Capitolo 2

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POV NAOMI

Mi sveglio alle una di pomeriggio, mi alzo controvoglia e scendo in cucina, trovando mio padre con un giornale in mano e intento a mangiare un piatto di pasta. Cammino verso il frigo e lo apro, prendendo una bottiglia di the alla pesca.

«Il tuo piatto di pasta è in microonde, se hai fame.» mi avverte.

«Certo, grazie papà.» lo ringrazio, prendendo il mio piatto di pasta e appoggiandolo sopra l'isola della cucina, mi siedo sullo sgabello e inizio a mangiare subito dopo. Ho una fame pazzesca, tanto che potrei mangiarmi un'intera pentola di pasta.

Papà si schiarisce la gola e beve un sorso d'acqua. «La prossima volta che inviti qualcuno a casa, avvertimi, non serve nasconderlo.» Per poco mi strozzo con il cibo. Tossisco un poco e per calmare la situazione bevo un sorso di the alla pesca. Ma come diavolo fa a saperlo?

«C-come scusa?» chiedo, facendo la finta ingenua.

Sorride e scuote la testa divertito. «Tranquilla, non serve che lo nascondi, sono contento che hai trovato qualcuno con cui parlare, però magari la prossima volta sarebbe meglio, uno avvertite, e due invitarli a un orario decente.» dice lui tranquillo, come se invitare sconosciuti in casa fosse normale, continua a tenere gli occhi fissi sul giornale.

Io prendo un'altra forchettata di pasta. «Papà ma che dici? Li ho visti un po' agitati fuori casa nostra e gli ho offerto solo un po' d'acqua, poi se ne sono andati. Non li ho invitati per farli restare o qualunque cosa pensi tu, non li conosco neanche. Ora non parliamo per favore, grazie.» stranamente non dice niente, fa un cenno di assenso e dopo aver finito di mangiare si alza e mette a lavare il piatto.

Prima di uscire mi avverte: «Alle 18 devi essere pronta, dobbiamo andare a casa di Logan, se ti va vestiti elegante, probabilmente lo faranno anche loro.» e poi se ne va dalla cucina. Perfetto, pure elegante mi devo vestire.

Finisco di pranzare, metto tutto a posto, poi decido di vestirmi con un pantaloncino e un top sportivo, lego i capelli in una coda alta e poi scendo in palestra.

Appena apro la porta mi ritrovo in una stanza abbastanza grande, con diverse attrezzature all'interno, come per esempio un sacco da boxe appeso al soffitto, al cui fianco è posizionata una panchina su cui ci sono dei guantoni, che scopro poco dopo essere della mia taglia.

Decido di fare un po' di addominali, dopo aver finito di farli mi alzo, prendo i guantoni infilandoli intorno alle mani e inizio a tirare pugni contro al sacco, ogni qual volta i miei pugni si scontrano con il sacco, questo si muove, allontanandosi dalla mia figura per poi tornare indietro. E ogni pugno in più che tiro, la forza aumenta, facendomi sfogare di tutto, mi rilassa facendomi dimenticare temporaneamente ciò che non sarebbe mai dovuto succedermi, non a me. In realtà nessuno se lo meriterebbe, a prescindere dalla cattiveria di una persona.

Appena inizio a essere stanca mi fermo, tolgo un guantone e guardo l'orario, accorgendomi che manca più o meno un'ora alla cena, per questo mi fiondo in camera e successivamente in doccia. Appena ho finito di lavarmi mi asciugo i capelli e indosso un vestito nero e corto fino a metà coscia

Infilo ai piedi dei tacchi grossi e alti, chiusi davanti, e poi mi trucco, passando un leggero strato di mascara sulle ciglia e un po' di lucidalabbra sulla bocca carnosa. Pettino i capelli ondulati, lasciandoli sciolti, e successivamente raggiungo mio padre, fermo ad aspettarmi di fronte alla porta d'entrata.

Scruto il suo abbigliamento, ha indosso un completo elegante, composto da camicia, giacca e cravatta. Si accorge della mia presenza. «Ah eccoti qui, hai fatto... ah stranamente non hai fatto ritardo.» che simpatico. 

Un cuore in due: Stelle Gemelle Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora