17. Smile, Fiammifero.

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Il nervosismo e il malumore che mi percorrono da testa a piedi sono inesprimibili, con poco.
Non bastava la ramanzina di mio padre a farmi passare ancora una volta come la pecora nera della famiglia, ora pure la cronaca nazionale calca l'attenzione sulle vicende della notte a Kamino. Non sono trascorse nemmeno ventiquattro ore, e i media persistono a descrivere la vicenda in modo plateale: l'accademia ancora una volta sotto ai riflettori per scandali e vicende riguardanti il suo personale scolastico, guadagnandosi così una pessima fama, la scomparsa dell'Unione dei Villain, che non è stata impedita a dovere, la città distrutta dallo scontro, le strade trasformate in voragini, i feriti rimasti sotto le macerie per molte ore, fino all'alba.

Superficiali. Nulla di cui stupirsi ormai. Semplicemente, tutto questo è troppo da sentire.
E' facile essere la parte del media quando, in un mondo come il nostro, la professione dell'eroe è sempre al centro dell'attenzione.

La mia attenzione, invece, è fin troppo sotto gli sguardi di soppiatto dei miei genitori. Quegli sguardi provocano dieci volte più fastidio di un silenzio cercato a lungo.
Mi tengono d'occhio troppo. Non si sono mai preoccupati eccessivamente, ora sembra sia entrata in fase di ribellione totale, perennemente in mezzo e in cerca di guai.

La verità? Poco mi importa della situazione e di quello che ora pensano: ho sempre agito secondo ciò che ho ritenuto più giusto. Almeno non ho rimpianti.

Abbasso lo sguardo sul libro che stavo sfogliando. Troppe volte ho letto quel romanzo, di cui ormai conosco ogni singola pagina a memoria, troppe volte l'ho aperto per leggere un capitolo che mi è rimasto impresso o una frase da cui non riesco a staccarmi.

"Continui a tornare. Continuo ad aspettarti."

Il mio cuore ha un sussulto, una reazione scatenata da una semplice frase scritta tra le numerose pagine di questo romanzo.

Perché se rileggo questa frase la mia testa pensa a lui? Insomma, non c'è un'associazione diretta, eppure mentre la leggo la sua immagine compare nitida nella mia mente. Lui, il suo sguardo, i suoi sorrisi nascosti e i suoi occhi, le confidenze rivelate tra di noi. Solo noi due e basta durante quella notte al ritiro estivo.

Scuoto la testa scacciando quegli stupidi pensieri. Chiudo quel libro alla velocità della luce e lo ripongo sul tavolino davanti a me, allontanandolo il più possibile dalla mia vista.

Perché non riesco più ad avere il controllo delle mie emozioni? Perché ora mi basta così poco essere vulnerabile, a mio rischio di crollare con una facilità mai provata prima? Perché deve essere proprio lui quel qualcuno?

E' inutile che continui a negarlo pure a me stessa: da parte mia qualcosa è cambiato nei suoi confronti.

Sto bene in sua compagnia?
Certo, senza ombra di dubbio. Parla il minimo indispensabile. Come può infastidirti qualcuno che parla di rado?

Pensi davvero questo di lui?

No, non lo penso veramente. E' riservato, ma non con me. E questo mi fa sentire...speciale. A furia di trovarmelo tra i piedi, abbiamo creato un legame nostro di cui non posso fare a meno.

Anche il cane e il gatto a forza di convivere nella loro quotidianità imparano ad andare d'accordo. E quanto scalda il cuore vedere che seppur diversi in tutto diventano inseparabili?

Che importa se ogni tanto parte la frecciatina, innocente o meno che sia, uno sguardo ricco di malizia a cui nemmeno facciamo più caso o uno che ci fa sentire complici ,o se a volte siamo troppo onesti entrambi fino a infastidirci solo per qualche secondo.

Questo rapporto è bello così. Inizialmente nato per caso, solo per semplice convivenza tra compagni di classe. Mai avrei pensato che Todoroki sarebbe diventato una parte di me che se manca sento il vuoto dentro.

𝘼𝙧𝙙𝙚𝙣𝙩𝙡𝙮 {Todoroki x Reader, My Hero Academia}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora