche il santo graal dell'espresso italiano.
Sin dal primo giorno ho fatto confusione con tutte queste combinazioni, assurdo come possano esistere diverse varianti di caffè in base alle nazioni e tutt'oggi combino guai, forse è per questo che la signora Ruth, la zia di Sofy, non è mai troppo felice che io la aiuti.

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