𝘼𝙧𝙙𝙚𝙣𝙩𝙡𝙮 {Todoroki x Reader, My Hero Academia}

63. Your Heroes.

⚠️ soft spicy (( ͡~ ͜ʖ ͡°)) , contenuti suscettibili. Anche se ho alleggerito apposta il capitolo, utenti/ lettori soggetti a tripanofobia (fobia degli aghi) leggete con cautela

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Todoroki's Pov.

Il liquido rosso sgorga fluentemente fuori dalle ferite. Le bagna il corpo, le mani, il costume strappato, e persino il mio si impregna del suo stesso sangue.

In un istante del tutto inaspettato, T/N è impallidita, strabuzzava le palpebre più volte senza focalizzarsi su qualche obiettivo specifico, poi ha iniziato ad indietreggiare, mormorando che la sua vista era offuscata.

In quel preciso istante ho notato quella macchia di colore rosso scuro, all'altezza delle costole, ingigantirsi a dismisura.
L'ho acciuffata in tempo, prima che crollasse sul terreno sporco di pioggia e fango.
E poi, è collassata tra le mie braccia.

È così pallida da sembrare uno spettro, e le tracce di sangue secco sparse sul viso, fino a scendere sotto la clavicola, non fanno altro che peggiorare il suo aspetto e a renderlo atroce, da far gelare il sangue.

È cosciente, lo sento da come la supplico di tenermi la mano e me la stringe di tutta risposta, ma non riesce a tenere gli occhi aperti.
Mugugna e sbiascica parole incomprensibili a denti stretti. I suoi sembrano lamenti insopportabili di un dolore fisico provato sulla pelle.

Taglietti superficiali un cazzo.

Nemmeno con il ghiaccio riesco a tamponare le sue ferite sparse per il suo corpo.
Un conto è una sola ferita, che posso arginarla senza ripercussioni fisiche su di lei, ma queste ferite, oltre ad essere di varia profondità e lesione, le stanno togliendo a poco a poco la lucidità.
Non è perfettamente cosciente da poter moderare la temperatura del suo corpo in queste condizioni, se cercassi di congelare le ferite, con l'intenzione di adattarle come un tappo provvisorio per l'emorragia, rischierei di congelarla.

Anche se la pioggia ha smesso di scendere, il leggero vento dopo il temporale non tarda ad andarsene indisturbato. A maggior ragione devo evitare di sfruttare, anche se a fin di bene, il ghiaccio su di lei, la sua salute fisica ne risentirebbe.

Compongo per l'ennesima volta il numero della stessa persona a cui mi sono rivolto appena quelle sue cospicue lesioni mi sono apparse leggermente fuori dalla mia portata.
L'unica persona a cui ho potuto far riferimento, perché è anche la sola a cui non è mai sfuggito nulla di noi, e in un momento come questo so che non si volterà dall'altra parte.
So che anche questa volta risponderà al primissimo squillo. Lo so anche io quanto ci tiene, a lei.

«Per quale cazzo di motivo continui a-»
«Perde sangue.»

Due parole concise e mirate per fargli perdere il resto delle parole per dei secondi interminabili. In sottofondo regna un rumore di schiamazzi e grida soffocate, prima di sentire i soli passi dei suoi stivali calpestare pesantemente sul terreno.
È come se si fosse allontanato di proposito da qualunque parte si trovasse prima.

«L'hai trovata allora. In che condizioni è?»
«È abbastanza ferita da far gelare il sangue nelle vene.»
«Abbastanza quanto?»
«Si sta...»

È un singolo colpo di tosse di T/N che questa volta mi mette a tacere, che mi fa gelare ancora di più il sangue nel corpo.
Digrigna i denti dal bruciore tempestato sulla sua pelle, sono certo che i suoi lamenti soffocati, per quanto impercettibili, siano giunti anche alle sue orecchie.
Il suo addome si alza e si abbassa a ritmi irregolari, persino il suo respiro diventa sempre più affannoso e a tratti inquietante.

«Fa' in fretta!»
«Mandami un segnale gps della tua posizione.»

«Avete trovato Midoriya?» gli chiedo a bruciapelo, appena odo i suoi passi diventare sempre più lesti sul terreno, al ritmo del suo respiro faticoso. Anche le sue recenti ferite gli bruciano ancora.
«Lo stanno riportando allo Yuuei.» riattacca rapidamente, come se avesse percepito anche lui stesso che secondi sprecati costano parecchio in questa circostanza tremenda e fuori dalla nostra portata. Non possiamo aspettare quei pochi professionisti superstiti. Dobbiamo arrangiarci tra di noi, come meglio riusciamo.