Capitolo 59

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"Ama, ama follemente, ama più che puoi , e se ti dicono che è peccato,
ama il tuo peccato e sarai innocente."
                                  William Shakespeare


Le urla di due ragazze si fanno strada nelle mie orecchie per poi  sfilarsi fino a non sentire più nulla, sono un un posto che non conosco.
Sono cosciente ma ho gli occhi che non mi si aprono.
Sono svenuto, ma sono cosciente .
Riesco a sentire delle persone in lontananza,
qualcuno piange, poi sento il mio nome.

*pov Rachel *

"È molto probabile che il ragazzo rimanga paralizzato, ciò non vuol dire che non ci sia una possibilità che posso continuare a muoversi"
Sono le ultime parole che rimangono impresse nella mia mente.
Non ascolto neanche il resto della conversazione tra i medici e i genitori di Brian,
glielo avevo detto che non era una buona idea.

I medici hanno confermato che con la frattura causata dalla botta a causa dell'esplosione,
c'è una probabilità del 65% che possa rimanere bloccato su una sedia a rotelle per il resto della sua vita.
Per fortuna però non è caduto in coma a differenza mia qualche settimana fa.

Entro nella stanza, sperando che possa capire che sono io.
Mi siedo su una poltrona posizionata vicino al lettino ospedaliero e comincio a parlare come se potesse realmente sentirmi.

O almeno spero.

"Tutti e due in ospedale in meno di un mese eh?" Sorrido alla mia stessa domanda.
"...questa si poteva evitare lo sai? Te lo avevo detto di non andare a casa sua, sarei potuta venire anche io ma non mi hai lasciato, e guarda dove sei finito. So che non ho nessun motivo di incolparti, ma svegliati.
Svegliati subito.
Altrimenti avrò un motivo valido per farlo"

Lascio che una lacrima cada sulla sua coperta prima di alzarmi e andare a prendere le sue cose personali.

Non credo sia la cosa migliore guidare in questo stato, tuttavia arrivo a casa sana e salva.
Prendo delle magliette e due pantaloni comodi,
Spazzolino e dentifricio, rasoio e dopobarba,
e nel caso servisse qualcos'altro lo verrò a prendere.

Mi siedo sul suo letto, ammirando le sue foto,
quelle che teneva nascosto che ritraevano lui da piccolo, la squadra di hockey in cui giocava ma una sola foto coglie i miei occhi ormai umidi.
Una foto di lui e sua sorella da piccoli.
La sta abbracciando sorridente mentre lei fa altrettanto, in secondo piano si può intravedere un giardino e deduco sia la sua vecchi casa.
Si intravede anche sua madre nello sfondo, non l'ho mai vista così sorridente.
Ne hanno passate tante, non possono perdere anche il loro unico figlio ormai rimasto.

Mi risveglio nel suo letto con ancora la sua foto in mano, non mi sono accorta di essermi appisolata per due ore di fila.
Metto apposto le foto e subito dopo mi arriva una chiamata dalla signora Johnsonn.

"Pronto?"
"Rachel"
Sembra agitata dalla voce e a malapena riesco a capire cosa dice.
"Si calmi, non capisco cosa dice altrimenti"
"Vieni in ospedale."
Dopo quella frase riattacco la chiamata e mi fiondo in macchina, metto la cintura e parto come un missile.
Arrivo in meno di dieci minuti, entro e aspetto l'ascensore che dopo un eternità arriva al piano zero, entro con le mani che mi tremano per la pura di quello che potrebbe essere successo e schiaccio il pulsante del terzo piano.
Al mio arrivo rimango confusa.

Vado davanti alla camera di Brian e vedo i suoi genitori e Grace che non sapevo neanche fosse arrivata, davanti al suo letto.
Il cuore comincia a battermi troppo forte .
Così forte che sto per svenire.
Non voglio neanche pensarlo.
Non posso capacitarmi che sia davvero...

No non può essere.
Entro nella camera facendo voltare tutti e poi le lacrime mi appannano la vista.

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