Capitolo 55

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"ma tu chi sei che avanzando nel buio della notte inciampi nei miei più segreti pensieri?"
                                          William Shakespeare

* Pov Brian*

Mi sveglio intento ad andar a prendere un bicchiere d'acqua, lentamente mi alzo e metto i piedi per terra.

Vengo però  colto di sorpresa quando guardo la sveglia sul comodino e segna le 2:14,  ho fatto le quattro ore di sonno migliori dell'ultimo periodo, cerco di non svegliare nessuno in casa e dirigermi direttamente in cucina, una brutta sensazione però mi assale appena scendo le scale, l'immagine di quella macchina parcheggiata la senza un apparente motivo è impressa nella mia mente.

Mentre sorseggio lentamente l'acqua, milioni di pensieri fanno capolino dentro di me.

E se fossero i suoi scagnozzi?

Sono venuti a sapere della guarigione di Rachel?

Se le facessero del male? ...

Il mio sesto senso dice di andare a controllare ora e vedere se si trova ancora li, e sinceramente è quello che voglio anche io, ma dall'altra parte non voglio svegliare nessuno, e soprattutto non voglio dover spiegare nulla a nessuno, se mai succedesse qualcosa.

Decido quindi di tornare di sopra, è più forte di me, il pensiero che sia ancora qui non mi fa stare tranquillo,

può darsi che siano soltanto paranoie e che in realtà non ci sia nessuno dentro.

Apro la porta lentamente, dopodiché la richiudo e vado verso la finestra, mi affaccio e la vedo proprio lì, nell'esatto punto in cui l'ho trovata più di quattro ore fa.

"perché sei sveglio a quest'ora?" mi domanda una vocina da dietro le mie spalle.

"avevo sete" mi limito a dire, girandomi subito senza dare l'impressione di una scena inquietante appartenente ad un film horror.

"perché guardavi fuori dalla finestra?"

Perfetto come non detto. "era solo...mi è sembrato di vedere un bagliore"

Fa una faccia poco convinta e si mette a sedere aiutandosi con i gomiti.

"tu invece perché ti sei svegliata?"

"avevo una brutta sensazione, ho fatto un sogno poco chiaro, dove c'era una macchina nera parcheggiata davanti ad una casa molto simile alla mia, e dentro c'erano delle armi, appartenenti a qualcuno"

Armi? Macchina nera? Parcheggiata sotto casa?

"sembrava così reale che mi sono svegliata di soprassalto"

"sono sicuro che fosse solo un incubo, ora dormiamo e domani mattina ti preparo la colazione"

Le sorrido debolmente, non posso dirle che quello che ha sognato è reale, non dopo quello che le è successo.

Mi sdraio accanto a lei rivolgendo la testa verso la sua direzione, mi allaccia le mani al collo e mette la testa nell'incavo.

"perché sei cosi premuroso? Non lo sei mai stato"

L'ultima frase mi spezza il cuore e la cosa che mi fa veramente tristezza è che è la verità, ho sempre giocato con i suoi sentimenti finchè non mi sono accorto veramente  della persona che ho davanti,

nonostante quello che è accaduto lei ci ha sempre tenuto a me, il problema è che me ne sono accorto troppo tardi.

"ci tengo a te...bellezza"

"era da tanto che non sentivo i tuoi stupidi nomignoli"

"stupidi? È la verità"

" hm e lo dicevi anche alle altre?"

"no, solo a te, perché è vero"

Grazie alla luce soffusa della luna che entra dallo spacco della finestra, riesco a vederla sorridere, i suoi occhi corrono dalle mie labbra ai miei occhi e la stessa cosa accade con me.

Fino a che non mi stampa un bacio sulle labbra, è uno di quelli lenti e appassionanti, di cui non ci si stanca mai.

" Sai... Shakespeare diceva, se per baciarti dovessi poi andare all'inferno, lo farei.

Cosi potrò vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci."

" Da quando sei cosi colta?"

"A differenza tua io leggo, Shakespeare è uno dei miei poeti preferiti oltre tutto"

" Beh se mai dovessi andare all'inferno non ci andrai da sola piccola, perché io verrò con te."

Le stampo un bacio sulla fronte e ci mettiamo a dormire abbracciati l'uno all'altro, cullati dalle stelle che ci guardano da lassù e dalle citazioni di William Shakespeare.

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